Prima di raccontare e di spiegare brevemente la mia evoluzione interiore, e quella di molte altre persone (che credono che la Par Condicio sia inutile), grazie alle nuove ed interessanti conoscenze e riflessioni interpersonali, mi sento in dovere di dare qualche piccola spiegazione in merito al (troppo utilizzato) termine latino “Par Condicio”.
Con l'espressione latina “par condicio” (“parità di trattamento” oppure “pari condizioni”) si intendono quei criteri adottati dalle emittenti televisive nel garantire un'appropriata visibilità a tutti i partiti e/o movimenti politici. La par condicio è un derivato del principio statunitense dell'equal time (o Fairness Doctrine), e si può considerare un'estensione del principio del pluralismo interno, che si traduce anche nell'apertura alle diverse tendenze politiche. L'ultima legge che regolamenta le disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali, referendarie e per la comunicazione politica risale al lontano 22 febbraio 2000.
La legge nasce con particolare attenzione verso l'emittenza televisiva, secondo la consapevolezza diffusa che la TV è un medium insostituibile. La televisione è il mass medium più diffuso, in grado di raggiungere milioni di persone e spostare altrettanti voti, compromettere l'elezione di un politico, con del vero giornalismo d'inchiesta o con una campagna mediatica montata ad arte. E ricordiamo che tutt'oggi, nonostante l'esplosione di internet e dei social network, la TV resta comunque il mezzo di diffusione di notizie più importante.
“Par Condicio”, una terminologia “antica”, imparata da tutti poco più di un decennio fa, ma da quando è prepotentemente entrata nelle nostre vite, non si è più staccata dalle nostre menti “flebili e annebbiate”. Ed è da pochi anni che veramente tutti, compresi i marmi di Carrara, ne abbiamo capito davvero il significato: più o meno da quando Silvio Berlusconi la criticò aspramente, a causa del fatto che gli spazi in televisione sono ripartiti in parti uguali tra tutti i movimenti che si presentano alle elezioni, non tenendo conto della rispettiva rappresentatività politica. I molti tentativi di cambiare la Par Condicio sono naufragati sia per i dubbi dei suoi stessi alleati, sia per la durissima opposizione del centrosinistra, secondo cui si riproporrebbe il problema del conflitto d'interessi del Cavaliere. Insomma, se un partito che sfiora il 30% ha diritto a 3 minuti di spot elettorale, un micropartito che tocca appena l'1% ha lo stesso “diritto di tempo” televisivo per il suo spot.
Ma serve davvero la “Par Condicio”? La gente si lascerebbe veramente influenzare, senza una regolamentazione seria che mette sullo stesso piano “partitini” e “partitoni”? Comunque, la “Par Condicio” è sacra, anzi dovrebbe esserlo… solo in teoria però.
Oggi, possiamo udire questa terminologia “antica” perfino per strada, magari proprio al bar quando si prende il caffè la mattina: “C'è la par condicio, i nostri politici prima delle elezioni hanno il diritto di apparire in tv in egual misura”, mi ha spiegato Gino P. in un noto bar di Montecatini Terme proprio ieri mattina, quando ancora sonnecchiavo ascoltando le notizie degli ultimi sviluppi del buco miliardario del Monte dei Paschi, e dopo il mio commento sarcastico su chi potesse – in queste pessime condizioni della nostra amatissima (si fa per dire) penisola italica – vincere le prossime elezioni.
Ma Gino, dichiaratamente di sinistra, e discreto giocatore di briscola nei circoli ARCI toscani, mi ha testualmente svegliato: “Io voto Bersani, anche se non mi piace molto”. Poi si è lasciato andare pure ad altri commenti assai interessanti: “Se fossi io al governo (la maiuscola il Governo non se la merita più da molto tempo, ahimè) farei una rivoluzione! Altro che furti e spreco di denaro pubblico, altro che tasse su tasse…”.
Al che, il buon Gino mi ha letteralmente commosso – anche ricordando quando ero ragazzo io, ed avevo voglia di spaccare tutto, di riformare tutto, ed ero un “patriottico”, e difendevo verbalmente il mio Paese a spada tratta anche dalle “critiche” delle austriache e delle tedesche che rimorchiavo in spiaggia: critiche che finivano dopo gli inevitabili amplessi amorosi tipici dei teenager, per fare subito spazio ai bei sogni e alle altre menate – e ho fortemente voluto continuare a dialogare con lui, con il buon Gino, decidendo di offrirgli un buon caffè espresso italico. Uno degli ultimi veri simboli italici conosciuti anche all'estero (anche se i chicchi di caffè vengono dal Sud America), oltre all'olio extravergine di oliva (quello non contraffatto made in “non si sa dove”), al buon vino DOCG (quello non fatto con le bustine cinesi, ma con la vera uva italiana), alla Pizza (la maiuscola qui è d'obbligo), alla mozzarella di bufala, al parmigiano reggiano… ecc ecc.
