Da oggi chiuso per ferie ma per poco. E comunque Letta e Alfano continueranno a presidiare il Palazzo d’Estate mentre il consiglio dei ministri è già riconvocato per il 23 agosto. Il Parlamento va in ferie non prima di aver liquidato la legge sul femminicidio (giusta per carità ma al netto della ripresa economica poco incisiva) e aver fatto dire ai tecnici del Ministero dell’Economia che l’abolizione dell’Imu sarebbe “iniqua”. Figuriamoci, tagliare una tassa in Italia equivale a una bestemmia istituzionale, quasi a un attentato alla democrazia in una Repubblica fondata più sui balzelli che sul lavoro. La presunta iniquità della cancellazione della tassa sulla prima casa ha alimentato la miccia della crisi di Governo. Una crisi per la verità che dopo la condanna di Berlusconi è rinfocolata giorno dopo giorno da una parte (politica) come dall’altra. Tutti insomma si stanno preparando alle urne nonostante le rassicurazioni di tenuta proferite dal Premier.
I primi cento giorni e passa del Governo Letta Letta sono stati scanditi più da decreti del rimandare che del fare (Renzi li ha chiamati del durare…); poche le decisioni sulla strada delle riforme e della ripresa, nessuna concreta su quella del risanamento e del taglio della spesa pubblica. Le burocrazie dei Ministeri e delle Pubbliche amministrazioni, degli Organismi istituzionali e le lobby in genere hanno come sempre (e come agli altri prima di Letta) sbarrato ogni tipo di possibilità. Privilegi e numero dei Parlamentari, finanziamento pubblico ai partiti, tetto agli stipendi dei super-manager, pensioni d’oro e compagnia sonante restano lì, immobili e sempre più intollerabili agli occhi dell’opinione pubblica. A pesare come una spada di Damocle sulla credibilità non tanto di un sistema ma addirittura sulle possibilità che qualcuno riesca a modificarne le storture.