Parma, l’aeroporto Verdi è arrivato al capolinea

Nessun aumento di capitale, nessun nuovo socio in vista: tra una settimana inizia il periodo di liquidazione.

L’11 giugno iniziamo il periodo di liquidazione dell’aeroporto Verdi di Parma, che perderà la concessione ventennale totale e verrà tolto dal piano nazionale aeroporti. A quel punto perderemo tutti i servizi a supporto della nostra attività”. È il lapidario commento di Guido Dalla Rosa Prati, presidente della società di gestione dello scalo Sogeap.

Ad oggi non abbiamo soggetti e operatori interessati alla nostra realtà – ha proseguito il presidente. L’aumento di capitale chiesto di 2,5 milioni di euro non è stato sottoscritto al 31 maggio. Abbiamo ricevuto qualche manifestazione d’interesse ma mai concretizzata. La società quindi verrà messa in liquidazione dall’11 giugno: 30 dipendenti rischiano a breve di rimanere a casa. Questo a meno di miracoli  cioè che qualcuno si presenti con una sottoscrizione per l’aumento del capitale. Io spero nei miracoli, ma non credo che avverrà. Sono abbastanza triste. Se non avviene il miracolo quest’azienda chiude e a Parma sparisce l’aeroporto“. La cosa più probabile, a questo punto, è che l’assemblea di soci dell’11 giugno nomini un liquidatore per procedere alla chiusura. Il tutto nel silenzio delle istituzioni locali e nazionali, con l’eccezione di alcuni consiglieri di opposizione in Comune – a partire dall’Udc Giuseppe Pellacini – e dei tre parlamentari Pd di Parma.

I vertici di Sogeap hanno garantito la normale attività dell’aeroporto per almeno un mese dalla messa in liquidazione, fino all’11 luglio. La pista d’atterraggio dell’aeroporto parmigiano – di oltre 2mila metri, sui cui possono atterrare aerei fino a 200 passeggeri – se lo scalo chiude, verrà utilizzata solo dall’Aeroclub e dai privati.

Da Sogeap è quindi partito il consueto appello alle istituzioni locali. Più volte reiterato negli ultimi mesi, ma che finora non pare aver sortito effetto. “Stiamo parlando di un’area ricca, la più ricca della Regione. Strategica: tra Milano e Bologna, la famosa Area vasta di cui tanto si parla dov’è? Per mantenere operativo l’aeroporto ci vogliono tre milioni di euro all’anno. Per me sono una cifra immensa, ma per delle istituzioni no. Qui forse vedremo una distesa di asfalto“.

Due le principali trattative sfumate negli ultimi mesi. Per prima, la cinese Izp. “Gli investitori cinesi presentati dal presidente del Consiglio Matteo Renzi hanno confermato un labile interesse sull’aeroporto di Parma – spiega Dalla Rosa Prati – interesse poi non concretizzato: sono spariti dalla circolazione“. Poi è stata la volta di Sea, la società che gestisce Linate e Malpensa. “Ci siamo sentiti con Sea, che ha dimostrato interesse ad avvicinarsi a Parma ma poi si è ritirata e ha riferito di non essere interessata al nostro“. A quanto pare Sea avrebbe optato per l’aeroporto di Brescia.

In attesa dell’11 giugno, quando si riunirà all’Unione parmense degli industriali l’assemblea dei soci con la nomina del liquidatore, lunedì prossimo è in programma in municipio una commissione consiliare dedicata all’aeroporto in cui i vertici di Sogeap aggiorneranno il sindaco e i consiglieri sulla situazione attuale dello scalo.

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