Pd e Lega si ritrovano al campo (nomadi)

Da sala Tricolore il varo al nuovo regolamento dei campi nomadi: il Carroccio vota col partito di maggioranza. Più doveri per gli ospiti. Il comune dovrà ora controllare davvero

E’ avvenuto un fatto singolare durante l’ultimo consiglio comunale di Reggio: Pd e Lega Nord hanno votato all’unisono il nuovo regolamento dei campi nomadi. Ovvero la convergenza politica tra la principale forza di maggioranza e la più singolare leva di opposizione è avvenuta laddove, fino a ieri, la battaglia era stata campale. Ricorderete il famoso progetto “campine” annunciato, a suo tempo, improvvisamente dal sindaco Graziano Delrio durante una riunione di partito e gestito pubblicamente non senza falle da uffici e gabinetti del primo cittadino. Fu proprio il partito del Carroccio a dare il “la” ad una massiccia campagna antigiunta al grido di “vogliono sparpagliare micro-aree per fare di Reggio una città nomade a macchia di leopardo”. Ingenerando, a torto o a ragione, più d’un allarme. Ora, di quei progetti (che sembrano lontani anni-luce) non resta traccia se non un tentativo poco più che familiare in via Felesino. E invece scatta l’ora del decalogo, fresco fresco, che dovrà rappresentare il nuovo patto tra i tanti nomadi che affollano i campi da una parte, l’amministrazione e i cittadini che rappresenta dall’altra. Nonostante il recente e un po’ folkloristico sit-in di gruppi di sinti e moldavi davanti alla sede provinciale Enel a favore del mantenimento di una tariffa simbolo-forfettaria (estremamente favorevole ai nomadi utenti), il neo-regolamento va in senso contrario alla protesta di cui sopra. E parla, abbastanza chiaramente, di un nuovo (e giusto) modo di intendere la stipula dei rapporti: ogni famiglia dovrà pagare per la sosta nella piazzola assegnata e i contratti per le forniture saranno diversi a seconda del nucleo e del consumo effettuato o del servizio erogato. Gas, acqua, luce e rifiuti si pagheranno non più “una tantum” e chiudendo un occhio bensì sistematicamente e tenendo, da parte del comune, entrambi gli occhi ben aperti. Di più, chi sarà trovato a danneggiare la struttura ospitante o sgarrerà sull’area assegnata o sulle persone introdotte di straforo (non controllabili) rischia di doverla abbandonare. Il giro di vite sui doveri c’è, non si discute ma molto ora dipenderà dagli effettivi controlli della polizia municipale e dalla reale volontà dell’assessorato al welfare di Matteo Sassi, di farli rispettare. E proprio qui sta il punto: il PdL si è espresso contrariamente ravvisando nella “normativa zingara” un deficit corposo a proposito della “responsabilità collettiva”. E troppa discrezione della giunta di centro-sinistra nello stabilire tariffe e criteri. Il PdL isomma proprio non si fida, la Lega invece autorizza prove tecniche di collaborazione.  Almeno in questo campo (nomadi). E un dato politico finale: si respira sempre più aria di sopraggiunta “realpolitik” nella seconda consiliatura Delrio. L’improvvido “tutte balle” davanti alle richieste di maggior sicurezza urbana è ormai relegato nella soffitta degli incubi da noviziato. Alcune dimensioni, a forte rischio di caratterizzazione ideologica, vengono ridotti a più miti consigli. Altri invece restano ancora in bilico. Sull’affaire nomadi, la coperta (sempre corta) della cittadinanza pare essere stata tirata, almeno questa volta, sui fianchi scoperti dei doveri

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