Iren ha ufficialmente chiesto l’autorizzazione per bruciare nell’inceneritore di Parma anche rifiuti provenienti da fuori provincia. Mercoledì scorso la multiutility ha presentato alla Provincia, al Comune di Parma e alla Regione tutta la documentazione per avviare le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (Via) e di modifica dell’Autorizzazione integrata ambientale del Paip di Ugozzolo, affinché venga classificato come termovalorizzatore Cogenerativo ad impianto di recupero energetico “R1” con superamento dei vincoli di bacino ed alla saturazione del carico termico dello stesso impianto.
Il decreto Sblocca Italia del governo Renzi, infatti, prevede per gli inceneritori di ultima generazione che producono energia (come quella di Parma) la possibilità di richiedere un incremento del carico di rifiuti autorizzato. E l’inceneritore di Ugozzolo punta alla saturazione termica, che non potrebbe neppure essere raggiunta se venisse smaltito il massimo di rifiuti attualmente consentito di 130mila tonnellate all’anno.
LE REAZIONI
Contro questa scelta, annunciata da mesi, si è già pronunciato il Comune per bocca dell’assessore all’Ambiente Gabriele Folli. Da sempre contrario anche solo alla semplice accensione dell’impianto Folli ha ricordato come a più riprese “ai cittadini di Parma sia stato promesso che non sarebbero arrivati rifiuti da fuori provincia” mentre adesso, con lo Sblocca Italia, potrebbero arrivare anche da fuori regione: in pratica, dall’intero territorio nazionale. Contro un’ipotesi di questo genere “il Comune farà tutto il possibile”.
Ma sono molti – per non dire tutti – i politici locali contrari all’arrivo di rifiuti da fuori provincia in vista dell’incenerimento a Ugozzolo. Tra questi Roberto Ghiretti, consigliere comunale e leader di Parma Unita: “Di fronte ad una richiesta chiara e inequivocabile da parte di Iren – scrive in una nota – occorre che la politica sappia dare una altrettanto chiara risposta sulla base di quanto promesso, anche e soprattutto in considerazione del fatto che la città potrebbe tollerare un ulteriore tradimento da parte della politica.
In primo luogo è chiamato a prendere posizione chi oggi siede al governo della città che, lo ricordo, ha espresso anche un rappresentante in seno al cda della multiutility, ma devono far sentire la propria voce anche i gruppi consiliari di maggioranza e minoranza. Non mi basta quanto dichiarato dal sindaco Pizzarotti in sede di assemblea dei sindaci in merito al fatto che Iren “se ha sbagliato i conti è giusto che paghi, e non che scarichi i costi sui cittadini”. Occorre dire chiaramente che Parma farà tutto quanto necessario e possibile per avversare questa iniziativa, muovendosi compatta in ogni sede possibile per sostenere le proprie ragioni”.
LIVELLI DI INQUINAMENTO
Per motivare la propria richiesta Iren ha presentato una corposa documentazione, che comprende uno studio di impatto ambientale redatto dalla Oikos Progetti di Milano. Nel 2014 sono state conferite al termovalorizzatore, ancora non in fase di piena funzionalità, 120.900 tonnellate di rifiuti provenienti dal territorio di Parma, con massimo consentito 130mila.
Lo studio ritiene in sostanza che l’aumento delle emissioni per il 2020 sarà trascurabile in quanto rientrerà nei limiti imposti dalla legge: “Le emissioni dell’impianto sono legate alla portata dei fumi emessi dal camino e alla concentrazione degli inquinanti negli stessi. Il progetto in esame prevede, non una modifica in termini impiantistici, ma una variazione nelle quantità e qualità di rifiuti immessi al trattamento del termovalorizzatore esistente. Le valutazioni sviluppate mostrano come la portata dei fumi dal camino non aumenti confermandosi quindi al di sotto del limite massimo già autorizzato”.