Papa Bergoglio e la Massoneria

Infelice sbavatura del Papa, a Torino, sulla Massoneria.
Infelice, grave (perché di fatto istigante al disprezzo, spesso anticamera dell’odio) e in un certo senso, spiace dirlo, anche grottesca, perché uscita nello stesso giorno in cui Bergoglio visitava – come atto simbolico di riparazione per le persecuzioni inflitte – il tempio valdese, ovvero il luogo di culto di una Chiesa protestante che ha annoverato nelle sua fila centinaia tra autorevoli pastori e fedeli appartenenti alle Logge (tra loro, il secondo presidente del comitato di evangelizzazione, Matteo Prochet, il medico Giorgio Tron, Gran Maestro di Palazzo Giustiniani, e il compianto storico – e amico – Augusto Comba). Ma il Papa, forse a conoscenza della circostanza, ha prudentemente insultato la Massoneria altrove, davanti ai salesiani di Don Bosco, il quale peraltro era anche violentemente anti-valdese. Insomma, una singolare babele di istanze.
Chi scrive ha criticato con decisione l’ “anticlericalismo” massonico latino di tipo per così dire garibaldino, superficiale e a volte volgare, uscendo dal Grande Oriente d’Italia e lavorando poi come una formica, con risultati minimi ma dignitosi, per la restaurazione della tradizione massonica cristiana e mariana, sia pur in ottica universalista e non confessionale. Il Papa viene dall’Argentina (ove pure il “laicismo” – un clericalismo a rovescio – e il politicantismo sono stati a lungo, illegittimamente, dominanti in Massoneria). Ma offese del genere, anche ai massoni laicisti – che pure hanno avuto tra loro figure eroiche, una per tutte, in Piemonte, quella di Carlo Angela (il padre di Piero Angela), 33° e “giusto delle Nazioni” in Israele – sono intollerabili, poiché un pontefice gesuita, dunque per definizione ben informato, dovrebbe conoscere e rispettare la realtà delle Massonerie anglosassoni, aliene dall’anticlericalismo, anzi attive – oltre che nel volontariato sociale – anche nel sostegno a varie confessioni cristiane, Chiesa cattolica compresa, per il restauro di edifici ecclesiastici, ecc. E in ogni caso, dire a proposito del Risorgimento in Torino: “c’era la massoneria piena, c’erano i mangiapreti, c’erano anche i demoniaci: uno dei momenti più brutti e dei posti più brutti della storia d’Italia” è di una sciattezza impressionante. “Massoneria piena”?, definizione criptica che farebbe pensare ne esista una anche “vuota”… “Uno dei posti più brutti della storia d’Italia”? Chissà come si saranno sentiti i torinesi campanilisti.
L’offesa del Papa va ad alimentare la diffusissima ignoranza degli italiani sulla tradizione massonica, e suona di pessimo gusto, in un periodo nel quale, se gli stessi “massoni laicisti” volessero approfittare della valanga di putridume che esce da sezioni certo minoritarie, ma non insignificanti, del clero cattolico internazionale, avrebbero buon gioco a farlo. Ma, quantomeno elegantemente vien da dire, si astengono dal farlo.
Una nota a margine: il massimo (anche se certo non l’unico) distruttore della immagine massonica, in Italia, è stato Licio Gelli, capo – mi rifiuto di chiamarlo Venerabile – della P2, peraltro sedicente cattolico romano e membro di ordini cavallereschi cattolici. Ora, Gelli frequentava i vertici del potere in Argentina. Il Papa ha mai intrattenuto rapporti con i pessimi amici argentini di Gelli? E’ solo una domanda, beninteso, una domanda “brutale” ma non maliziosa che faccio per capire se è possibile dirimere questa fastidiosa matassa.
Comunque, sarebbe cristianamente apprezzabile che Bergoglio chiedesse scusa per l’insulto suo e per le scomuniche di Papi del passato alla Massoneria, e non a quella “deviata” ma – soprattutto perché al riparo delle Logge affratellava persone di diverse religioni: ecco la “colpa” imperdonabile, per la Curia romana del ‘700 – alla Massoneria tout court. La quale, come la Chiesa Cattolica del resto, ha tutte le tare dell’umanità peccatrice, ma anche notevoli meriti culturali, spirituali ed etici. E i “massoni laicisti” – magari prima di rinunciare al nome di “Liberi Muratori”, che usurpano – dovrebbero fare altrettanto: chiedere perdono, soprattutto il perdono di Dio, per avere talora offeso ingiustamente la Chiesa e la fede in senso lato, deturpando così, per ignoranza o per colpa, l’Arte Muratoria che, come insegna il manoscritto Graham, sulla fede nell’Altissimo Iddio si fonda.
Ad Maiorem Dei Gloriam.

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