Dialogando con Gino, ho scoperto cose che forse molti di noi nemmeno potremmo immaginare, ma soprattutto ho capito perché quasi tutti i nostri buoni e splendidi anziani toscani (e non sto usando metafore) oramai si sono rassegnati a votare sempre allo stesso modo. Centrosinistra, sempre e solo centrosinistra. (Non che io sia interessato o meno alla questione del voto) Non spiegherò tutte le motivazioni di Gino e dei suoi compagni di briscola, ma preferisco credere che forse il centrodestra ricordi loro vagamente il fascismo, o che magari il Cavaliere rimanga indigesto di natura a molti. Ma comunque, i nostri anziani (non tutti, ma quasi) voteranno sempre e solo centrosinistra. E non ci potranno essere scandali, nemmeno gravissimi, nemmeno come quelli del Monte dei Paschi, che riusciranno a far cambiare idea ai nostri anziani toscani, anche se i sondaggi pare che diano oggi il PD in leggera discesa.
Personalmente, mi ritengo oggi ormai apolitico, schifato ed anche stanco di provare leggeri conati di nausea al solo udire un qualsivoglia nome dei nostri politici italici (siano essi di destra, di sinistra o di centro), ma ho ritenuto interessante approfondire e svelare le sincere intenzioni di voto delle persone presenti in un locale. E non mi interessa affatto chi vincerà le prossime elezioni, tanto le cose non cambieranno mai in meglio.
Gino e i suoi 4 compagni di briscola ovviamente voteranno Bersani; i due signori che giocavano alle slot machine non voteranno; la barista voterà Monti (e qui mi si sono drizzati i peli delle orecchie); il marito della barista non sa ancora chi voterà; il 20enne che comprava il gratta e vinci voterà centrodestra (ma senza nominare Berlusconi per evitare antipatie); la coppia al tavolino fuori mi ha risposto che non sono affari miei (in effetti non lo sono); il tipo che passava di lì mi ha urlato che voterà Grillo; la nonna con la pelliccia mi ha detto che voterebbe Vendola, ma non le piace il fatto che lui sia un omosessuale; la signorina con la bambina triste voterà forse Ingroia, ma crede che sia un voto sprecato, (anche e soprattutto dopo la fantascientifica dichiarazione del Magistrato che si è paragonato nientepopodimeno che al grandissimo Giudice Falcone); il suo amico non si vergogna a dire che voterà invece il Cavaliere; il commesso dell'Esselunga venuto a fare colazione ammette che una volta era di sinistra, ma adesso si sente un po' preso per i fondelli ed è molto indeciso, forse non andrà a votare; la sua collega, adirata perché i cornetti al miele sono finiti, crede che voterà centrodestra (ma solo se non sarà di turno al lavoro); la ragazza elegante che fa la fila per fare la ricarica al cellulare mi confida di essere molto cattolica e per questo il suo voto andrà a Casini; il tipo capellone e assonnato che compra le sigarette (e qui mi sono leggermente stupito) mi dice che voterà sicuramente a destra; i due ragazzotti che discutevano di ragazze e di come rimorchiare, voteranno centrosinstra.
In conclusione, la Par Condicio è ovunque, anche per strada, e soprattutto nei bar, e non serve a nulla. E non serve regolamentare l'afflusso televisivo di certi personaggi politici, tanto l'idea della gente resterà sempre la stessa, TV o non TV. Infatti, tutti gli interpellati mi hanno confermato che non cambierebbero la loro idea iniziale (intenzione di voto) nemmeno se l'antagonista promettesse chissà che cosa in TV. La potrebbero cambiare semmai, solo perché sono “schifati” dal comportamento del singolo politico (scandali, furti, indagini della Magistratura… ecc ecc).
Ma l'importante, e qui va sottolineato, è comunque andare a votare, perché non votando, non ci potremmo neppure permettere di lamentarci dopo. Votare è un diritto acquisito con il sangue e la sofferenza dei nostri avi, e qualunque sia il nostro voto, sarà sempre e comunque un voto giusto.
Ma anche inutile?