Ieri ho seguito attonito l’istallazione di un lampadario a sospensione presso un cliente. L’oggetto in questione ricorda vagamente le Nuvole Vagabonde di Martinelli ma in realtà è un prodotto made in Cina, importato e distribuito regolarmente in Italia e poi venduto da un noto negozio cittadino di arredi e complementi di arredo. Da sottolineare che pur non trattandosi di una copia fedele, viene venduto senza marchio in un imballo anonimo con su scritto made in china e che il prezzo in negozio è di “soli” 500 euro contro gli oltre 2000 dell’originale.
Tengo anche a precisare, e non certo per giustificarlo, che il negozio non è specializzato nella vendita di lampadari, ma piuttosto di tutto ciò che è di tendenza.
Il cliente, al momento dell’acquisto, ha creduto nell’affare ma questa illusione è svanita al momento del montaggio. Il lampadario è costituito da una sfera centrale in acciaio lucido con applicati i portalampada per le 3 lampadine e con i circa 30 innesti per gli elementi sospesi. La parte elettrica è stata realizzata correttamente sebbene con materiali di bassa qualità. I veri problemi invece sono sorti al momento dell’applicazione degli elementi sospesi. Dopo una faticosa interpretazione del troppo schematico foglio di istruzioni, si è proceduto al montaggio. Immediatamente si è constata la mancanza di alcune brugole per il corretto serraggio degli elementi a stelo… una scocciatura ma ovviabile presso qualsiasi ferramenta. I veri problemi progettuali e realizzativi si sono manifestati al montaggio delle calotte in vetro: circa 30 semisfere in vetro opale da fissare al corpo principale del lampadario tramite i succitati steli. Come da foglio di istruzioni le calotte sono state agganciate agli steli e assicurate tramite il serraggio a brugola, ma immediatamente i vetri hanno cominciato a scricchiolare e a rompersi. L’errata piegatura dei ferri ha fatto sì che le calotte di vetro venissero compresse sul bordo e quindi nel punto più fragile causandone la rottura. Il risultato lo potete ben immaginare… un tappeto di vetri ben steso sul pavimento…
Trattandosi di oggetti di tendenza il negozio non dispone dei ricambi e non esiste un referente per un’eventuale riparazione, se così si può definire il reale difetto di fabbricazione. Questo non è accettabile.
Un oggetto di design deve essere all’opposto di tutto questo. Il prezzo è la differenza apparentemente più evidente ma deve essere giustificato da uno studio accurato e approfondito non solo del lato estetico dell’oggetto ma anche dei materiali, della struttura e dell’assemblaggio in particolare quando viene lasciato all’acquirente. Ribadisco l’ovvio pretendendo i pezzi di ricambio e un’adeguata assistenza. Troppo facile anche dire che le cose una volta erano fatte per durare e invece adesso… Forse la colpa è anche di chi vuol comprare tutto a basso prezzo, incentivando il mercato a offrire oggetti che sono già “rifiuti“ ancora prima di iniziare il loro ciclo di vita.