Adesso in tanti si affannano a dire che tra i 5 Stelle di Parma il malcontento serpeggiava da tempo, e che l’inizio di una scissione era ormai nell’aria dopo le polemiche che hanno diviso il sindaco Pizzarotti dai capi nazionali del movimento, Grillo e Casaleggio. Ma la realtà è che la nascita dell’associazione “Amici di Beppe Grillo di Parma e Provincia” con relativo comunicato (anonimo, per ora) molto critico verso l’amministrazione Pizzarotti non era esattamente l’esito più atteso per le sorti locali del M5S.
Molti attendevano una scomunica diretta dal blog di Grillo, in particolare dopo i risultati delle elezioni Europee e la punzecchiatura sul “gradimento alle Europee uguale gradimento dei sindaci 5 Stelle al governo”. Invece, la strada scelta è quella della fronda locale. Con scelta tra due opzioni per i capi del M5S: lungo logoramento o espulsione dilazionata sulla base delle accuse già contenute nel documento di cui sopra. Quelle per cui Pizzarotti e la sua giunta non avrebbero rispettato il programma del movimento.
Al momento, tuttavia, restano molti punti oscuri. Non si sa con precisione quanti siano gli attivisti “scissionisti”. C’è chi parla di 20 su 80, mentre sindaco e “fedelissimi” garantiscono che si tratta di appena cinque persone già uscite dal gruppo locale (Parma in Movimento) e che il comunicato di critica sarebbe stato scritto da un unico ex attivista. Dall’altra parte rilanciano: non solo sarebbero molti di più, ma avrebbero con sé ben tre consiglieri comunali di maggioranza, pronti a votare d’ora in poi ogni delibera secondo coscienza. E tenuto conto che con cinque consiglieri “ribelli” la maggioranza non esisterebbe più, i restanti tre anni di mandato per Pizzarotti si annunciano piuttosto lunghi.
L’ATTACCO – Si parte con alcuni stralci del duro comunicato della fronda. “Noi attivisti del Movimento 5 Stelle – scrivono – ci dissociamo dalle dichiarazioni degli ultimi mesi dell’Amministrazione comunale di Parma che la collocano sempre più lontano dai principi del Movimento 5 Stelle. Riteniamo che dovremmo seriamente interrogarci sul perché a Parma, retta formalmente fa un amministrazione del M5S, e nel territorio circostante la risposta elettorale alle recenti elezioni Europee e amministrative non è stata migliore che nel resto d’Italia, prima di indagare presunti errori altrui salvo poi esternare un formale desiderio di autocritica con dichiarazioni che contrastano con due anni di comportamenti caratterizzati dal totale rifiuto di qualsiasi forma di critica costruttiva offerta all’amministrazione comunale”.
“Il candidato alle europee appoggiato dal gruppo Parma in Movimento non è riuscito a farsi eleggere a differenza di altri candidati regionali premiati dal voto per il Parlamento Europeo. Le elezioni amministrative che si sono svolte in provincia non hanno avuto alcun aiuto tangibile dal gruppo di Parma, che in questi anni ha acquisito almeno nominalmente una certa esperienza sia nel condurre una campagna elettorale, sia nell’amministrare una città. Mesi e mesi di silenzio e disinteresse hanno fatto sì che soltanto tre comuni su trentadue siano riusciti a presentare faticosamente una lista. Tale mancanza di collaborazione non è linea con l’idea di sostenere la crescita e diffusione del M5S e le parole di chi afferma di farlo non bastano a fornire riscontri concreti in tal senso”.
“Nei due anni di governo la chiusura del gruppo dei Consiglieri Comunali di Parma – tranne pochi che, a onor del vero, in certi casi hanno palesato il proprio dissenso per tale linea comportamentale – ha allontanato simpatizzanti e paralizzato ogni spinta dal basso, sempre ostacolata da timori di essere imputati di responsabilità personali. Costoro hanno finito per abbandonare le istanze degli attivisti del Movimento e dei cittadini, non facendosi portavoce di principi fondamentali come quello di condivisione”.
“Il programma elettorale sottoscritto dall’Amministrazione è stato quasi del tutto disatteso. Ci si è concentrati sulla redazione di un bilancio senza prese di posizione che permettano di distinguere, tramite azioni politiche vere, l’attuale gestione dal commissario prefettizio che l’aveva preceduta”.
LE REPLICHE – Immediata la replica di Marco Bosi, capogruppo del M5s in Consiglio comunale. “Innanzitutto non si firma nessuno, non c’è un nome. Si tratta al massimo di 5-6 fuoriusciti parmigiani da Parma in Movimento. Non so se hanno raggruppato persone da fuori provincia. Dicono che gli attivisti sono scontenti, parlano di dissenso? – continua Bosi – i numeri parlano chiaro: cinque attivisti rispetto agli ottanta che ancora continuano a sostenere l’Amministrazione”, aggiunge il capogruppo, ricordando che gli “Amici di Beppe Grillo di Parma e provincia” non sono autorizzati a usare il logo ufficiale del Movimento 5 stelle.
E proprio il Movimento 5 stelle di Parma “ufficiale” invia in contemporanea con Bosi una nota in appoggio al sindaco. “Il Movimento 5 Stelle di Parma – si legge – nasce nel 2005 e da allora tanti attivisti si sono susseguiti per dare forza ad un progetto che ci ha portato nel 2012 alla guida di questa città. Il Sindaco Pizzarotti, la sua Giunta e i Consiglieri sono una parte di questo progetto che nasce dal basso e che esiste anche grazie al lavoro silenzioso e lontano dalle luci dei riflettori di circa 80 attivisti. Un gruppo che si confronta e che cerca di trovare delle soluzioni grazie alle idee di tante persone. Ma come in ogni gruppo, talvolta, le proprie idee non sono quelle della maggioranza”.
“A quel punto – prosegue il comunicato – sta a noi decidere se riconoscere che la nostra idea, seppur legittima, non è condivisa ed accettare quella del gruppo, oppure fare come i partiti tradizionali e staccarsi per cercare di creare una propria corrente al fine di trarre un vantaggio personale da questa situazione.
Ci dispiace che non abbiano firmato quel comunicato preferendo nascondersi dietro l’anonimato, ma è forte il sospetto che siano le 5 persone che nelle scorse settimane hanno abbandonato il nostro gruppo. 5 persone appunto, contro 80 attivisti che senza chiedere nulla in cambio si spendono per costruire invece che distruggere”.