Firenze – Senza clamore mediatico, quindi senza spazio nel dibattito politico che merita invece sollecitare, si sta aprendo un varco pericoloso per il “ricalcolo” (al ribasso e non di poco) delle pensioni.
Infatti, si sta discutendo in Senato la modifica dell’art. 38 della Costituzione per aggiungere un inciso che prevede in materia previdenziale la “solidarietà tra generazioni”.
Apparentemente, solo un postulato di ordine generale, che tutti siamo pronti a sottoscrivere. Ma proprio questo inciso, finisce per offrire un’occasione a chi da tempo persegue il taglio delle attuali pensioni o almeno di una parte di esse.
Infatti, alcune testate hanno rilevato che con il nuovo testo, in omaggio al dovere di solidarietà, si aprirebbe la possibilità di applicare retroattivamente il metodo contributivo a chi è andato in pensione con il retributivo, in modo che l’Inps possa utilizzare il risparmio così ottenuto per accrescere le future pensioni dei giovani. Infatti, il Presidente dell’Inps Boeri ha detto alla Commissione che i giovani di oggi andranno in pensione assai tardi e con importi più magri.
Francamente, in una società dove non si sa cosa accadrà domani, estrapolare l’ammontare delle pensioni fra una quarantina d’anni (e su questo è continuo il tam tam mediatico) mi sembra una preoccupazione eccessiva…tra quarant’anni la vita media si sarà molto, molto allungata e occorreranno ben altri provvedimenti per pagare le pensioni . Tra quarant’anni non sappiamo se ci sarà ancora l’Europa, né come sarà il sistema previdenziale … le estrapolazioni di qui a quarant’anni mi sembrano audaci ma si insiste su questo tasto per far passare più facilmente il taglio delle attuali pensioni che è il vero obiettivo. Quando avevo trent’anni io pensavo assai più a darmi da fare sul lavoro che a farmi fare i calcoli della pensione.
Stranamente, non si parla di chi andrà in pensione tre 5 ,10 o 20 anni ma di chi ci andrà tra 40 anni. Perché? Forse per avere dati più sensazionali che spingano emotivamente al taglio delle attuali pensioni retributive ?
Inoltre, ai tenaci sostenitori del “ricalcolo” sottopongo questi elementi di valutazione:
a) molti di noi sono andati ti in pensione a 62-63 anni dopo 37-38 anni di lavoro perché, dopo essersi fatti fare i calcoli di quanto avrebbero percepito, hanno preferito rinunciare a un po’ di guadagno (e lasciare posto ai giovani). Se avessimo saputo che dopo vari anni, avrebbero cambiate le carte in tavola avremmo continuato a lavorare fino all’età massima consentita. Come dovremmo giudicare, questo ritrattare la parola data?
b) se la ride quel tale che una volta mi disse: “figurati se mi fido dell’Inps.. ho versato il minimo dei contributi e mi sono comprato un appartamento da affittare, così sto tranquillo”
c) sta tranquilla anche la baby pensionata che oggi ha un emolumento modesto (e quindi esonerata dal ricalcolo) ma lo percepisce da quando aveva 40 anni !!
d) quando a Roma un gruppo di giovani manifestò davanti all’Inps dicendo che sarebbero andati in pensione tardi e con assegni magri, ritenni che avessero sbagliato indirizzo. Pensai che avrebbero dovuto manifestare di fronte a Palazzo Chigi o a Montecitorio per chiedere leggi che creassero lavoro: così avrebbero potuto guadagnare e versare contributi pensionistici…ma alla luce dell’attuale proposta di legge, penso che non avessero sbagliato indirizzo.
e) A questo punto preferisco il reddito di cittadinanza proposta di Grillo perché almeno sarebbe finanziato dalla fiscalità generale. Invece, la riforma dell’art. 38 graverà solo su noi pensionati i redditi da capitale, le grandi rendite finanziarie, i proprietari di grandi patrimoni, i percettori di mega-stipendi che superano in un mese quello che noi prendiamo in un anno non saranno chiamati a contribuire. Questa è politica di sinistra o fa parte della serie “e i ricchi continuano a ridere” ?
Ritengo che i pensionati ai quali è stata tolta la tranquillità (e il sonno se si tratta di famiglie monoreddito) dovrebbero chiedere alle forze politiche e ai sindacati di dire esplicitamente e chiaramente se intendono far pagare solo a noi pensionati il peso della crisi italiana che ha creato disoccupazione giovanile.
Se i giovani hanno lavori precari e discontinui non è certo colpa nostra. Perciò gli esponenti politici invece di andare avanti con slogan, a punzecchiature ai pensionati (ricordate la vicenda delle reversibilità?), falso pietismo verso i giovani, allarmi sulla tenuta del sistema socio-assistenziale, dicano chiaramente come la pensano: ne trarremo le conclusioni.