Quattro indagati e blitz della Guardia di Finanza per Parma Gestione Entrate, la partecipata del Comune che si occupa di riscossione di tasse e multe per conto dell’ente pubblico.
Le perquisizioni sono scattate ieri mattina, all’apertura degli uffici. Fiamme gialle e squadra mobile della questura hanno visitato per l’intera giornata la sede di Pge e il municipio, allo scopo di acquisire faldoni di documenti.
Blitz anche nelle abitazioni del presidente di Pge Enrico Tosi, dell’amministratore delegato Oscar Giannoni, del direttore Pierluigi Allegri, che hanno ricevuto un avviso di garanzia con l’accusa di usura, peculato e falso ideologico. Avviso di garanzia per falso ideologico anche per Federico Merli, amministratore di società private a cui Pge aveva dato in concessione il servizio di notifica di multe e ingiunzioni fiscali.
Controlli effettuati anche a La Spezia nella sede di Ica Srl, colosso della riscossione e partner privato di Pge al 40%, mentre diversi dipendenti della società di riscossione Pge, circa una decina, sono stati ascoltati in questura come persone informate dei fatti.
Dalle indagini condotte finora dalla Guardia di Finanza emergerebbe che non tutto l’incasso delle riscossioni veniva versato al Comune. E visto che l’ambito è quello relativo alle funzioni pubbliche l’ipotesi a carico dei vertici di Pge è peculato, un reato contro la pubblica amministrazione. Per quanto riguarda la falsità ideologica, sarebbero basate sul sospetto che le notifiche (oggetto di aggio) fossero fittizie, ossia mai realmente avvenute benché risultassero effettuate. E questo, appunto, tramite attestazioni false. Infine il reato di usura, in fase di verifica, riguarderebbe il tasso di aumento della sanzione applicato per il servizio di riscossione: se risultasse eccessivo, si ricadrebbe in quell’ipotesi di accusa.
Le perquisizioni sono state ordinate dal pm Paola Dal Monte nell’ambito dell’inchiesta sulle irregolarità nella notifica delle multe, un caso di cui si è parlato molto anche negli ultimi mesi. Il Movimento Nuovi Consumatori aveva anche presentato un esposto alla procura denunciando casi di notifiche mai effettuate, con presunte falsificazioni delle firme da parte degli agenti riscossori.
Finora l’amministrazione comunale ha sempre difeso l’operato della società partecipata salvo nelle ultime settimane dare mandato a una società esterna – PriceWaterhouse Cooper – per analizzare le modalità di lavoro della stessa Pge.
Nel consiglio comunale di oggi l’assessore al Bilancio Marco Ferretti – di cui l’opposizione (compreso il gruppo M5S Parma) ha chiesto le dimissioni – ha annunciato le dimissioni imminenti di tutto il cda di Parma Gestione Entrate. “I membri non si dimettono in quanto colpevoli di qualsivoglia reato né il Comune li ritiene tali, né soprattutto hanno ricevuto avviso fine indagini. D’accordo con il Comune hanno deciso di fare un passo indietro, per chiarire la vicenda”.
REAZIONI
Numerose le reazioni politiche alla notizia delle indagini. Il Comune guidato da Federico Pizzarotti si attesta, per il momento, su una linea di totale garantismo in attesa degli sviluppi del lavoro della magistratura. L’opposizione, oltre al Movimento Nuovi Consumatori guidato da Filippo Greci, sottolinea invece quelle che ritiene responsabilità per lo meno omissive da parte dell’amministrazione, oltre al fatto che il presidente di Pge sia stato scelto proprio da Pizzarotti.
“L’Amministrazione Comunale – si legge in una nota del Comune – segue con attenzione l’indagine in atto, che riguarda la partecipata Parma Gestione Entrate.
Lo fa ribadendo piena fiducia nel lavoro della magistratura, e ricordando che il Comune è il primo interessato a fare piena luce sulle vicende che riguardano la società in questione, tanto che l’Amministrazione da tempo ha avviato verifiche e, nello specifico, ha incaricato una società specializzata, affinché controllasse in modo puntuale eventuali situazioni di criticità o di comportamenti scorretti nella gestione delle attività che Pge svolge per conto del Comune. L’azione è stata intrapresa proprio allo scopo di tutelare il Comune stesso da possibili danni, non solo economici, e soprattutto i cittadini, in caso fossero stati danneggiati a loro volta da procedure errate, a cominciare dalle modalità di notifica delle contravvenzioni. Alla luce degli eventi in atto, il Comune valuterà gli opportuni eventuali provvedimenti da assumere nei confronti della Società, allo scopo di garantire la trasparenza e il buon funzionamento nella gestione delle entrate di competenza dell’Ente”.
Opposta la visione della vicenda da parte del segretario cittadino del Pd Lorenzo Lavagetto e del capogruppo consiliare Nicola Dall’Olio. “La magistratura – scrivono in una nota congiunta – sta indagando su Parma Gestione Entrate e non abbiamo alcuna intenzione di interferire o commentare le indagini. Una cosa però è certa: il Comune di Parma, nonostante le molteplici perplessità sollevate soprattutto da un’associazione cittadina (il Mnc) e anche di consiglieri comunali (Pd), finora ha sempre difeso a spada tratta l’operato di tale società il cui presidente, lo ricordiamo, è stato scelto dal sindaco, sulla base di una scelta fiduciaria, senza neppure la presentazione del curriculum, il che significa un’accentuazione del rapporto di fiducia nei suoi confronti.
Le ragioni della scelta, il sindaco non ha mai spiegato, evitando altresì la doverosa comunicazione al Consiglio Comunale; e gli amministratori di Pge ripetutamente convocati in commissione consiliare non si sono mai resi disponibili..
Solo pochi giorni fa il Comune ha dichiarato di avere incaricato la Pwc di operare una verifica, con l’auspicio che un soggetto nominato e pagato dal Comune possa davvero operare un controllo serio e puntuale.
Bene, indipendentemente dall’esito delle indagini una cosa è certa: il Comune in questi anni non ha operato alcuna seria vigilanza nella sua società partecipata ed ha solo cercato di mettere una foglia di fico (l’incarico alla Pwc) e solo nell’imminenza dell’azione della magistratura della quale si vociferava da tempo.
Purtroppo tutto questo non ci meraviglia se si considera che il sistema delle partecipate è un carrozzone ancora in piedi i cui costi gravano sui cittadini. La trasparenza non deve essere un vezzo di parole, ma una pratica costante anche nei confronti dei propri ‘fiduciari’ ”.