La non-notizia (nel senso di nulla di nuovo rispetto a ciò che questo sito va menando da un paio di mesi in qua) plana a metà mattina di una fredda giornata di fine gennaio, quando perlopiù il cittadino medio pensa a tirar fuori dall’armadio i nasi finti e le stelle filanti in vista dell’incipiente Carnevale.
“I big del partito” avrebbero deciso di candidare l’infettivologo Marco Massari, non iscritto al Pd, a sindaco di Reggio. La notizia corre veloce su quelle piattaforme social dove ahinoi si sta svolgendo (invece che nelle sedi e nelle modalità più opportune) la partita elettiva. Ma giustamente i (pochi, tanti?) che nel partito hanno una benché minima nozione delle procedure democratiche attraverso le quali si arriva ad un’investitura, cominciano a chiedersi chi siano questi “big”.
Sono forse i più autorevoli per acclamazione popolare? O i vecchi saggi? Od ancora coloro che rivestono le cariche più importanti? Oppure, perché no, semplicemente i più corpulenti? E soprattutto dove avrebbero deciso tutto ciò? In una stanza oscura dell’anticamera comunale? A casa di qualcuno? In trattoria? O in altri luoghi ameni?
A tal punto la “sparata giornalistica” appare avveduta che il Pd stesso è costretto a frenare emanando un dispaccio in cui si parla da una parte “di fughe in avanti e accelerazioni mediatiche” (in realtà è il partito che soffre di un clamoroso ritardo perché non trova il bandolo della matassa ed il Pattone Vecchi-Delrio coi rispettivi entourages non vuole le primarie), dall’altra di “un serio e diffuso itinerario di consultazioni che ha portato all’ascolto di centinaia di persone e definito le basi per una proposta programmatica partecipata con la città. Il lavoro che ha visto l’impegno di decine di militanti e dirigenti prevede il pieno coinvolgimento degli organi come elemento di garanzia della democrazia interna al partito…”. Belle parole, anche condivisibili, ma lo stato delle cose descritto dal dispaccio, è nettamente smentito dai fatti che vi raccontiamo sempre da mesi. Insomma: cari big del PD, se aveste fatto le primarie, non vi sareste forse risparmiati tutto questo casino?
In sostanza, si resta fermi a quel palo da noi denunziato da quasi un anno. Con aggiunta di un surplus di puro caos che aumenta giorno dopo giorno. Se uno ad esempio prendesse le parole del sindaco di Modena uscente Gian Carlo Muzzarelli all’assemblea Pd d’oltre Secchia che ha incoronato candidato sindaco Massimo Mezzetti, sul fatto che il Pd stia rischiando di non avere per un bel po’ il sindaco (anche Mezzetti, come Massari, non è tesserato, “è la mia forza” ha dichiarato lui stesso): “Ho parlato con Massimo, mi ha chiesto una mano, io gliene darò tre – ha esordito Muzzarelli – ma dobbiamo stabilire se siamo o no dentro una comunità: le regole previste dallo Statuto hanno un valore? Altrimenti c’è casino, c’è la baraonda”, e le trasportasse sul caso-Reggio, avremmo più o meno lo stesso quadro.
Da noi una vaga “baraonda”, specie nelle prospettive di alleanze che rischiano di delinearsi, esiste già: ad esempio non passa giorno che Cosimo Pederzoli (Sic-Sel) non infierisca sull’accordo Mekorot-Iren o che lo strappo tra Calenda (Azione) e Landini (Cgil) non alzi il livello della disputa (ormai siamo alle aule di Tribunale) e ricordiamo che dentro al Pattone reggiano allignano alti (ex) esponenti del sindacato landiniano mentre Claudio Guidetti, leader calendiano reggiano, ha già sottoscritto una sorta di pre-accordo col Pd. Da ultimo gli ex radicali oggi in +Europa, hanno ora il dente avvelenato con quei cattolici alla Castagnetti-Delrio che hanno contribuito a far saltare la legge sul fine-vita in Veneto, dando una forte mano, ancorché involontaria, alla tenuta del centrodestra e rivelando un’anima, almeno sui temi bioetici, meno laica di una parte del centrodestra stesso. Come saranno tenute assieme, in caso di eventuale coalizione nell’esecutivo locale, queste differenze che francamente paiono del tutto inconciliabili?
Nel frattempo il candidato “individuato” dal Pattone, il non iscritto Massari dicevamo, da sempre comunista convinto, ha dovuto sorbirsi una sorta di battesimo di fuoco in quell’enclave del dossettismo (passato e presente) che è il cinema Olimpia di Reggio Emilia. Probabilmente indossando sotto (“l’essenziale è invisibile agli occhi”) una maglietta della salute con l’effige del Che, lo stimato medico reggiano per la prima volta nella sua vita o quasi, si è dovuto sorbire la predica di un prete. E che prete: nientepopodimeno che il cardinal Matteo Zuppi, Presidente della Cei, recuperando in sol colpo oltre mezzo secolo di materialismo storico.
E il de Franco che fa, direte voi? Non molla, resiste, non cede per ora a patti, continua a frequentare ambienti popolari e meno segrete stanze. Beccato, c’era anche lui nel cenacolo dossettiano a fianco della chiesa di San Pellegrino. Ma non in prima, bensì penultima fila. Vuoi vedere che ha letto e fatto sua la parabola del fariseo e del pubblicano?
Per concludere, Massari, visto che gode del favore della maggior parte “dei big”, a questo punto sarà anche favorito, ma, poiché De Franco non si ritira, la prossima Assemblea del Pd cittadino si preannuncia bella caliente. 35%: è la percentuale dei componenti dell’assemblea stessa che De Franco dovrà raggiungere per avere diritto alle primarie. Secondo i big del Pattone, De Franco a questa soglia non è in grado di arrivare, secondo i sostenitori di De Franco invece la quota è alla sua portata. Se De Franco non si ritira e si va alla conta, si arriverà comunque a una clamorosa spaccatura.
Riprendendo il finale dell’articolo, l’unica vera spaccatura che vedo io leggendo questi articoli sapete qual è?