Piccole e medie imprese si ribellano contro Confapi. E’ un vero e proprio ammutinamento quello partito da Modena che ha portato alla costituzione di una nuova associazione di categoria, l’Apmi. L’esempio di Modena è stato seguito da altre importanti realtà quali Bergamo, Verona e Vicenza che insieme si sono confederate in Confimi. Si tratta del capitolo finale di un lungo scontro tra le realtà locali e la Confederazione nazionale, accusata di essere sempre più lontana delle realtà locali.
A spiegare le ragioni dello strappo è il presidente Dino Piacentini: “Si è trattato dell’epilogo naturale di tutta una serie di passaggi che hanno caratterizzato, negli ultimi due-tre anni, il rapporto fra confederazione nazionale Confapi e molte associazioni territoriali, rapporto che è andato sempre più deteriorandosi a causa degli atteggiamenti scorretti della confederazione nazionale. L’assemblea ha quindi approvato la proposta di rescindere il rapporto associativo per giusta causa e abbandonare Confapi. Al tempo stesso, l’Assemblea ha approvato la proposta del Consiglio Direttivo di aderire alla neo costituita Confimi, la Confederazione nazionale delle Industrie Manifatturiere Italiane”.
“Voglio sottolineare – continua Piacentini – l’importanza di questo passaggio, confermata anche dalla consistente presenza di imprenditori in Assemblea, che si sono espressi all’unanimità su tutti i punti posti in votazione. Ciò è per noi di grande stimolo a proseguire sulla strada che stiamo percorrendo ormai da diversi anni, e che vede nei servizi qualificati e nella tutela della Pmi il cuore della nostra azione. Come ho avuto modo di ribadire di fronte ai colleghi imprenditori, l’associazione di Modena resta quella di sempre, con i suoi servizi di qualità e con il suo impegno a rappresentare le Pmi della provincia di Modena a tutti i livelli”.
Aggiunge il presidente: “Il segnale esterno più evidente sarà costituito dal ritorno alla denominazione precedente: APMI, Associazione delle piccole e medie imprese”.
“Era però ormai indispensabile fare un salto di qualità – conclude Piacentini – : lo scenario di cambiamento e di transizione politica della società italiana e del sistema internazionale, unitamente al perdurare di una crisi economica di rilevanza storica, impongono a chi è impegnato in attività di rappresentanza una riflessione per ripensare i valori e le modalità con cui svolgere questa importante funzione. Riaffermare con forza la centralità del settore manifatturiero e promuovere politiche industriali che tengano nel debito conto il peso e il valore della Pmi, che oggi viene costantemente sottostimato non è una sfida utopistica, anzi è molto stimolante per chi, come noi crede che sia giunto il momento di ripensare a un nuovo modello di relazioni industriali e di concertazione tra istituzioni, sindacati e imprese. Per questo, insieme ad altre tre associazioni territoriali molto importanti, Bergamo, Verona e Vicenza, abbiamo dato vita a Confimi: un’entità dalla struttura leggera, la cui preoccupazione non sarà quella di giustificare la propria esistenza con apparati mastodontici quanto inefficienti, bensì di dare pronte risposte alle esigenze delle Pmi italiane, cioè credito, meno burocrazia, efficienza della pubblica amministrazione, apertura ai mercati”.