Avviso di fine indagini con l’accusa di bancarotta fraudolenta per 30 tra ex amministratori, sindaci e revisori dei conti del Consorzio Agrario di Parma, la storica cooperativa commissariata e finita in concordato preventivo nel 2011 con un debito da 80 milioni di euro. Ad alcuni indagati è stata contestata anche l’imputazione di false comunicazioni sociali.
La procura contesta operazioni dolose e false comunicazioni sociali dal periodo dal 2006 al 2011 che avrebbero aggravato il dissesto del Consorzio, in particolare cessioni di azioni e di immobili che avrebbero permesso di “truccare” i bilanci.
I sostituti procuratori Lucia Russo e Paola Dal Monte, titolari dell’inchiesta sul dissesto del gruppo, hanno notificato l’avviso 415 bis a trenta indagati per i quali intendono procedere penalmente. La posizione di altri cinque, inizialmente iscritti nel fascicolo, è stata invece stralciata.
Dura presa di posizione da parte della Flai Cgil che in una nota ribadisce “la propria volontà di costituirsi parte civile nel relativo processo. Si vuole infatti evidenziare quanto abbia pesato sui lavoratori la malagestione del Consorzio da parte degli amministratori nel periodo in questione (2006-2011)”. La Flai ricorda che “per effetto della conseguente ristrutturazione e della procedura concorsuale, persero il posto di lavoro 60 persone. Di queste, 40 furono licenziate direttamente dal Consorzio nell’ambito di tre successive procedure di mobilità, mentre un’altra ventina fu ceduta nel 2009 alla Produttori Riuniti s.r.l., che chiuse i battenti nel 2012 licenziando tutti”.
Infine il sindacato “riserva un pensiero anche a chi resta, che oggi, come spesso accade in queste vicende, lavora in condizioni più difficili per permettere all’azienda di risalire faticosamente la china”.