Un’impresa agricola straniera su due è rosa. Sono 1.030 le aziende agricole guidate da imprenditrici “non italiane” che attraverso l’agricoltura ed il lavoro nelle campagne si sono costruite un percorso di integrazione, parità sociale ed indipendenza economica riuscendo a far coincidere i tempi della vita con quelli del lavoro. A fianco di un Made in Tuscany che passa in mani straniere lasciando solo le braccia in Toscana mentre mente, cuore e cassaforte stanno altrove, c’è un Made in Tuscany che viene da lontano e che contribuisce, ogni giorno, con fatica e sudore, al primato mondiale delnostro agroalimentare. Le donne guidano quasi la metà (43%) delle imprese agricole straniere attive nella nostra regione dove nel complesso le imprese femminili iscritte ai registricamerali nel settore agricoltura e pesca rappresentano il 32,6% del totale di tutti i settori. In pratica 1 impresa su 3 nonostante la flessione (-2,7%) registrata nel terzo trimestre del 2013 opera nel settore primario. Sono concentrate tra Firenze (29%), terza regione d’Italia, Siena (19,7%) e Grosseto (16%) il maggior numero di questa tipologia di profilo aziendale. E' quanto afferma Coldiretti Toscana Donna Impresa sulla base dell’analisi del rapporto Inea-Infocamere in occasione dell’iniziativa per la Giornata internazionale della donna, l’8 marzo, promossa da Donne Impresa “L’agricoltura delle Pari Opportunità” che si è svolta ieri a Firenze a Palazzo Vecchio. All’iniziativa, a cui ha partecipato il presidente Nazionale Coldiretti, Roberto Moncalvo, per la prima volta in Toscana, hanno partecipato il presidente regionale Coldiretti, Tulio Marcelli, l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Salvadori e la presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Firenze, Maria Federica Giuliani.
Dai più tradizionali, come vino all’olio, preferibilmente di qualità e certificati, fino alle coltivazioni più diverse e “curiose”, la campagna toscana è piena di belle storie di donne che hanno lasciato il paese di origine per vivere in campagna. Appartengono a culture e tradizioni diverse ma sono state, per certi versi,pioniere nell’anticipare i tempi di un’immigrazione che ha contribuito all’eccellenza del Made in Tuscany nel mondo.
Ecco alcune delle storie e delle testimonianze proposte dal Salone “Quando il Made in Tuscany viene da lontano” di Coldiretti
Dalla Germania dell'Est a Reggello, dalla banca all'agriturismo
C’era ancora il muro quando Sabine Kloss è arrivata in Italia. Era stata appena assunta giovanissima da una banca nella sua città natale, Erfurt, nella Germania dell’Est, prima di mollare tutto e scoprire che l’amore e la relazione con quello che è oggi suo marito, gli avrebbero aperto le porte della campagna toscana. “Oggi mi sento reggellese – confida – e non tornerei indietro. Qui ho avuto la possibilità di esprimermi, di integrarmi con la gente e con il territorio. Suono nell’orchestra e organizzo molte iniziative”. Prima dell’agricoltura Sabine non aveva mai avuto ne a che fare con galline, ne tanto meno con l’olio, se non a tavola. “Non ero mai stata in un pollaio prima di allora – confida – e non avevo mai lavorato in una vigna o zappato un orto. In Italia, invece, ho raccolto l’uva durante il periodo della vendemmia e lavorato in diverse fattorie. Piano piano ho imparato il necessario, ho accumulato esperienza econoscenze”. La svolta alcuni anni dopo quando insieme al marito affittano un piccolo terreno con annesso casolare che poi diventerà quella che è oggi l’azienda agrituristica il “Molino Vecchio di Carraia” abitualmente frequentata, guarda un po’, da moltissimi turisti stranieri. “Ci è costato un sacrificio dietro l’altro – racconta – ed anche se oggi chiudiamo l’anno in pareggio l’azienda è cresciuta molto. Sono sicura che crescerà ancora”. L’azienda agrituristica produce un ottimo olio extravergine di oliva dalle 1.200 piante del podere. Da poche settimane anche il figlio 22enne è diventato coadiuvante della madre. Su di lui Sabine ripone molte aspettative. “Mi piace stare con le persone, ed i nostri clienti, qui da noi, devono sentirsi come a casa propria. Vanno nell’ovile, prendono le uova. In Germania avrei potuto fare carriera in banca, ma è qui, a Reggello, che per la prima volta sono entrata in un pollaio”.
