Pd, Renzi è diventato l’assicurazione anti-Monti

Lo ha capito così bene che il pranzo di ieri è stato un capolavoro d'immagine e sostanza: nemici? Quali nemici? Compagni di battaglia (moderatamente moderata …) lui e Matteo il giovane, per portare un centrosinistra moderato e ragionevole al governo del Paese. Moderato e ragionevole, ma non succube di moderati e "ragionevoli" centristi: tant'è vero che il segretario del Pd ha subito approfittato del primo scivolone consistente (di forma e sostanza) di Mario Monti per mettere le cose in chiaro: la scelta del Pd è l'ascolto di tutte le sue anime, qui non si silenzia nessuno. Tanto più in ossequio a "autorevoli" consigli esterni. Un modo per far perdere un pochino di quella "autorevolezza" dietro cui il professore al governo sembra ancora convinto (probabilmente è solo un'illusione) di potere ripararsi dopo la sua discesa in politica.

Dunque, sembra davvero che la fortuna stia continuando ad aiutare la "forza tranquilla" di Bersani e il rampante ottimismo "giovanile" di Renzi. Perchè da un lato il faccia a faccia di ieri è apparso all'opinione pubblica come un importante segnale di unità, dopo gli scontri anche accesi, delle primarie, a discapito di tutto ciò che sta succedendo nel centrodestra; dall'altro, si rafforza l'idea che il Pd possa davvero essere un cerchio di confronto democratico fra posizioni diverse che tuttavia mantengono alla base il collante dell'interesse nazionale e dei lavoratori. Nessuno silenzia nessuno, è un capolavoro di sintesi politica e comunicativa. Un vero e proprio boomerang per Monti, che dovrà fare un po' meglio di così, se vuole mantenere e incrementare le ottimistiche risultanze che gli accreditano i primi sondaggi sul voto al nuovo gruppo.

Un altro punto che si impone con forza dopo la giornata di ieri è senz'altro l'importanza della squadra renziana dentro il Pd. Vogliamo dirlo? Renzi è diventato, dopo la discesa in campo del professore, l'assicurazione anti-Monti del centrosinistra. Non certo per le sue posizioni, che non vanno a cozzare se non "moderatamente" contro la "moderata" agenda di Monti; ma piuttosto proprio grazie a quelle, grazie alla sua apertura e al credito di cui gode nell'area di "pescaggio" del premier in uscita. Magistrale, da questo punto di vista, il comportamento tenuto da Renzi dopo le primarie: basso profilo, scarsi interventi, occupato da questioni fiorentine (in cui si è distinto per una serie di licenziamenti al Maggio e alcune furibonde liti con i dipendenti comunali) sembrava quasi rifuggire dalla ribalta. Sembrava: perchè intanto la sua squadra avanzava, come ci si rende conto contando i successi dei suoi alle primarie. Dopo, il rientro in grande stile, da bravo ragazzo con un Bersani quasi paterno: faccia a faccia a Roma, pranzo durato un paio d'ore, 'ingaggio' del sindaco in vista della campagna elettorale. Non solo: Renzi che non si tira indietro, anzi, a differenza di alcuni suoi fan come Pietro Ichino e Mario Adinolfi, si tira su le maniche e parte alla grande.

Commento di Renzi: ''Vedo troppa gente pronta a scappare con il pallone in mano, io non sono fatto in questo modo''. Più chiaro di così. E ora? Renzi di nuovo a tutte le trasmissioni, su tutti i giornali, grande presenza anche alle iniziative territoriali, radio, tv private e pubbliche. Insomma, si riparte, con la benedizione di Bersani, che fa sapere che Renzi avrà un ruolo molto attivo. Allargare il consenso è la parola d'ordine. Per questo Renzi è l'anti-Monti per eccellenza. Targato Pd.

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