Pensione bloccata per ragioni burocratiche, la battaglia vincente di Giovanni

Firenze – Il cielo minaccia pioggia, qui, su viale Belfiore a Firenze, mentre Giovanni, pensionato, sopra i 70 anni, spiega perché stamattina ha preso una seggiola, un tavolino pieghevole, vi ha disposto sopra qualche libro e insieme a Stellina, la cagnolina minuscola che lo segue adorante ovunque vada, si è messo a sedere davanti alla sede dell’Inps in sciopero della fame. Il motivo è semplice: dal 26 marzo l’Inps non paga la pensione. Ore di attesa, ripagate alla fine da una soluzione positiva. E intanto è tornato anche il sole.

Il problema di Giovanni comincia verso la fine di marzo, quando, un giorno, si reca presso una filiale delle Poste per prelevare qualche soldo. introduce la carta delle Poste (PostePay) e si vede negare i soldi con la dicitura carta bloccata, rivolgersi al punto informativo pù vicino. Nel caso di Giovanni voltato l’angolo. Gli spiegano che la carta è stata bloccata in quanto sono stati rilevati tentativi di prelievo non autorizzati.

Giovanni non è nuovo a queste dinamiche, infatti subì, anni fa, l’accesso indebito a una sua carta che gli alleggerì il conto. Quindi non trova niente da ridire, anche se motivo di inquietudine è il fatto che dovrebbe arrivare la pensione da lì a pochi giorni, il 26 marzo. Allo sportello dell’Inps un addetto gli dice di non preoccuparsi, “lei non può ritirare, ma aspetti che le arriva la pensione sulla sua carta (bloccata) e poi, solo a quel punto, preleviamo tutto ciò che c’è e lei comunica alle Poste di buttare via la carta”.  Un’altra volta sempre all’Inps, chiede ancora come deve comportarsi, dal momento che non si sente tranquillo. E la risposta è sempre la stessa: non si preoccupi, la pensione, su quella carta, arriva.

Sarà. Però Giovanni, che è esperto di procedure on line, sempre per quella inquietudine che lo ha spinto anche a fare varie telefonate per avere risposta sempre identiche alla stessa domanda, fa lo Spid e riesce anche a recuperare dallo sportello previdenziale il suo numero di protocollo della pensione, “così – dice – mi sento a posto, qualsiasi cosa succeda”.  Tanto per essere sicuro, si rivolge ancora una volta allo sportello Inps, dove lo rassicurano ancora. “Quando arriva la pensione ritiriamo tutto e poi si butta la carta”.

Bene. Arriva il sospirato 26 marzo e i timori di Giovanni si rivelano ben fondati: la pensione non c’è.  Giovanni si attaccca al telefono e chiama il call center Inps. Tre telefonate, nessuna risposta. Anzi, anche una certa scortesia. Alla fine, qualcuno gli dice che la sua pensione è in pagamento e arriverà il primo aprile. Il primo aprile non arriva niente. Alla mattina, Giovanni richiama. “Arriverà in serata”. Niente.  Il nostro protagonista allora entra nella sua posizione previdenziale e vede che la dicitura sulla sua pensione è: non pagata. Chiama ancora a Roma, sede Inps, è la dodicesima telefonata, e ottiene un appuntamento telefonico con l’Inps di Firenze per il 9 aprile, per chiedere se sia possibile allora cambiare l’IBAN, visto che, alla fin fine, il problema è quello, il numero della carta bloccata. Fermi tutti, dicono, allora le si passa lo sportello di un ufficio dedicato a queste operazioni. A quel punto, continua Giovanni, “mi rimandano al 9 aprile. Una signora, alle 9.50 precise secondo quanto mi avevano detto mi chiama a telefono, le spiego tutta la situazione, lei a sua volta mi dice come devo fare la richiesta di cambio dell’IBAN della carta di credito, mi detta le parole precise, con tutti i miei dati anagrafici, e chiedo anche la remimmissione della pensione di aprile e successive”. La situazione di Giovanni si fa urgente, dal momento che aiuta il figlio che, lavoratore del Teatro, è in cassa integrazione e la figlia che da due mesi ha a vuto un bambino. Insomma una pensione mancata mette in crisi tre famiglie.

Tre ore dopo l’invio da parte di Giovanni arriva la mail. “Prima parte bene, la seconda da pazzi – continua il nostro protagonista – mi fanno presente che ci vogliono 48 ore per verificare le carte di credito e tutto il resto, poi mi rimetterebbero la pensione di aprile il prima possibile. Ma nella seconda parte, c’è una comunicazione che fa venire i brividi: non possono infatti rassicurarmi circa i versamenti successivi”.

Intanto Giovanni scopre, anche se nessuno glielo ha mai detto, che può anche accedere allo sportello in presenza, dietro appuntamento, alla sede Inps di viale Belfiore , a Firenze. E così scatta l’idea, prende pennarello e cartone, tavolino e seggiola, la sua cagnolina Stellina e si piazza in viale Belfiore a oltranza, in sciopero della fame. Passano le ore, alcuni funzionari scendono, viene avvertita la direttrice. Giovanni racconta per l’ennesima volta tutta la sua storia. Rassicurazioni e buone parole non servono. Il problema deve risolversi. Passano altre ore. Scende la direttrice e una funzionaria. Qualcosa si smuove  e infine Giovanni vince la sua personale battaglia con la burocrazia: giovedì si deve recare agli uffici della Regioneria che gli pagheranno sul momento tutta la pensione di aprile.

“La morale di questa storia – dice Giovanni, che nel frattempo ha tolto cartellone, tavolini e seggiola – è che la determinazione può molto contro la burocrazia”.

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