Da Bogotà (Colombia) a SestoFiorentino (FI), gli oli essenziali di Johanna
A Firenze era arrivata per frequentare un master. Non se ne è più andata. Laureata inLettere con una tesi sulla “distanza dell’uomo dalla terra”, ragione secondo cui verrebbe meno il “rispetto per l’ambiente che ci circonda”, Johanna Bucheli sta creando la sua azienda ed i suoi prodotti seguendo il principio della spontaneità. Nata a Bogotà, in Colombia, vicino ad una fattoria dove ha vissuto la sua infanzia scorrazzando tra gli animali dell’aia ed i terreni coltivati, a Sesto Fiorentino, proprio sopra Careggi, è partito il suo percorso “contadino”. Insieme all’olio di oliva Igp biologico che presto porterà anche in America, ha iniziato ad appassionarsi per necessità agli olii essenziali, in particolare all’oleolito di calendula, un rimedio naturale per bruciature, scottature, eczemi, punture d’insetti, oltre che magnifico idratante. “Stavo cercando un rimedio naturale per curare un fastidio alla pelle, – racconta – e ho trovato le calendule. Nei miei terreni crescono spontanee, bellissime. L’ho interpretato come un segno”. Autodidatta, curiosa e vulcanica, Johanna manda avanti la famiglia – un marito e due figli – e gestisce con entusiasmo contagioso l’azienda. E’ in programma il prossimo anno la ristrutturazione del casolare dove andranno a vivere: “Vorrei specializzare l’azienda, oltre che sulla produzione di olio, sugli olii essenziali alla lavanda e alla calendula; organizzare laboratori didattici per i bambini ed accompagnare le persone nel mondo delle erbe spontanee per uso domestico. Molte soluzioni sono alla nostra portata e sono spontanee: basta solo conoscerle”.
Miele Dop Carioca in Lunigiana (MS), l'infermiera di Recife che ama le api
Dalle corsie dell’ospedale al miele Dop della Lunigiana. Jacqueline Araujo De Lucena, 38 anni, brasiliana di Recife, bella località di mare sulla costa atlantica, prima di scoprire la Lunigiana, e poi le api, ha lavorato come infermiere nel reparto di “Medicina” dell’ospedale della sua città. Stava ultimando il corso di specializzazione per assistente infermiera in sala operatoria prima di partire per quello che sarebbe stato il viaggio della sua vita. L’Italia è sempre stata nei suoi sogni, fin da bambina. “Imparavo la lingua – racconta – ascoltando le cassette con il mangianastri. Arrivare in Lunigiana è stato come arrivare in un altro mondo”. Passata da una città di mare al freddo invernale del piccolo paesino di 300 anime in località Fornoli, a Villafranca, dove vive, l’inizio non è stato dei più facili. A frenare il suo entusiasmo l’impossibilità di esercitare la sua professione nei nostri ospedali: “I titoli che avevo conseguito in Brasile qui non erano validi”. Incassata la prima delusione Jacqueline però non demorde ed inizia a darsi da fare lavorando come badante e come ragazza alla pari, e fino a quel momento di api e miele aveva solo sentito parlare. E’ nel 2006 che conosce il marito; insieme si appassionano alle api. Partono con 60 arnie, oggi ne hanno 310 e producono uno splendido miele Dopdella Lunigiana biologico. “Ho imparato a conoscere ed apprezzare il miele, quelli che qui si chiamano i rimedi della nonna, quando mio figlio era piccolo. Da lì è stata una scoperta dietro l’altra. La voglia ed il desiderio di imparare ha fatto il resto”. Delle api, compagne e colleghe, dice: "E' una comunità perfetta da cui dovremo prendere esempio. Tutti sanno cosa fare e tutti lavorano per lo stesso obiettivo. Non ci sono gelosie. Se un calabrone entra nell'arnia si difendono insieme e vincono sempre". Iscritta al Consorzio di Tutela per il Miele Dop della Lunigiana, è attraverso il lavoro, la serietà e il desiderio di imparare che si è guadagnata un posto tra gli apicoltori. “Le api mi hanno insegnato tanto ed hanno riscattato l’iniziale delusione. Il lavoro ha facilitato la mia integrazione. L'Italia mia ha dato tanto”.
