Partorisce una bimba, ma non può tornare a casa: è stata sfrattata

Firenze – L’ultimo episodio dell’emergenza abitativa che affligge Firenze è avvenuto stamattina, in via Baccio da Montelupo, e ha per protagonista una famiglia di origine marocchina. La madre, cittadina italiana, ha partorito ieri una bambina, nata sottopeso, e perciò trattenuta in ospedale fino ad oggi. Ma stamattina lo sfratto, di cui da sette mesi erano a conoscenza le strutture dell’assistenza sociale, è stato eseguito. Così, fuori di casa si sono trovati in cinque: il padre della bimba, secondo marito della donna, e i due figli avuti dal primo matrimonio, un bambino di 13 anni e un adolescente di 18. Ovviamente, insieme alla madre e alla neonata.

Lo sfratto non era inaspettato, dal momento che si prospetta come la conclusione di una lunga vicenda di disagio. La donna in questione lavora presso una cooperativa, ma, al momento in cui ha dichiarato di essere incinta, è passata da 36 ore di lavoro a molte meno, considerando anche la gravidanza a rischio. Un problema, dal momento che il suo stipendio è l’unico che sostiene il nucleo famigliare. Infatti, il primo marito dopo averla abbandonata con i figli non ha più aiutato il nucleo famigliare, e il secondo compagno della donna, sta seguendo ora dei corsi per imparare l’italiano. Di conseguenza, lo sfratto è avvenuto per pregressa morosità.

“Purtroppo, il problema che ormai si pone quotidianamente – dicono da Asia-Usb, i cui rappresentanti erano presenti allo sfratto per tutelare la loro assistita – è proprio quello di trovare sistemazione in casi come questo, che sono sempre più frequenti”.

La prospettiva consegnata alla famiglia da parte delle strutture sociali, presso cui si erano recati sia l’avvocato di parte avversa, che la proprietà dell’immobile, che i due ragazzi col padre “acquistato”, oltre ai rappresentanti di Asia, era la seguente: madre e figlia in istituto, padre all’Albergo Popolare, figlio tredicenne in un altro istituto, mentre del ragazzo di 18 anni era incerta la sorte, anche se sarebbe stato molto probabile anche per lui il ricovero temporaneo all’Albergo Popolare.

“Per fortuna soccorre la rete di solidarietà – dice Emiliano Cecchi, di Asia – in quanto un nostro iscritto, che ha una stanza, avrebbe ospitato i due fratelli, in modo che non fossero costretti a separarsi”. Sì, ma ovviamente si sarebbe trattato di una soluzione temporanea. Un’altra possibilità, in realtà, era stata prospettata, vale a dire quella di trovare un altro alloggio col contributo delle istituzioni. Si tratta di 1300 euro, che sono però insufficienti a coprire la caparra dei tre mesi prevista ormai per gli affitti. Tenendo cnto anche del fatto che, essendo la madre in maternità e a poche ore, non si può proprio aggiungere niente di tasca della famiglia.

“La vicenda di oggi – dice Cecchi – è solo l’ultima di un’emergenza ormai quotidiana. Eppure, si pensi solo che, nel 2017, le case assegnate sono state meno di duecento, a fronte di una richiesta di oltre tremila. Il problema è anche che si tratta in assoluta maggioranza di assegnazioni avvenute “d’urgenza” cosicché la graduatoria “regolare” non scorre. Inoltre, quelle assegnate secondo questo particolare canale hanno carattere temporaneo. Il sistema risulta inceppato: si può parlare di “blocco” delle assegnazioni”. Tuttavia, c’è una categoria che ha visto una ripartenza delle assegnazioni, ed è quella delle coppie di nuova formazione. Le assegnazioni di questo tipo sono state sbloccate ora, dopo un “fermo” di quasi 10 anni”.

Sul tema interviene anche la consigliera comunale Miriam Amato, che si presenta alle prossime elezioni con la lista di Potere al Popolo. “Il vero nodo da sciogliere – dice – è che non ci sono investimenti sufficienti per l’edilizia popolare, nè da parte della Regione nè da parte del Comune. L’unica soluzione sarebbe infatti quella di aumentare il patrimonio dell’edilizia popolare, difendendola anche da tentazioni di svendita e speculazioni. Ricordo inoltre che mandare la gente “in struttura” è uno spreco e per di più inutile per la soluzione del problema. Porto l’esempio della struttura di San Paolino: la cifra spesa a persona è di 24 euro al giorno, che significa 720 euro al mese. Per un nucleo famigliare di 4 persone, sono 2.880 euro al mese. Il che significa che sarebbe senz’altro meno dispendioso metterli in affitto da privati”.

A sera, ecco la conclusione della vicenda: la famiglia ha deciso di non separarsi e dormirà in auto. Col freddo e una bimba di due giorni. Ma tutti insieme.

Foto: archivio Stamptoscana.it

 

 

 

 

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