Firenze – Il problema del passaggio delle competenze dalle province alla regione è al centro di una nota, con tanto di richiesta d’incontro, che le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno inviato all’assessore regionale Vittorio Bugli.
Motivo della richiesta “urgente” sono le notizie che giungono dai territori, dove si riscontrerebbero, spiega la nota, una “sostanziale immobilità dei servizi e alcune rigidità dispositive” . In parole povere, il rischio su cui mettono l’accento i sindacati è quello di uno stallo della macchina burocratica ancora più grave in quanto motivato da una sorta di “buio tecnico” in cui l’attenzione alle dinamiche procedurali prevale sull’ottimizzazione dello svolgimento delle funzioni.
In realtà, il passaggio ha visto oltre mille dipendenti traslocare da un ente ad un altro, operazione che ha sì permesso di salvaguardare i livelli occupazionali ma che ora potrebbe provocare un grande stallo dovuto “essenzialmente a ragioni organizzative”.
Inoltre, come sottolineano i sindacati, il vero problema è anche rappresentato dalla necessità di valorizzare le competenze e il sapere del personale “transitato”, che potrebbero invece rappresentare il vero asso nella manica per evitare il protrarsi del “caos”.
Andando nello specifico, come illustra l’Usb regionale, dal 1 gennaio 2016, con il passaggio delle funzioni e delle competenze alla Regione Toscana, il raccordo fra i territori e la realtà fiorentina è pieno di difficoltà, dal momento che “ragionare in termini di gestione e di rilascio di atti di autorizzazione è molto diverso rispetto alla sola programmazione al coordinamento e controllo”.
Sono chiamati a rispondere dei tempi e delle procedure, oltre a coordinarsi fra di loro, i SUAP dei 256 comuni Toscani, l’ARPAT, il CISPEL con i Gestori dei Servizi Idrici Integrati e gli Uffici della Regione Toscana.
Il vero punto, spiega L’Usb, “non può essere l’atto Amministrativo rilasciato con il DPR n. 59/2013 attraverso l’AUA, ma la solerzia nel rispondere alle sollecitazioni delle Imprese ed al contempo al rispetto ed alla tutela ambientale, sotto il profilo relativo alle emissioni in atmosfera, agli scarichi idrici o al trattamento dei rifiuti. In altre parole, la Toscana non può diventare terra di conquista, bensì occorre elevare il livello di attenzione in materia ambientale. Occorre organizzarsi al meglio e poi decidere ed assumersi le responsabilità; una volta deciso bisogna mettere mano alle istanze arretrate e smaltire le pratiche del 2015 (e anche quelle del 2014)”.
Inoltre, altro punto fondamentale che il sindacato di base chiarisce, è che “le modifiche legislative regionali devono essere chiare e non prestarsi a dubbi applicativi, ed in particolare devono avere due elementi quale faro operativo: la risposta alle sollecitazioni delle imprese e del mondo del lavoro ed il rispetto dell’ambiente. Ad oggi gli uffici territoriali sono come ingessati e nessuna prospettiva a breve termine si intravede al fine di risolvere il problema e le imprese ne soffrono e le attività chiudono e si perdono posti di lavoro”.
Il che significa, in buona sostanza, che il rischio per le attività economiche è molto forte, in quanto molte necessitano, per lavorare, di avere autorizzazioni e permessi che in passato spettavano a, o passavano per, la provincia. Nell’aggiustamento generale, procedure già di per se’ complesse vengono aggravate ulteriormente e rischiano di restare a un punto morto per molto più tempo. Ad andarci di mezzo dunque, è questo l’allarme dell’Usb, è tutta una filiera economica territoriale che rischia di rimanere ferma o di partire in ritardo (magari con “la stagione”) o di vedere giacere inattive le risorse investite. “A questo – conclude l’Usb regionale – aggiungiamoci le strutture informatiche spesso obsolete e le altre note criticità del sistema burocratico italiano, e la frittata è servita”.
D’altro canto, la promessa fu fatta, verso la fine di febbraio scorso, dallo stesso governatore Rossi, quando, con riguardo alle circa 1500 domande per autorizzazioni ambientali che la Regione aveva ereditato dal primo luglio 2015 (si tratta di richieste poste in essere dopo questa data) col passaggio delle funzioni dalle province e che erano scadute, fece sapere che la Regione si impegnava, subentrando, “ad azzerare questo quadro nell’arco di tre-quattro mesi”.