Arezzo – Dalla loro parte la Cositutizione italiana (art. 38) e la Carta sociale europea. Una delegazione della Federazione Anziani e Pensionati delle Acli si è recata a Roma per partecipare ad una manifestazione volta a richiedere l’integrazione al minimo delle nuove pensioni contributive. Unito dalla stessa causa, nel paese delle pensioni d’oro e delle pensioni da fame, il Comitato Unitario Nazionale dei Pensionati dei Lavoratori Autonomi (Cupla).
I titolari di pensione minima che non siano in possesso di altre fonti di reddito sono considerati a tutti gli effetti in situazione di ‘povertà assoluta’, dato che l’importo percepito mensilmente è considerato del 3 % al di sotto di tale soglia. Tri principali promotori della riforma portata avanti dalle Acli, è presente anche l’aretino Paolo Formelli, vicesegretario nazionale della Fap e segretario regionale della Toscana, che si è fatto portavoce di quelle situazioni di difficoltà vissute da molti anziani la cui pensione non è sufficiente a garantire una vita dignitosa. La proposta, nata dalla collaborazione tra Fap Acli e Patronato Acli per garantire le tutele costituzionali previste dall’articolo 38, è dunque quella di integrare gli assegni pensionistici fino ad una quota stabilita annualmente, garantendo a determinate categorie di lavoratori un importo minimale e al di sopra della soglia di povertà.
L’aumento delle addizionali locali e delle imposte, combinato con il mancato adattamento degli assegni pensionistici al costo della vita e ad un generalizzato aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, ha portato ad un drammatico calo del tenore di vita dei pensionati.
Il Cupla, che a livello nazionale rappresenta 5 milioni di pensionati dei settori autonomi, chiede di adeguare gradualmente i trattamenti minimi di pensione al 40% del reddito medio nazionale, cioè da 500 a 650 euro mensili come chiede, del resto, la carta sociale europea, rivedendo il meccanismo di indicizzazione e tenendo in conto anche il costo dei servizi sanitari, che colpiscono le persone anziane in modo maggiore rispetto al resto della popolazione. Cupla è impegnato anche nei riguardi dei tributi locali: chiede detrazioni sul pagamento della Tasi per gli anziani che abitano soli nelle case di proprietà e abbiano redditi al di sotto del doppio del trattamento minimo (13.000 euro), se singoli, o del triplo del trattamento minimo (19.500 euro) se in coppia, e di escludere dall’imposta gli anziani non autosufficienti o ricoverati in casa di riposo”.
La Carta sociale europea, firmata a Torino nel 1961 e rivista nel 1996, è una delle convenzioni internazionali alla base dell’attività del Consiglio d’Europa, l’organismo paneuropeo a cui aderiscono 47 Paesi. Naturale complemento alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo che tutela i diritti civili e politici degli individui, la Carta garantisce i diritti sociali ed economici in materia di alloggio, salute, istruzione, occupazione, circolazione delle persone, non discriminazione e tutela giuridica. Il Comitato per i diritti sociali ha il compito di verificare la compatibilità delle situazioni nazionali con quanto indicato nella Carta.
Nel 2014 il Consiglio d’Europa ha bocciato l’Italia su pensioni minimie e lotta alla povertà, con un rapporto di 50 pagine del Comitato per i diritti sociali, che prendeva in considerazioni il periodo dal primo gennaio 2008 al 31 dicembre 2011.
I dati 2014 raccolti dal CER – “Centro Europa Ricerche”, in collaborazione con il CUPLA, hanno fatto emergere che il 44 % dei pensionati percepisce un assegno mensile inferiore ai mille euro lordi. Queste 7,4 milioni di persone, che prima dell’inizio della crisi economico-finanziaria che ha travolto l’economia globale vivevano dignitosamente e non avevano problemi ad ‘arrivare a fine mese’, dal 2008 hanno visto il loro potere d’acquisto ridursi in maniera drammatica. Quasi la metà dei pensionati italiani vive in condizioni economiche estremamente critiche, con un disagio sociale e un impoverimento che dall’inizio della crisi è peggiorato in maniera drammatica.