Pd, le primarie si fanno e sono di partito

Si fanno le primarie, a Firenze, e si fanno di partito. Le voci cominciano a diventare certe in mattinata, quando giungono direttamente dall'area renziana. Tant'è vero, come spiega un “tecnico”, che si valuta anche il problema delle date, scavalcandolo con la richiesta al regionale di modificare, solo per Firenze, i tempi in modo da poter mandare la città alle primarie prima, ovviamente, delle amministrative. Così, con ogni probabilità, la “finestra” per raccogliere le firme per le candidature si aprirà fra il 28 febbraio e il 3 marzo, mentre la votazione verrà tenuta come prima opzione domenica 23 marzo oppure, se il regionale deciderà di concedere qualche tempo in più, il 30 marzo.

Se l'aspetto tecnico si può dare tutto sommato per risolto, l'aspetto che riguarda i competitor della corsa conserva un certo grado di complessità. Non certo per quanto riguarda l'area “renziana” vale a dire, visti i numeri della volta scorsa (si votava direttamente Renzi, è vero, ma Dario Nardella ha anche altre frecce da spendere oltre all'ombrello di ferro del premier incaricato) per il vicesindaco sembra apparecchiarsi un'autostrada, quanto piuttosto per il candidato “altro”, vale a dire per il rappresentante di minoranza, quello che dovrebbe essere il portavoce della “dissidenza” interna.

Infatti, se sempre più certo appare il passo indietro di Andrea Barducci, più interessato in definitiva a un discorso “metropolitano” e conscio di essere un po' “spiazzato” per quanto riguarda un ragionamento puramente fiorentino e soprattutto a cospetto di un rivale come Nardella, sul fronte dei papabili parrebbe in rafforzamento l'ipotesi Alessandro Lo Presti dato testa a testa con Mirko Dormentoni. Un tentativo che potrebbe essere “premiato” non da una vittoria che allo stato dei fatti sembrerebbe impossibile, ma da un risultato che se importante potrebbe essere fondamentale da far “pesare” su un eventuale tavolo.

Soddisfatto della decisione appare il portavoce dell'area civatiana, il coordinatore provinicale Iacopo Ghelli, che tuttavia si toglie qualche sassolino e parla di una “soddifsfazione in corner”, nel senso che “tre settimane di tempo per presentare i candidati e aprire il dibattito sono il limite sine qua non, vale a dire il tempo minimo sotto cui le primarie diventano davvero una farsa o perlomeno una cosa non seria”. Senza contare, aggiunge Ghelli, che da oggi scattano tre settimane in più per il vicesindaco per avvantaggiarsi nei confronti degli altri candidati (tutt'ora da dichiarare almeno ufficialmente). Un commento anche sulla proposta di Lo Presti, vale a dire aprire un dibattito sulla “felicità pubblica” vale a dire su uno specifico indirizzo scientifico che riguarda le scelte delle future politiche economiche della città. “Il primo passo per rendere concreto e applicabile il principio – commenta Ghelli, che nel suo cursus studiorum ha approfondito sia la formazione diplomatica che economica – è quello di applicare sul territorio i criteri del tutto scientifici e ormai noti elaborati dagli economisti sul tema felicità pubblica, passare attraverso una simulazione statistica, affinarli e, individuate le criticità fiorentine, passare all'azione. Infatti non è per niente pacifico, come dimostrano gli studi di questa scuola di pensiero economico, che modelli andati benissimo in alcune comunità siano altrettanto validi per altre. Inoltre, ritengo necessario schivare il rischio di usare un solo parametro per la lettura della realtà, dal momento che anche il principio più bello del mondo può diventare un limite se lo si assume come assoluto. Per esempio, è necessario a mio pare agganciare alla felicità l'attenzione per l'etica pubblica, per i livelli di efficienza, eccetera”.

Infine, tornando alle primarie ormai in partenza, una riflessione ancora su Dario Nardella. Come qualcuno ha già fatto notare all'interno del partito, per vincere occorrono 15mila voti. Tanti, tanti persino per Eugemio Giani nonostante lo si sia più volte chiamato su questo giornale “il signore delle preferenze” in quanto destinatario del pacchetto “personale” più corposo. Ma che in questo caso, forse arriva alla metà di quanto occorre. E che in ogni caso, come noto da giorni, se ne va a Roma chiamato dall'allenatore Renzi.  Quanto a Nardella, sono in molti ad assicurare che, oltre la grande ombra paterna di Renzi, i legami “suoi” sviluppati in questi anni con la città sono molti, complessi, e… produttivi.

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