Dal Devonshire al vegetal desing, l'arte bambù di Alison Grace
Alison Grace Martin, dal Devonshire, rappresenta un perfetto esempio di quell’ingegnosità e creatività che contribuisce all’assoluta modernità di un settore che dimostra di non avere più limiti, ne di applicazione, ne di prospettive. Alison impiega il bambù, che cresce rigoglioso e spontaneo nel suo mezzo ettaro sulle colline di Fivizzano, in Lunigiana, per trasformarlo in vere e proprie opere d’arte, oggetti sostenibili e flessibili che rispettano e si integrano con l’ambiente. Realizza, con le sue mani, gazebo sferici che assomigliano ad astronavi leggere come piume, pollai “ecologici”, contenitori originalissimi per il compost, strutture agricole come recinti e sostegni, persino giocattoli e “sculture” che hanno adornato soffitti e spazi di importanti centri commerciali in Francia. Con le sue creazioni ha partecipato a mostre ed eventi di livello internazionale e collaborato con università e studi specializzati in vegetal design. “Ma le applicazioni del bambù sono le più diverse e le più inaspettate” confessa Alison che dopo un lungo giro tra California e Milano ha messo radici in Lunigiana dove ha acquistato con il marito un piccolo rudere con cinque ettari. Hanno un orto-domestico, un pollaio e sono alla continuaricerca dell’auto-sufficienza inteso come stile di vita. Appassionata di arte e di agricoltura sostenibile, incuriosita dalla filosofia della permacultura, Alison è una signora inglese intraprendente che, già molti anni fa, aveva intravisto un grande potenziale in pianta tropicale considerata infestante. Oggi si può considerare una pioniera, e senza dubbio un’originalissima imprenditrice agricola piena di entusiasmo ed energia.
Dalla Thailandia alla filiera corta, l'ex "fabbricante" di orchidee ora produce ortaggi
Wanna Insree produceva orchidee nella Provincia di Sisaket, nel nord est della Thailandia, prima di arrivare in Italia per dedicarsi agli ortaggi e scoprire che con la filiera corta l’agricoltura ha un ruolo importante nella vita quotidiana di ogni famiglia. Trentotto anni, da tre in Italia, Wanna Insree è di origine thailandese. Vive tra Lucca e Pistoia. Cambia paese ma non la voglia di fare l'imprenditrice agricola. In Italia però decide di non puntare sui fiori, uno dei prodotti principali del polo pesciatino e lucchese, ma sugli ortaggi. La crisi morde, la concorrenza è spietata. “La gente non mangia fiori, mangia ortaggi”: il succo del suo semplice e genuino ragionamento che l’ha spinta a concentrare energie ed investimenti su un totale di 10 ettari di terreno che coltiva con ortaggi di stagione. Con Campagna Amica, la rete dei mercati, incontrare ogni giorno il consumatore, è facilissimo: “lavoro per dare al cliente cose buone da mangiare; – racconta con il suo italiano ancora incerto – sono molto felice di questa esperienza imprenditoriale. Posso crescere i miei figli, mandare avanti una famiglia eallo stesso tempo lavorare”. L'azienda di Wanna entra subito nella rete Campagna Amica di Coldiretti e partecipa ai mercati di Pistoia, Pescia e Fucecchio. In totale cinque appuntamenti settimanali che permettono all'impresa dell’ex fabbricante di orchidee di vendere direttamente ai consumatori il 50% della produzione: verdure, ma pure patate e frutta.
