Firenze – Unire le rive, produrre dei camminamenti, riuscire a rimettere in connessione i cittadini col loro fiume e la città con se stessa. Un progetto che riattualizza la proposta originale del 1983 (progetto Rogers-Cantella), quella che individuava una soluzione radicale per trasformare l’Arno in un parco lineare pubblico. E molte, moltissime di quelle proposte, contenute in quel progetto di trenta anni fa, sono ancora attuali oggi, e forse, dicono sia Stephen Spence, giunto da Londra dello studio Rogers Stirk Harbour +Partners, sia il sindaco Nardella, oggi, con la nuova consapevolezza ambientale e del valore dell’Arno, ancora di più. Il sindaco Dario Nardella, nel presentare quella che chiama, sottolineandolo, la “attualizzazione” del progetto Rogers-Cantella, che ora abbraccia tutto l’asse dell’Arno da Est a Ovest, dice anche che “la nostra intenzione è dedicare questo mandato all’attuazione, anche graduale, passo per passo, di questa idea, che prenderà corpo con la realizzazione di passerelle, passerelle mobili, passerelle fisse, camminamenti lungo le rive, piazze sul fiume, sapendo che tutto questo deve conciliarsi con l’esigenza di tutela del paesaggio e di tutela idrica del fiume”.
La riqualificazione dell’asse del Fiume è stato un punto qualificante, come ricorda il sindaco stesso, della campagna elettorale. E se il progetto data trent’anni, l’idea di fondo resta: fare dell’Arno un grande spazio pubblico, con uno sguardo che va oltre il centro storico. Del resto, lo annota anche Spence nella sua presentazione, sono i fiorentini stessi, con la loro voglia di tornare sul fiume e le iniziative messe in atto (dai canottieri alle spiagge), a dare di fatto la prova che i tempi sono maturi.
La proposta si articola per grandi linee, e si parte dalla previsione del nuovo parco e di un polo universitario, proposti ad Ovest della città, dedicati al tema dei cambiamenti climatici e dell’acqua, che fungano da destinazione al termine del nuovo parco lineare. Il nuovo polo vedrebbe un collegamento al centro storico della città che si gica fra tram, ponti e passerelle, che riusciranno anche a creare una connessione col quartire delle Piagge, al Parco delle Cascine, all’Isolotto. A Est invece sarà la riqualificaizone delle sponde e l’estensione della rete dei percorsi pedonali e ciclabili lungo il fiume a consentire il collegamento fra il centro e il Parco dell’Albereta fino alla Nave, mettendo così in comunicazione S. Niccolò, i giardini del Lungarno del tempio, i giardini di Bellariva e la zona di Gavinana.
La “porta di accesso” verso il centro storico, nel quadro progettuale, dovrebbe sorgere nei pressi del Lungarno della Zecca Vecchia, con la scelta, per i turisti in arrivo da questo lato, di diverse direttrici di accesso alla città. La principale sarà attraverso una
nuova passerella pedonale che collega la sponda Nord con la Porta S. Niccolò. E questa passerella potrebbe essere una di quelle “a scomparsa”, ovvero da sommergere in caso di piena, anche se sul tavolo rimangono altre due opzioni, ovvero quella di una passerella semipermanente agganciata alla pescaia, o di una addirittura permanente. Da qui sarà ovviamente possibile accedere alle Rampe (recentemente restaurate) e a Piazzale Michelangelo o al Terzo Giardino e al Lungarno Serristori, creando così un nuovo asse di accesso pedonale alla città sulla riva sinistra.
Le passeggiate pedonali che sorgeranno su entrambi i lati dell’Arno a livello del fiume, creano da un lato il ritorno della vicinanza con l’acqua da parte dei pedoni, allontanando la congestione e il rumore del traffico, dall’altro ridaranno vita a vecchie vedute storiche da tempo dimenticate, oltre ad aiutare ad alleviare la congestione stradale. I percorsi pedonali saranno poi allietati da strutture per il canottaggio, la navigazione, il tempo libero, creando luogi di attrazione e aggregazione. L’accesso alle nuove passeggiate fluviali, che si posizioneranno nel tratto centrale del fiume, verrà permesso con una serie di punti di discesa al fiume mettendosi in relazione con i percorsi esistenti delle Cascine e dell’Isolotto ad Ovest, e dell’Anconella e dei Giardini di Bellariva ad Est.
Infine, dal momento che il punto nodale della proposta è che la sezione idraulica del fiume rimanga invariata, le zone pavimentate verranno implementate laddove esiste una sponda, mentre dove questa non esiste, saranno installazioni mobili temporanee a farne le veci, facilmente smontabili e in grado di essere rimosse in caso di piena.
Insomma, punto caratterizzante del progetto sono le passerelle: stagionali, pensate e progettate appositamente per il microclima e il contesto di Firenze, capaci di scomparire sott’acqua nei mesi invernali, per riapparire la primavera successiva all’inizio della nuova stagione.
Passerelle sì, ma con almeno un’avvertenza. La spiega uno dei padri del progetto, l’architetto Claudio Cantella, per quanto riguarda l’opzione “passerella fissa”. “Si tratta di una opzione che scartammo di comune accordo con Rogers -dice l’architetto – in quanto, sentiti alcuni esperti, il nostro consulente idraulico, l’ingegnere Enrico Bougleux e il professor Ignazio Becchi, eminente idraulico allora membro della Commissione grandi calamità, ci si rese conto che alla prima piena la passerella fissa sarebbe stata spazzata via con effetti devastanti, o, nel peggiore dei casi, avrebbe fatto una sorta di diga a San Niccolò. Con gli effetti che tutti sono in grado di prevedere”. Dunque, ecco nascere, da un’osservazione buttata lì quasi per gioco da Cantella, l’idea della passerella “autoffondante” che invece di resistere alla piena sarebbe stata in grado di far passare l’ondata. Ma in questi trent’anni nessuno è rimasto con le mani in mano: “Dall’idea dell’originale progetto – dice Cantella – nacque la curiosità di indagare ogni aspetto del fiume, curiosità da cui ha preso corpo un gruppo, composto da me, Silvia Giannoni, e gli architetti Massimo Lastrucci e Antonio Latuchella, che, in connessione con il Dipartimento di Architettura Sostenibile dell’Università di Firenze (DAS), studia tuttora nel dettaglio alcuni passaggi per l’uso e la visione del fiume all’interno dei territori”. Una visione ampia che abbraccia non solo Firenze, ma l’intera asta fluviaria dal Falterona a Marina di Pisa nei suoi vari aspetti, dai corridoi verdi, alla resilienza alla presenza delle vasche di espansione. E Firenze? “Dopo trent’anni – conclude con una certa amarezza Cantella – dopo i nuovi studi, che hanno visto il coinvolgimento anche delle comunità interessate al fiume, l’apporto delle nuove tecnologie e i rapporti intessuti, tecnici e di esperienza, forse qualcosa di più poteva essere fatto”.
per saperne di più: https://www.stamptoscana.it/arno-sulle-tracce-di-unidea-che-attraversa-la-citta/