Tu chiamala, se vuoi, democrazia partecipata. Ma il voto per i quartieri di Parma (per eleggere Ccv: consigli dei cittadini volontari) – che parte online oggi e finirà il 24 aprile prossimo – ha più le sembianze di un flop. Anzi, di un doppio flop. Le ambizioni dell’amministrazione non erano da poco: introdurre elementi di democrazia partecipata in quel di Parma, primo comune capoluogo di provincia conquistato dal Movimento 5 Stelle. Si era partiti da lontano, dalla cosiddetta “Giornata della Democrazia” (fine settembre 2013), per proseguire con la modifica dello statuto comunale, l’introduzione dei referendum propositivi senza quorum e appunto i Ccv. Anche questi saranno organi consultivi, più o meno come i vecchi consigli circoscrizionali che però erano eletti con normale procedura da democrazia rappresentativa.
Ecco un primo problema. Non essendo scelti tramite liste presentate da partiti o movimenti, i consiglieri eletti nei Ccv non avranno alcun filo diretto con i consiglieri comunali come invece accadeva in passato. Il che farà senz’altro piacere ai sostenitori dell’impegno diretto e “spontaneo” dei cittadini in politica, in chiave antipartitica. Ma rappresenterà anche un notevole handicap per i Ccv, privi come saranno di qualunque potere effettivo. L’unica possibilità che avranno per farsi ascoltare sarà una piena sintonia con l’amministrazione comunale e in particolare con il partito/movimento (unico) di maggioranza. Non proprio in linea con la retorica “partecipativa” di marca grillina visto che qui più che alla partecipazione (dal basso) siamo alla mobilitazione (dall’alto) attuata da un solo soggetto politico tra i tanti che siedono in consiglio comunale.
Un antipasto lo si è avuto del resto durante l’incontro preliminare con i candidati ai Ccv svoltosi meno di un mese fa all’auditorium Toscanini. Organizzato con tanto di riprese video dall’associazione Parma in Movimento (il meetup da cui è nato il M5S parmigiano), è stato presieduto da vice sindaco e sindaco il quale ha pure sollecitato i futuri consiglieri di quartiere a non focalizzarsi su buche, alberi e banali problemi di quartiere.
Il primo fallimento del voto per i Ccv sta nei numeri. In linea con la Giornata della Democrazia, dove la partecipazione dei cittadini non fu proprio massiccia, per i Ccv su circa 160mila residenti eleggibili i candidati consiglieri sono in tutto 169, di cui 125 si sono autocandidati raccogliendo firme (minimo 25) e 44 hanno accettato la partecipazione (su un totale di 650 persone sorteggiate inizialmente). Tra questi, da oggi al 24 aprile i cittadini di Parma potranno votare online i rappresentanti dei tredici quartieri della città.
In alcune circoscrizioni le elezioni non si terranno nemmeno, dal momento che non è stato raggiunto il numero minimo di candidati per costituire il consiglio: a San Pancrazio per esempio si sono fatti avanti solo in 7, a San Lazzaro 6, mentre a Cortile San Martino si sono proposte solo 8 persone. E anche nei restanti dieci quartieri i numeri non sono molto più alti e non superano mai la soglia dei 20 candidati, anche se potranno comunque garantire il regolare svolgimento delle elezioni.
Poi c’è la questione di molti dei nomi in lista. Chiunque abbia frequentato negli ultimi anni la politica locale, e in particolare i consigli di quartiere, vi ha già rintracciato vari rappresentanti (anche di lungo corso) di partiti politici e movimenti civici locali (in particolare quello che sostenne l’ex sindaco Vignali) non escluso il M5S. E’ normale del resto che quanti si occupano di politica da un po’ abbiano un maggior numero di conoscenze utili a raccogliere firme per le candidature e a farsi votare. Senza contare la maggiore esperienza che una volta costituiti i Ccv ne faciliterà le possibilità di influenzarli. Con tanti ulteriori saluti alla partecipazione dal basso. Buttata fuori dalla porta, la democrazia rappresentativa si appresta a rientrare dalla finestra. E non è affatto detto che sia un male.