Paolo Bartolozzi, “La nuova frontiera dell’Europa”

C’è chi ritiene  che per superare la crisi si debba abbandonare l’euro e tornare alla lira. Lei nel suo libro-intervista  contrasta queste tesi. Perché? 
"L’uscita dall’Euro significherebbe ridurre di circa del 50% il prodotto interno lordo del proprio Paese; per l’Italia, come per altri Stati Membri, sarebbe impossibile “piazzare” l’elevato debito pubblico con una propria moneta. La Grecia si è già misurata con l’ipotesi di uscita dall’euro e vi è stata la constatazione che il fallimento del Paese sarebbe stato immediato. Inoltre, con l’attuale processo di globalizzazione, nessun Paese da solo può incidere e concorrere nella politica e nell’economia mondiale. Solo Istituzioni comuni come l’UE possono avere un peso all’interno dei rapporti economici, politici e militari planetari sempre più complessi". 

Più Europa, (ad esempio con una difesa comune) potrebbe voler  dire anche risparmi?
"La presenza in Europa di tanti eserciti quanti sono i Paesi Membri non è più funzionale alle esigenze di difesa del nostro continente e comporta un costo per ogni singolo Stato non sostenibile. Basti pensare che la somma delle spese militari dei  27 Paesi europei è ben superiore alla spesa militare degli Stati Uniti e della Cina. L’Europa ha urgentemente bisogno di un esercito comune, così come auspicava Alcide De Gasperi. Ci consentirebbe di risparmiare nella spesa militare e acquisire più efficacia e credibilità internazionale. Ciò favorirebbe la nomina di un Ministro degli Esteri rappresentativo di tutta l’UE che dovrebbe sedere,come membro permanente, nel Consiglio di Sicurezza della’Onu. Questo garantirebbe un efficace intervento, politico e militare, dell’Europa nei settori di crisi del Mondo e permetterebbe ad ogni Stato forti risparmi nei propri bilanci di difesa".

Il  titolo “La nuova frontiera dell’Europa”  si riferisce anche alle sfide  sociali, a partire dall’occupazione giovanile
"L’Europa conta oltre 22 milioni di disoccupati tra giovani e meno giovani. Questo non è più tollerabile. All’inizio del 2012 la Commissione ha istituito otto «action team» da inviare negli Stati membri con un elevato tasso di disoccupazione giovanile (Italia, Spagna, Grecia, Slovacchia, Lituania, Portogallo, Lettonia e Irlanda) e ha annunciato l’investimento di 82 miliardi di euro di fondi europei, che risultavano ancora inutilizzati, per promuovere misure atte a contrastare la disoccupazione giovanile, a rilanciare la crescita economica e a sostenere le PMI. Questo è un piccolo passo ma per quanto riguarda i giovani occorre anche rivedere i meccanismi della formazione professionale che oggi è del tutto inefficace ed onerosa. La formazione professionale in Europa dovrebbe essere gestita dall’UE fornendo le risorse economiche direttamente alle aziende le quali, con queste risorse, potranno assumere i giovani tramite contratti basati su di un reale apprendistato. Occorre porre uno stop alle molteplici e inconcludenti scuole di formazione dove non si impara nulla e spesso servono solo per far lavorare gli insegnanti. Per imparare un mestiere la formazione deve essere affidata direttamente alle aziende interessate ad acquisire nuova mano d’opera".

