Parma: il faccia a faccia tra grillini e giornalisti

Poteva essere un dialogo tra sordi, invece l’incontro è stato un’utile occasione di confronto

Simone Aiolfi

Poteva essere un dialogo tra sordi. Invece l’incontro di sabato scorso tra esponenti del Movimento 5 stelle e giornalisti di quotidiani e tv nazionali è consistito in un’utile doppia lezione.

Da un lato una lezione di giornalismo rivolta ai grillini, spesso inclini a cadere nel vizio (tipico della politica) di considerare “buona” informazione soltanto quella favorevole al proprio movimento o disposta a concedere monologhi privi di contraddittorio.

Dall’altro lato i giornalisti hanno ricevuto un invito ad informarsi e a riportare notizie con correttezza ed imparzialità. Invito utile per chi spesso cerca conferme alle proprie tesi prima che notizie,  alla rincorsa costante dell’argomento di moda nell’agenda del momento.

L’incontro, promosso dall’associazione Hydra (i cui giovani giornalisti locali hanno moderato l’incontro), ha visto la partecipazione del vicepresidente della Camera dei Deputati Luigi Di Maio, del sindaco Federico Pizzarotti e del capogruppo del M5S nel consiglio comunale di Parma Marco Bosi. Per la stampa, Antonio Padellaro e Maurizio Chierici (direttore e giornalista del Fatto Quotidiano) Corrado Formigli (Piazza Pulita, La7) ed Emanuele Buzzi del Corriere della Sera.

A marcare la distanza tra le diverse posizioni hanno pensato subito il sindaco Pizzarotti e Formigli. Il primo ha attaccato con una riflessione sulle notizie e la loro gerarchia. “Servirebbe maggiore attenzione alla notizia e alla sua importanza. Qual è la notizia importante? Quella che permette ai cittadini di comprendere meglio la realtà o il gossip? Si parla troppo di argomenti pruriginosi e poco di cose concrete, tipo il lavoro che fanno i nostri parlamentari tutti i giorni. Da un anno, i giornalisti nazionali che vengono qui mi fanno sempre le stesse tre domande, e non sono affatto preparati sui temi dell’amministrazione locale”.

Secca la risposta di Formigli, che ha così riassunto il significato della parola informazione: “Chi decide cos’è una notizia? O cosa è pruriginoso e cosa no? Non può essere il politico, è un problema di democrazia. Il giornalista ha la libertà di scrivere come gli pare, poi verrà giudicato e se necessario anche denunciato. I politici non possono dare lezioni di giornalismo ai giornalisti”. Formigli ha poi affermato di notare “un eccesso di vittimismo, soprattutto verso la tv. Certe cautele che noi conduttori abbiamo con il M5S non le abbiamo con nessuno. Ma il Movimento accetta di essere raccontato da giornalisti esterni, riconosce il loro ruolo di informazione? Perché non si possono sostituire i giornalisti con gli attivisti: e se l’unica informazione giusta è quella del blog di Grillo, tutta questa discussione è inutile”.

Antonio Padellaro ha invitato a “piantarla con il vittimismo. Ma vale per tutti, anche per i giornalisti. Non esistono santuari, né per la politica né per l’informazione. E non dimentichiamo che la stampa negli ultimi cinque anni ha perso un milione di copie. Poniamoci il problema di come facciamo informazione”.

Rivolto al vice presidente della Camera Di Maio, il direttore del Fatto Quotidiano ha sottolineato però l’esigenza di “non annoiare i lettori. C’è un problema di linguaggio ed è più difficile fare informazione sulle vostre proposte di legge. Stiamo ancora aspettando che il Movimento apra il Parlamento con l’apriscatole, come aveva detto Grillo, per dire ai cittadini come vengono spesi i soldi. Non avete mai fatto una conferenza stampa su questo”.

Piccata la risposta di Di Maio: “Conferenze stampa no, ma l’abbiamo detto eccome e non è stato mai riportato. In futuro saremo più presenti anche in tv: forse in questi mesi abbiamo passato troppo tempo a lavorare dentro al Parlamento e poco fuori a comunicare”.

Il capogruppo del M5S nel consiglio comunale di Parma Marco Bosi ha infine sottolineato le differenze tra “stampa nazionale e stampa locale. La seconda ha un approccio migliore, va a cercare quello che realmente accade, ci controlla e ci sprona a fare meglio. Se facessero così anche i media nazionali sarebbe meglio per tutti”.

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