Dal jet set al Chianti, la vita Dop di Maria Cristine
Dalla Spagna al Chianti senese con la musica ed il vino nel cuore. La storia di Maria Cristine Diaz, spagnola di Salamanca, un po’ francese, oggi molto italiana, si intreccia e si completa assieme alla vita del marito, Léo Ferré, il celebrecantautore monegasco con cui, già nel ‘69, aveva deciso di condividere la passione per il buon vino ed il buon cibo. Un cambio radicale, dal jet set francese alla tranquilla e “rallentata” campagna toscana per coltivare un sogno comune. A Castellina in Chianti Marie Cristine, insieme alla sua famiglia ed i figli, ha compreso l’importanza del territorio e dell’identità dei luoghi che oggi abita diventando ambasciatrice del Chianti in Francia. La perfetta simbiosi con i suoi vigneti ed i suoi olivi, in tutto 35 ettari, gli regala un eccellente produzione di Chianti Classico caratterizzato dall’etichetta con la raffigurazione del gufo di Picasso, e Chianti Classico Riserva, Igt Toscano e dell’ottimo olio Dop Chianti destinato, per lo più, alla vendita diretta e ad una piccola nicchia del mercato transalpino. L’azienda “San Donatino” è anche agriturismo.
Dalla Lituania al Monte Labro via Parigi, i fiori selvatici di RasaE’ stata la “grande bellezza” che ha spinto Rasa Lukstaite ad abbandonare la sua Lituania, per trasferirsi, dopo una laurea in Storia dell’Arte conseguita a Parigi e un corso di Italiano all’Università per stranieri di Perugia, in Toscana. E nel contesto suggestivo del Monte Labro (in provincia di Grosseto), la cui sacralità risale ai Lucumoni d’Etruria per estendersi fino ai giorni nostri, quando il Dalai Lama vi ha riconosciuto la sorprendente comunità Tibetana di Merigard, si èmessa a coltivare, oltre ad un marito e un paio di bambini, piante e fiori officinali. “Mi innamorai – racconta Rasa – di un terreno abbandonato da oltre quarant’anni: tre ettari e mezzo ricoperti di biancospino e rosa canina, che comperai e misi subito in produzione”. Così, da tanta bellezza, è nata l’azienda “Antichi Rimedi”, che dal Duemila produce e commercializza essenze officinali, come aromi da cucina, tisane, oleoliti, unguenti, tinture madri ed oli essenziali, tutti ottenuti con lavorazione artigianale e coltivazione biologica. “Per adesso facciamo tutto io e mio marito – spiega Rasa -, ma spesso siamo coadiuvati nella nostra attività da ragazzi alla pari del WWOOF (World-Wide Opportunities on Organic Farms), che vengono a passare periodi da noi provenendo da tutti i Paesi europei ed anche dagli Stati Uniti e dal Giappone”. Rasa, che ha da tutto principio avviato un’efficiente forma di commercializzazione dei suoi prodotti in Rete, distribuisce le sue specialità anche tramite mercatini, fiere specializzate e workshops internazionali.
Ciuco-terapia in Maremma, l’ex architetto ora vive tra bambini e natura
La Terra dei Ciuchi? Si trova a Campiglia Marittima, in Maremma e più precisamente a Cafaggio. Si chiama così – per davvero – l’azienda agricola di Herta Freiin Von Stegel, austriaca di Salisburgo, ex architetto per un importante studio di Norimberga prima di decidere di “mollare tutto”, “cambiare rotta” e fare “il salto nell’acqua fredda” come ricorda orgogliosamente. Sulle colline di Cafaggio c’erano rovi, boscaglia ed un piccolo rudere in disgrazia. E’ lì che tutto è iniziato. Insieme al marito, 33 anni fa, avevano capito che il futuro sarebbe stato in Toscana tra asini, vino e natura. La sua prima asina, Teresa, era stata “abbandonata”. Herta l’ha accolta come una figlia. La sua azienda ruota oggi attorno alle passeggiate in sella agli asini, sei, che accompagnano legiornate dei suoi ospiti, soprattutto bambini. Una sorta di terapia per chicerca tranquillità e desidera veramente assaporare la vera vita di campagna, mangiare i prodotti dell’orto e le uova del pollaio, partecipare alle attività quotidiane dell’azienda: “i nostri ospiti vivono un’esperienza vera a contatto con tutti gli elementi. I bambini, e non solo loro, giocano con gli asini, li accudiscono e li portano a spasso. A volte accade il contrario, che sia l’asinello – racconta – a portarli a giro. E’ un animale intelligente, affettuoso e molto curioso che crea un legame immediato con l’uomo”. La passione per questi animali, utilissimi per mantenere puliti i boschi, era sbocciata nel lontano 1957 durante un viaggio in Grecia: “da quel momento ho cominciato a sognarli e ad immaginare una vita diversa da quella che stavo vivendo. Ciò ho messo qualche anno per cambiarla ma alla fine l’ho fatto, e sono soddisfatta”.
