"Su questo progetto sta calando il silenzio", osserva Tiziano Cardosi del Comitato No Tav, "resta di fatto pari, se non peggio, alla Salerno – Reggio Calabria”. E' questa, l'amara e lapidaria constatazione che serve d'avvio all'incontro che si è tenuto stamattina al Caffè Letterario "Le Murate" sul progetto TAV Firenze. L'incontro è servito per lanciare il convegno – organizzato dalla Rete dei Comitati in Difesa del Territorio, Italia Nostra, Università di Firenze, LAPEI e Comitato No Tunnel TAV Firenze – che si terrà sabato prossimo (22 marzo) in Piazza Torquato Tasso nella sala delle ex Leopoldine.
Le criticità non adeguatamente affrontate e evidenziate nel corso dell'incontro sarebbero, secondo gli organizzatori, molteplici: innanzitutto, la mancanza della valutazione d'impatto ambientale riguardo alla stazione Foster (nella zona di Via Circondaria), per la quale sono stati utilizzati dati pertinenti ad un altro progetto, poi accantonato. Tutta la procedura successiva si sarebbe costruita, quindi, su un falso in atto pubblico da parte delle ferrovie dello Stato.
Inoltre, molte perplessità sono dettate dal pericolo di cedimenti del terreno – di natura alluvionale – lungo le gallerie e dall'impatto con la falda acquifera. Ancora, è stato sollevato il problema dello smaltimento delle terre di scavo: proprio per la non conformità della natura del materiale ai criteri delle direttive europee per il riutilizzo dei rifiuti, i lavori erano stati bloccati per poi riprendere grazie a una declassificazione di tale materiale operata dal Ministero Orlando.
Oltre alle minacce per l'ambiente e per la sicurezza pubblica, gli organizzatori hanno esposto perplessità riguardanti le irregolarità che si sarebbero riscontrate, secondo quanto riportato dagli stessi comitati e altri enti che hanno organizzato l'appuntamento di sabato, nell'andamento dei lavori e nei rapporti tra i soggetti in campo. Le questioni menzionate sono di peso, dal momento che si è parlato di corruzione, truffa, infiltrazioni della camorra che hanno portato a 6 arresti.
"Bisogna riconoscere che questo progetto è morto e la politica deve trovare una via d'uscita", è stato il verdetto unanime.
L'alternativa – per il gruppo di ricerca dell'Unifi, promosso da LaPei in collaborazione con il comitato no tav e tecnici specializzati – esiste e si chiama Passante Alta Velocità.
Il progetto, elaborato principalmente dall'ingegnere Vincenzo Abruzzo e dall'urbanista Alberto Ziparo, ha cominciato a prendere forma nel 1999 per essere ampliato e rivisto fino a come verrà presentato in dettaglio al convegno di Sabato prossimo. Si tratta di valorizzare il trasporto di superficie permettendo la costruzione di una rete estesa a tutta l'area metropolitana.
"Il diritto alla mobilità è inalienabile", afferma Mariarita Signorini di Italianostra, che si occupa soprattutto delle reti secondarie, "abbiamo 6400 km di ferrovie dismesse: dovremmo recuperare tragitti al tempo stesso belli dal punto di vista paesaggistico e utili per il trasporto locale".
Al convegno sono stati invitati i sindacati, Confindustria, Confartigianato, Dario Nardella e Riccardo Nencini: ma sembra che nessuno di questi soggetti vi prenderà parte. La TAV è un argomento spinoso che mette in gioco compositi interessi. Neanche la presenza di Enrico Rossi, il quale avrebbe un intervento in programma, è sicura.