Pausa di riflessione e trattativa nella Francia divisa in tre

Macron in attesa di un compromesso tra le forze di centro-sinistra

I francesi sono invitati alla pazienza : chiamati a sorpresa alle urne dal presidente Emmanuel Macron per fare « chiarezza » si ritrovano ora davanti a un periodo di incertezza sulla prossima compagine politica che rischia di non essere di breve durata. Davanti a un risultato che non soddisfaceva le sue attese, il capo dello stato che alle recenti elezioni europee aveva subito una netta sconfitta, ha infatti deciso ora di giocare sul tempo per cercare di convincere le forze meno estreme di riunire le forze per assicurargli quella maggioranza che gli elettori gli hanno negato. Macron che con queste discusse legislative anticipate voleva « dare voce ai francesi » ha subito disatteso i risultati che davano la vittoria al Nuovo Fronte Popolare e, contravvenendo alla prassi della V Repubblica, non ha dato l’incarico di formare il nuovo governo a un esponente della coalizione di sinistra, arrivata prima con 180 seggi, seguita dalla compagine presidenziale Ensemble 159 e infine il Rassemblement national cui lo sbarramento « repubblicano » ha privato di arrivare al potere e che, contrariamente alle previsioni,  è arrivato terzo con 142 seggi, nonostante si sia confermato anche al secondo turno il primo partito del paese con il 37,1% dei voti. Secondo turno che il gioco dei ballottaggi e delle desistenze ha portato alla creazione di tre grandi gruppi e quindi di nessuna maggioranza evidente.

Rifiutate le dimissioni del primo ministro Gabriel Attal che quindi rimane a capo di un governo in pieno esercizio perché non dimissionario,  Macron, dopo un silenzio esasperante per molti, ha fatto sapere in una lettera ai francesi, spiega che vuole lasciare « tempo alle forze politiche per costruire compromessi ». Nella sua missiva pubblicata dalla stampa regionale, il Capo dello stato,  sottolinea come nessuna forza «  abbia ottenuto da sola una maggioranza assoluta » e che « solo le forze repubblicane rappresentano una maggioranza assoluta » e perciò si appella alle forze politiche « che si riconoscono nelle istituzioni repubblicane, nello stato di diritto, nel parlamentarismo, un orientamento europeo e la difesa dell’indipendenza francese ».

Non nomina alcuna forza politica ma, come rileva Le Figaro, ma i criteri espressi escludono ai suoi occhi sia la France Insoumise , cioé la principale forza del NFP, sia il Rassemblement national, cioé i due estremi dell’arco parlamentare e quelli consderati più divisivi e quindi meno adatti a formare quella coalizione che dovrebbe assicurare una maggioranza. Una coalizione che al momento è difficile da delineare anche, almeno sulla carta, potrebbe riunire le forze di destra moderate, come LR, i repubblicani che hanno ottenuto 39 seggi, i divers droite che hanno ottenuto 27 seggi,  la compagine presidenziale e, sul fronte del NFP,  socialisti e verdi. Finora però, almeno a parole, nessuno ci sta.  E il NFP continua ad essere impegnato nella ricerca di un nome da proporre come primo ministro. E tutte le forze politiche sono in effervescenza, più o meno convinte della possibilità che in Francia si possa, rompendo la tradizione, dotarsi di un governo di coalizione o un governo tecnico come avviene in altri paesi europei, come l’Italia. E intato crescono i timori che nell’attesa l’esasperazione possa esprimersi anche con la violenza.

 La lettera di Macron non ha ricevuto che critiche : « Unico nel mondo democratico il presidente rifiuta di riconoscere il risultato delle urne » ha reagito Jean-Luc Melanchon, il leader della France Insoumise secondo cui si assiste «al ritorno  del diritto di veto reale » e il ritorno degli inciuci della IV Repubblica. Per la Verde Marine Tondelier, il suo atteggiamento « rovina il paese e la democrazia » e la « logica istituzionale gli impone di convocare i leaders dei partiti del NFP  per chiederci di proporre il nome di un primo ministro ». Critiche sono arriva anche da esponenti del Rassemblement National, che lo accusano di « cinismo aberrante » che porta alla paralisi del paese.

Un sondaggio infine indica anche che sette francesi su dieci non sono soddisfatti dei risultati delle legislative e che per il 65% la decisione di sciogliere la camera è stata una cattiva decisione. La decisione presa senza neanche consultare Attal di sciogliere l’’Assmblée nationale ha del resto avuto ripercussioni negative anche all’interno dei macronisti e delle forze alleate, complicando vieppiù le chances di una soluzione a tempi brevi dell’attuale rompicapo. Se è stata evitata la vittoria dell’estrema destra  però lo stesso Macron sembrava auspicare per dimostrare ai francesi la sua inadeguatezza a governare e chiudere definitivamente le porte dell’Eliseo a Marine Le Pen, si è ben lontani da quella chiarezza e stabilità cui un paese legittimamente aspira, soprattutto in periodi di difficoltà fiaziarie e tensioni geopolitiche.  

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