Sono tutte a rischio di illecito penale, le nomine della Regione Toscana che stanno per essere rinnovate: in queste settimane 21 tra enti e società partecipate da Palazzo Strozzi Sacrati vedranno la nomina di un nuovo rappresentante, ma su tutte aleggia lo spettro della nuova normativa anticorruzione (190/2012) entrata in vigore alla fine del 2012. Una legge che pone nuovi e più stringenti requisiti per le nomine e in Toscana rischia di scardinare quel sistema di “controllo incrociato” di cui il Mps è solo l’ultimo esempio.
La questione riguarda infatti non solo la Fondazione Mps, la cui Deputazione generale scade a giugno, ma – tra le altre – anche il nuovo Cda del Maggio Musicale Fiorentino, dell’azienda Speciale della Camera di Commercio di Pisa per i servizi alle imprese, il collegio sindacale delle Asl di Massa, Prato, Pisa, Grosseto, Firenze, il collegio dei revisori del Parco dell’Appennino, la Fondazione Chigiana di Siena, la Fondazione Life Science, l’Internazionale Marmi & Macchine di Carrara, l’interporto della Toscana centrale, Sviluppo Toscana, Tinnova e così via.
Se finora era necessario che si configurasse il danno erariale o una corruzione, d’ora in avanti nominare in una partecipata un proprio rappresentante potrà già essere reato, se si dimostrasse che dalla nomina può trarre vantaggio (anche non economico) il soggetto nominato, il soggetto che ha effettuato la nomina o terzi soggetti che hanno influenze e interessi comuni. Infatti con l’art. 346 bis del codice penale si configura il reato di “Traffico di influenze illecite” che in maniera chiara definisce l’illiceità di procedere alle nomine secondo le vecchie logiche di potere.
In un quadro normativo carente a livello nazionale, la Regione Toscana si è dotata sicuramente di una legge (5/2008) sulle incompatibilità che prevede diversi casi – incompatibliità assoluta o relativa, ad esempio – tra l’essere dipendente pubblico, membro in carica di consigli elettivi oppure fornitori e consulenti, e l’essere nominato nel consiglio di amministrazione di un ente controllato dalla Regione stessa. La prassi ha però mostrato come spesso le nomine siano strumento non per il perseguimento dell’interesse pubblico ma per l’accrescimento di potere personale o partitico.
La nuova normativa nazionale che recepisce la convenzione internazionale anti-corruzione prevede invece che sia illecito “qualsiasi comportamento di mediazione verso pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio che porti vantaggio patrimoniale o altro vantaggio”.
In altre parole, la legge già oggi vieta che un partito o un soggetto si rafforzi attraverso la propria influenza in società partecipate: è il caso di Siena, dal momento che – notoriamente – molti consiglieri della Fondazione Mps e dello stesso Cda della banca versavano e ancora oggi versano contributi al Pd. O garantiscano l’afflusso di denaro nelle casse di enti come l’Università o il Comune di Siena, anche a scapito della stabilità del bilancio della banca stessa. In un quadro normativo modificato, questo intreccio di interesse o di influenza sul soggetto economico (quale appunto la Fondazione e la banca) diventa penalmente rilevante.
In un altro caso recente ricordato dall’ex sindaco Pierluigi Piccini, l’influenza del sindaco di Firenze ha determinato la nomina – da parte di Mps – come AD di Firenze Parcheggi del suo consigliere politico e persona a lui molto vicina. In quel caso la legge non era ancora in vigore, ma oggi quel comportamento potrebbe ricadere in un ambito penalmente rilevante. Saranno nell’occhio del ciclone anche erogazioni concesse dalle società controllate a enti culturali, associazioni sportive e no profit che contribuiscono a un vantaggio verso il soggetto che nomina.
“Ecco perché – spiega il coordinamento regionale di Fermare il Declino – occorre separare nettamente la politica dalle banche e dal controllo di soggetti di rilevanza economica, anche quelli che gestiscono servizi pubblici. La nostra proposta è di ispirarsi, per i prossimi casi, alla raccomandazione 162 del 2005 della Commissione Europea sulle nomine di amministratori indipendenti”.
In Italia esistono 7000 società partecipate, di cui 27% srl e il 57% spa, più consorzi e fondazioni. La Toscana è la seconda a livello nazionale per numero di Spa partecipate (8% del totale), mentre l’Emilia possiede il 60% di tutte le fondazioni partecipate dal pubblico in Italia.