Parigi – L’Italia ha ancora davanti a sé un lungo percorso se vuole assicurare al paese la parità uomo-donna, nonostante nel 2014 abbia ridotto di due punti il suo “gender gap” . Secondo un’inchiesta del World Economic Forum, la fondazione di Ginevra nota soprattutto per organizzare gli incontri di Davos, il nostro paese si colloca ancora al 69/mo posto su 142 (71mo posto nel 2014), dietro a Bangladesh (68/mo)e Repubblica Kirghisa (67mo). I primi della classe sono i paesi nordici, con l’Islanda che ottiene il miglior punteggio seguita da Finlandia, Norvegia e Svezia. Fanalino di coda è lo Yemen, all’ultimo posto per il nono anno consecutivo, dietro Pakistan, Ciad, Siria e Mali. Le opportunità si sono deteriorate per le donne in Sri Lanka, Mali, Croazia, Macedonia, Giordania e Tunisia.
Negli ultimi anni, rileva il “Global gender gap report”, i maggiori passi avanti sono stati fatti nei campi della educazione e della sanità. Nella politica e nelle prospettive economiche gli sforzi sono stati minori. Grazie alla partecipazione alla vita pubblica e in misura minore a un miglioramento sul fronte delle prospettive economiche ha Francia ha fatto un balzo spettacolare, passando dal 45/mo posto al 16/mo e cio` nonostante sia al 126/mo posto per l’eguaglianza salariale. L’Italia ottiene nel 2014 il 114/mo posto per partecipazione e opportunità economiche, il 62/mo per i risultati dell’istruzione, il 70/mo posto per la sanità e il 37/mo per la partecipazione politica.
Ridurre le distanze tra le opportunità dei due sessi, porterebbe anche a positve ricadute economiche. Nel rapporto si sottolinea infatti come un aumento del tasso di lavoro femminile abbia un impatto positivo sulla produttività: un ulteriore riduzione dello scarto uomo-donna potrebbe vfar balzare il Pil degli Stati Uniti del 9% e quello della zona euro del 13%.
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