Pd primo partito, Salvini perde, la destra no

Firenze – Rimane il Pd, il primo partito della Toscana, che, mentre arrivano i risultati del quasi 60% di seggi scrutinati, giunge a quota 35 %. Molto, senza tuttavia scordare che nel 2015, con Enrico Rossi candidato (48.02% di  preferenze), il Pd era ancora a quota 46, 3%. Una perdita secca di  quasi 11 punti che, unendosi al magro risultato della lista di Toscana a Sinistra che passa dallo 6,28 al 2,8, porta a riflettere sulla presa della sinistra in generale sul suo elettorato. Nel risultato del Pd incide sicuramente anche il 4,52 ottenuto da Italia Viva con +Europa, che conduce a un “ammanco” di quasi 5 punti, registrando anche un risultato non proprio soddisfacente, o almeno, forse, non all’altezza delle aspettative.  Anche se i conti in realtà sono molto più complessi di quanto appare a livello puramente matematico.

Sconfitta di Salvini? Senz’altro. Il Capitano se l’è giocata sulla spallata, sulla conquista del fortino rosso, e la Toscana ha dichiarato un solenne no. Ma se si ossrvano i voti della destra, senza fuorvianti comparazioni con le Europee, in cui giocano logiche e scelte completamente diverse, la progressione della Destra la dice lunga sul cambiamento sociale in atto in Toscana. Confrontando i risultati odierni con quelli del 2015 (dove peraltro si presentò divisa, Lega e Forza Italia per il candidato Borghi, Forza Italia con Stefano Mugnai) la Lega passa dal 16,1% al 21,7. Ma è Fratelli d’Italia che incassa la crescita più evidente: dal 3,8% del 2015 al 13,4, mentre a “pagare” è Forza Italia, segnata anche da polemiche pre voto, che passa dall’8,4% al 4,15, peraltro insieme all’Udc.

Altra perdita secca la registra il Movimento Cinque Stelle, che con Irene Galletti candidata alla poltrona di governatore, segna un 7,02 come risultato di lista. Circa la metà del 15, 1 di cinque anni fa, candidato Giacomo Giannarelli.

Risultati che, dopo l’euforia della vittoria, dovranno essere presi in considerazione e analizzati dal centrosinistra, che, in particolare per quanto riguarda il Pd, dovrebbe cominciare a pensare a come bloccare la lenta emorragia di voti che sta subendo. In generale, per quanto riguarda la sinistra, mentre il Pd dovrà tirare le fila della situazione toscana anche considerando che l’insistenza sul voto utile e la paura della Ceccardi ha senz’altro inciso sul risultato, la sinistra radicale deve fare alcune considerazioni che riguardano direttamente le ragioni dello svuotamento del suo elettorato. Anche perché, se di sicuro la campagna degli ultimi giorni da parte del centrosinista ha giocato un ruolo emotivo molto forte sul pericolo Lega, particolarmente sentito in una regione come la Toscana, d’altro canto il vero problema sembra di nuovo quello che da anni sembra respinto ai margini del dibattito interno della gauche. Ovvero, come tornare a comunicare con i suoi interlocutori naturali, dai lavoratori, alle fasce deboli, ai giovani, ai precari. Oltre a cercare di raggiungere una difficile unità fra le schegge che si agitano nel frantumato panorama della gauche.

 

 

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