“La trasparenza? Oggi no. Domani forse. Ma dopodomani…sicuramente”. Per ora l’atteggiamento del Comune di Parma sul fronte dei bilanci e della governance delle società partecipate è un po’ questo.
Passa il tempo, la rivoluzione si aggiorna e nel più grande Comune a 5 stelle del Paese che ti combinano? E’ presto detto: dall’oggi al domani compare sul sito del Comune un bando per cercare il nuovo amministratore delegato di Parma Infrastrutture (PI), la partecipata più “operativa” tra quelle ereditate dall’era Vignali. E l’attuale amministratore unico? Si è dimesso, e per scoprirlo è necessario andare a spulciare tra le righe del bando visto che dal Comune e dall’interessato non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale.
Rosario Giannini, nominato il 3 dicembre 2012 (quindi in piena era grillina), 42mila euro lordi annui di compenso, in teoria sarebbe dovuto restare in carica fino ad aprile del 2015, ma su cause e modalità delle sue dimissioni improvvise è buio totale. La stessa oscurità riguarda i conti della controllata, al pari di quelli delle sue “sorelle”. E’ all’interno di queste società che si annidano almeno i due terzi dell’ingente debito del Comune di Parma che, secondo l’assessore al Bilancio Gino Capelli, si aggira intorno ai 600 milioni di euro.
Le poche certezze riguardano i 20 milioni necessari a PI per svolgere la sua attività di manutenzione (l’ultimo bando, lo scorso marzo, è andato deserto), e il periodo in cui dovrebbe essere reso noto alla città il bilancio consolidato delle partecipate: fine luglio.
Intanto, tocca accontentarsi. Dei proclami del sindaco Pizzarotti e dell’assessore Capelli, secondo i quali “il debito complessivo si è ridotto di 265 milioni, passando da 850 a 585”. Senza ricordare, nemmeno di sfuggita, che tale riduzione dipende soprattutto dal fallimento della partecipata Spip (più di 100 milioni, con qualche rischio tuttora presente per il Comune) e dalla dismissione di Stt (a partire dalla Pasubio).
Quest’ultima, di cui Parma Infrastrutture è di fatto erede quanto a compiti, ormai è una sorta di “bad company” del Comune. Con una notevole quantità di debiti in pancia, trattandosi di una holding che contiene altre quattro partecipate (erano sette con Stu Authority, Spip e Stu Pasubio).
Abbastanza per far dire al consigliere comunale del Pd Massimo Iotti che “il default si è evitato solo perché non sono state considerate”.
Il 3 giugno scadrà il bando per trovare il nuovo amministratore di Parma Infrastrutture. Ammesso e non concesso che si trovi il successore di Giannini, dopo quella data forse si potrà fare un po’ di luce nel buco nero dei debiti del Comune di Parma.
Simone Aiolfi