Firenze – Pentito è il termine diffuso nel linguaggio comune che individua l’affiliato alla criminalità organizzata disposto a collaborare con la giustizia.
Un fenomeno non sufficientemente approfondito nei suoi risvolti giuridici, tecnici e nelle conseguenze individuali, sociali e collettive che implica e nell’importanza che ha avuto nell’azione di contrasto alle mafie ed all’affermazione dei princìpi di legalità.
Luca Tescaroli, procuratore che ha indagato su alcune fra le più oscure vicende della recente storia d’Italia, dalla strage di Capaci al crack del Banco ambrosiano e alla morte di Roberto Calvi, fino all’indagine Mafia Capitale ed alla scomparsa della piccola Kata dall’Hotel Astor di Firenze, senza nasconderne inevitabili zone d’ombra ed elementi critici, ricostruisce il fenomeno e l’evoluzione giuridica della legislazione sui collaboratori di giustizia nel suo libro Pentiti edito da Rubettino , presentato a Firenze a Palazzo Strozzi Sacrati assieme al presidente della Regione Eugenio Giani ed a Roberto Bartoli, ordinario di Diritto penale presso l’Università di Firenze.
“La valutazione del fenomeno dei collaboratori di giustizia – afferma Giani – richiama una riflessione in termini giuridici, umani e psicologici del fenomeno che il libro prende attentamente in esame con la chiarezza e la razionalità propria del suo autore. Cento pagine utili anche a leggere l’annuale rapporto sulla criminalità di Irpet sotto una luce ancora più dettagliata nella sua dimensione finanziaria ed nel bilancio dei suoi illeciti proventi, che superano nella regione la cifra di undici miliardi di euro.”
Partendo dal 1974 il volume, in poco più di cento pagine, traccia una storia sintetica delle vicende italiane degli ultimi quarant’anni dove si intrecciano terrorismi politici e di Stato, mafie e attentati ma soprattutto prende in esame opportunità e rischi del fenomeno del “pentitismo” attraverso una puntuale disamina della normativa vigente che spiega quali e quante misure vengono applicate a chi decide di collaborare con la giustizia: dal cambio di generalità al reinserimento sociale con una analisi su dati e cifre che riguardano la popolazione attualmente “protetta” e le criticità connesse con il fenomeno.
Cosa ancora più importante, il libro di Tescaroli fa il punto e si interroga sull’attuale efficacia del complesso di norme sui collaboratori di giustizia, nel tempo progressivamente eroso da altri provvedimenti che estendono parte dei benefici prima riservati solo a chi sceglie di “pentirsi” anche ad altre categorie di detenuti. Scelte che sembrano aver indebolito l’intero impianto incentivante.
“L’aggiornamento di tutta la normativa in materia – afferma Tescaroli – è oggi fondamentale proprio per l’evoluzione della criminalità organizzata nel Paese, forte della presenza nel nostro territorio di veri e propri network altamente strutturati, gestiti anche da cittadini stranieri che sono esclusi dai benefici previsti per chi sceglie di collaborare con la giustizia. Per un azione efficace di contrasto contro questo tipo di criminalità sarebbe opportuno attrarre anche collaboratori stranieri e pensare a forme di sostegno funzionale estese anche anche alle famiglie, con programmi di assistenza e integrazione sociale”.
“ Oggi la Toscana – aggiunge Tescaroli – è un territorio di conquista dove sono state registrate presenze strutturate di organizzazioni mafiose e dove operano anche esponenti di realtà criminali straniere, come quelle cinesi ed albanesi. Si tratta di attività criminali dove il riciclaggio di denaro svolge un ruolo significativo e che necessita quindi di un’attività di monitoraggio e contrasto sempre più attenta per approfondire quel che gli attuali processi e le indagini ci stanno rivelando”.