Firenze – La globalizzazione e l’impoverimento della popolazione fanno emergere fenomeni di etnonazionalismo. Lo affermano studiosi di politica comparata e di antropologia, ma non è necessario perdersi in teorie e ricerche per constatarlo. Il fenomeno ci riguarda e ci riguarderà sempre di più.
“Mi dispiace dirlo, ma sono diventata razzista”, spiega concitata un’abitante di una casa popolare nel complesso di Via Canova, all’Isolotto, “noi siamo sempre più poveri, con la mia pensione viviamo in cinque, e lo stato cosa fa? Dà 60 euro al giorno a questi immigrati che non hanno nemmeno la cittadinanza”. La famosa storia dei soldi agli immigrati,insomma, che non perde il suo fascino per chi non ha lavoro o deve combattere con la fame quotidiana nonostante le vicende romane abbiano dimostrato che spesso, se e quando ci sono, quei soldi “migrano” per vie traverse. Oppure come dimostrato da un ampio servizio proprio su Stamp, ai migranti, direttamente in mano, arrivano dai 2 ai tre euro al giorno. Forse ci comprano il caffè e se risparmiano, il pane.
Ad ogni modo, la conferenza stampa di Fratelli d’Italia si è svolta proprio qui, fuori dal palazzo numero 25: una trentina di persone intorno a Giovanni Donzelli, ognuna con la sua storia da raccontare.
In questo stabile a Natale è stato occupato un appartamento, sgomberato poi dopo poche ore in assenza di misure coercitive. “Basta sfondare le porte – grida un’altra donna – qui abbiamo altri problemi: le talpe, l’umidità, i ladri: la sera non si può uscire”. Il concetto stesso dell’occupazione sembra qui, come in altre periferie, una vergognosa scorciatoia: le case ci si devono guadagnare, non si possono prendere con la forza e senza alcun impegno di cercarsi un lavoro. Questo il pensiero trasversale su cui attecchiscono le parole della destra.
E poi, il problema delle graduatorie per le case popolari: “Gli stranieri ci passano avanti, ma lo stato deve pensare prima a noi”. Sono più le persone a parlare, mentre Donzelli annuisce, ascolta, propone soluzioni o ribadisce il suo impegno. Questo assembramento cittadino assomiglia a un calderone in cui ognuno rovescia le lamentele taciute per anni. Il comune non taglia gli alberi, non pulisce le strade, non dà contributi economici a chi non arriva alla fine del mese né a chi ha bisogno di ristrutturare la casa popolare: “Siamo diventati la pattumiera di tutti”.
Il Comune non c’è, dicono, non ascolta, e nemmeno lo stato. Qui c’è Giovanni Donzelli, però, anche se alla domanda “Allora voterete per lui?” alcuni rispondono: “Lui chi? Come si chiama?”