Parma Fc, il presidente Manenti arrestato dalla Guardia di Finanza

Il proprietario del disastrato club calcistico, fermato insieme ad altre 21 persone, è accusato di reimpiego di capitali illeciti. Domani il tribunale decide sul fallimento

Il presidente del Parma Fc Giampietro Manenti è stato arrestato dagli uomini della Guardia di Finanza nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Procura di Roma.
L’accusa nei confronti del proprietario del club è di reimpiego di capitali illeciti.  Assieme a Manenti sono state arrestate altre 21 persone: tra i reati contestati agli arrestati ci sarebbero anche peculato e autoriciclaggio con l’aggravante del metodo mafioso. Si parla pure di frodi informatiche e utilizzo di carte di credito clonate.

La Finanza si è recata anche negli uffici del Parma Fc e perquisizioni sono in corso nella sede della Ragioneria generale dello Stato.  Secondo le accuse della Procura 4,5 milioni di euro per l’acquisto del Parma Calcio sarebbero dovuti finire nelle tasche di Manenti grazie ad operazioni di hackeraggio. In pratica i soldi sarebbero stati  prelevati da carte di credito clonate e conti violati da un gruppo di hacker. E attraverso “l’uso delle somme in operazioni commerciali come sponsorizzazioni, gadget e abbonamenti allo stadio“. Lo ha detto poco fa il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino. L’operazione di riciclaggio non è andata a buon fine per problemi tecnici e a quel punto sono intervenuti i finanzieri. “Manenti era in contatto con uno dei componenti del gruppo di hacker, è lui che contatta questo personaggio milanese componente della banda specializzata in riciclaggio, e sarebbe stato il beneficiario di una somma di 4,5 milioni, facendo 50 e 50“. Per lui non c’è l’aggravante mafiosa. Dalle indagini non è emersa alcuna corresponsabilità.

Manenti è diventato presidente del Parma il 9 febbraio scorso  quando ha rilevato il club per un euro dalla Dastraso, holding di riferimento di Rezart Taci che a sua volta aveva acquistato la società a fine 2014 da Tommaso Ghirardi, accusato dalla Procura di Parma di bancarotta fraudolenta. A questo proposito Il procuratore della Repubblica di Parma Salvatore Rustico ha chiarito che il procedimento avviato dagli inquirenti romani al momento non ha connessioni con le indagini condotte a Parma.

Un (ennesimo) macigno si abbatte così su un club calcistico che da tempo naviga in acque agitatissime ed è gravato da quasi 100 milioni di debiti. Proprio domani è in calendario l’attesissima udienza pre fallimentare presso il Tribunale di Parma. In caso di fallimento potrebbe scattare l’aiuto economico da 5 milioni approntato dalla Figc per consentire al Parma di terminare il campionato.
Ma la decisione dei giudici potrebbe anche slittare oltre domenica prossimo, mettendo a forte rischio la partita interna contro il Torino.

Sul tavolo al momento restano tre possibili strade: quella sempre più realistica del fallimento, la concessione del concordato preventivo o  la concessione del concordato preventivo in bianco. Ipotesi quest’ultima che garantirebbe ancora 60 giorni per  approntare un piano di risanamento finanziario. Il problema, a questo punto e con Manenti fermato dalle Fiamme gialle, è: piano di risanamento studiato da chi?

Se la decisione sarà quella del fallimento, il Tribunale nominerebbe un curatore che concederà immediatamente l’esercizio provvisorio dell’attività industriale.

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