Il procuratore della Repubblica di Grosseto, Francesco Verusio, affila le armi. Lunedì 6 febbraio, infatti, il Tribunale di Firenze deciderà se accettare o meno il ricorso presentato dalla Procura grossetana in merito alla decisione del gip di concedere gli arresti domiciliari a Francesco Schettino. Il giudice fiorentino al quale è stato presentato il ricorso, dovrà decidere se ricorre o meno il pericoloso che il capitano della Costa Concordia possa fuggire dalla sua casa di Meta di Sorrento. Verusio spinge affinché Schettino torni in carcere con le accuse per i reati di naufragio, abbandono della nave ed omicidio colposo plurimo. Calcolando 8 anni di reclusione per ciascuno dei passeggeri abbandonati sulla nave (300 persone circa) e per il numero dei morti e dei dispersi (17 e 15), spiega Verusio, quello che viene ritenuto il principale artefice del naufragio del 13 gennaio dovrebbe passare in cella 2.697 anni. Un ergastolo di proporzioni colossali come rischiano di diventare anche i risarcimenti che Costa Crociere dovrà erogare ai sopravvissuti del naufragio nelle acque del Giglio. Dopo le cause intraprese dai passeggeri americani, tedeschi e francesi, giunge oggi, 4 febbraio, la notizia che una trentenne impiegata di un’azienda romana ha chiesto alla compagnia di navigazione un risarcimento di 1.000.000 di euro per aver perso il suo bambino. La trentenne aveva intrapreso la crociera da Civitavecchia assieme al compagno ed era incinta di 5 mesi. Dopo il naufragio, ha abortito a causa del distaccamento del feto dall’utero. Secondo i ginecologi che l’hanno visitata, la giovane avrebbe perso il suo bambino a causa del forte stress subito quel maledetto 13 gennaio e potrebbe essere stato determinante ai fini dell’aborto anche il fatto che la scialuppa sulla quale era stata stipata assieme ad altri naufraghi andò a battere contro alcuni scogli nel buio della notte. La donna chiederà l’importante somma di risarcimento per danni morali, materiali e biologici. Attorno al relitto, intanto, tutto continua ad essere fermo. Il mare resta molto mosso e le condizioni meteo-marine non accennano a migliorare. La Smit e la Capitaneria di porto hanno nuovamente sistemato le panne anti-inquinamento attorno al relitto, dato che le onde le avevano spostate e danneggiate. A causa del forte vento le vetrate dell’area delle piscine continuano a muoversi e staccarsi lentamente. Le operazioni di defueling sono state rimandate ancora ed inizieranno quando il clima dell’isola del Giglio tornerà ad essere clemente. L’Arpat ha comunicato che, per fortuna, i test di tossicità effettuati sui campioni di acqua prelevati il 31 gennaio sono risultati negativi. La concentrazione di idrocarburi, solventi e tensioattivi, spiega ancora Arpat, si mantiene nella norma.
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