Da Franco Forte a Ponsacco, la marcia in più di Kerstin
Dalla capitale finanziaria dell’Unione Europea, Francoforte, alla quieta di Ponsacco. Il passaggio dalla grande città al piccolo paese toscano per Kersten Hessaun è coinciso con una scelta di vita che inaspettatamente gli ha permesso di mettere a frutto il percorso di studio e la sua invidiabile predisposizione alle relazioni esterne. Ex dipendente per un’agenzia di traduzioni ed interpretariato specializzata in turismo, Kersten era a digiuno di campagna e agricoltura prima di arrivare a Pisa e diventare socia dell’agriturismo “Podere Spazzavento”. Lì, su quelle colline meravigliose, è riuscita ben presto a potenziare la presenza dei turisti tedeschi che oggi sono tra i più presenti. Insieme al marito e alla sua famiglia produce olio e vino, alleva dei simpatici asini. “Non è stato difficile integrarmi con la comunità di Ponsacco; – confessa – mi sono sentita subito a casa mia
Ad accomunare le loro storie – spiega Coldirette Toscana – il viaggio verso un paese diverso, a volte anche molto lontano, il desiderio di ricominciare una vita nuova senza però dimenticare “le radici”, l’elemento forse più prezioso che rende l’agricoltura toscana tra le più multietniche, originali ed aperte del paese. Una parte della fortuna della Toscana del buon cibo e del buon vivere, dell’ospitalità e della cura del territorio, dell’immagine e della pubblicità è merito – anche – di questa piccola ed intraprendente fetta di imprese che parla “un'altra lingua”. La capacità di adattamento al nuovo contesto di vita e di integrazione culturale ha fatto poi il resto. Attive principalmente nel settore del turismo rurale, le imprenditrici rosa che arrivano da lontano hanno sviluppato, a fianco di una pronunciata ricettività turistica, un naturale e conseguente legame con i prodotti tipici del territorio a cui aggiungere, non di rado, un tocco di personalità.
“L’agricoltura, più di altri settori della nostra economia – ha spiegato nel suo intervento Maria Cristina Rocchi, Responsabile Regionale Donne Impresa – sta dimostrando una forte predisposizione arispondere alle aspettative delle donne che hanno l’occasione di essere veramente protagoniste dell’impresa che guidano o in cui collaborano. L’agricoltura è un percorso che ha facilitato il desiderio di emancipazione sociale ed economica favorendo la crescita cultura del territorio. L’ingresso progressivo delle donne nell’agricoltura – sottolinea ancora la Responsabile Regionale Donne Impresa Coldiretti – ha certamente dato un forte impulso all’innovazione che ha caratterizzato il settore con l'ampliamento delle attività ad esso connesse come la trasformazione dei prodotti, la nascita del settore dell'agribenessere, il recupero di antiche varietà, le fattorie didattiche, gli agriasilo, l’adozione di piante e animali on line e tante altreinnovazioni”.
“La multifunzionalità è la caratteristica principale delle aziende agricole condotte da donne. Queste imprese generano occupazione perché sviluppano attività particolari che si affiancano a quella principale per fornire un prodotto o un servizio particolare. La capacità di coniugare la sfida con il mercato, il rispetto dell'ambiente e la qualità della vita a contatto con la natura sembra essere – precisa ancora – una delle principali ragioni della presenza femminile nelle campagne. Un impegno che è infatti particolarmente rilevante nelle attività più innovative e multifunzionali come dimostra il protagonismo delle donne nei mercati degliagricoltori di Campagna Amica, negli agriturismi o nelle associazioni per la valorizzazione di prodotti tipici nazionali come il vino e olio.