Nel libro parla della  sua esperienza di Presidente della commissione Ue –Asia centrale
"In qualità di Presidente della Delegazione di cooperazione parlamentare UE-Kazakistan, UE-Kirghizistan, UE-Uzbekistan e per le relazioni con il Tagikistan, il Turkmenistan e la Mongolia, ho avuto anche il compito di impostare e gestire i lavori e le attività di questo importante organo interparlamentare che ha il compito di sviluppare i contatti internazionali del Parlamento europeo e promuovere nei Paesi terzi i valori su cui l’Ue è fondata. L’Asia centrale ha rappresentato una stimolante sfida con la quale confrontarsi in quanto, subito dopo il disfacimento dell’Unione Sovietica, ha dovuto affrontare numerosi ostacoli per poter intraprendere la lunga strada verso la stabilizzazione dell’economia, il rafforzamento delle strutture statali e la stabilità interetnica e geografica. Negli ultimi cinque anni di lavoro la Delegazione che ho presieduto ha dedicato grande impegno al rafforzamento delle relazioni bilaterali tra l’Ue e i Paesi della Regione, stabilendo e curando, con costanza, eccellenti contatti con gli interlocutori parlamentari e con i rappresentanti governativi. 
Ho personalmente seguito l’evoluzione di tutti i rapporti che hanno coinvolto i Paesi della Regione, cercando sempre di intervenire con un approccio equilibrato e indirizzato alla conoscenza, al confronto, all’approfondimento e al dialogo costruttivo. Il Parlamento europeo si è ad esempio trovato ad esprimere, nel novembre 2012, la propria opinione sulla richiesta di un accordo di cooperazione e partenariato rafforzato tra l‘UE ed il Kazakhstan, votando alcune importanti raccomandazioni per il nuovo accordo. Poi  ha   giocato un ruolo fondamentale nella definizione dell’accordo interistituzionale – votato nell’ottobre del 2013 –, che ha permesso di accordare un’assistenza macro finanziaria di 30 milioni di euro al Kirghizistan, sconvolto nel 2010 da una violenta crisi interetnica che ne ha messo in crisi la crescita economica. Un altro momento importante è stato quando il Parlamento Europeo si è trovato a gestire, nel novembre del 2011, il rapporto per l’estensione al tessile dell’Accordo di Cooperazione e Partenariato con l’Uzbekistan e quindi a confrontarsi con la spinosa tragedia del lavoro minorile ottenendo risultati importanti per la soppressione di questo triste fenomeno in quel Paese. Da ultimo abbiamo promosso una conferenza internazionale, che si è svolta lo scorso 18 dicembre a Bruxelles. Il Parlamento europeo, i Parlamenti dei Paesi dell’Asia centrale e i massimi attori politici dell’Ue e della NATO hanno discusso di una tematica ormai centrale nell’agenda politica internazionale: la questione della stabilità regionale e dei nuovi equilibri dopo il ritiro delle Forze NATO dall’Afghanistan nel 2014. La conferenza è stata l’occasione per discutere concretamente delle mutate condizioni geostrategiche della Regione e per rafforzare le basi strategiche per un nuovo e più forte progetto d’integrazione regionale in Asia centrale  per evitare ripercussioni negative sulla sicurezza regionale e per continuare la lotta al fondamentalismo e al terrorismo internazionale".

Come membro di una delle più importanti Commissioni parlamentari (Ambiente, sanità  sicurezza alimentare)ha seguito numerosi   provvedimenti
In campo sanitario l’azione della Commissione ENVI è stata molto efficace; personalmente ho seguito importanti provvedimenti come quelli sulla farmacovigilanza e sull’assistenza sanitaria transfrontaliera. Il Pacchetto sulla farmacovigilanza rafforza e razionalizza il sistema di monitoraggio della sicurezza dei medicinali sul mercato europeo. Prevede  procedure di valutazione dei dati della farmacovigilanza in tutta l’Unione e rafforza il ruolo dell’Agenzia Europea per i Medicinali. Il nuovo quadro legislativo riveste un’importanza fondamentale in quanto definisce standard di sicurezza medicinale più elevati.
Per l’assistenza sanitaria transfrontaliera abbiamo varato la Direttiva 2011/24/UE: per tutelare al meglio la salute dei pazienti, soprattutto di quelli che si trovano in lunghe liste di attesa o che non sono in grado di trovare cure specialistiche nel proprio Paese, regola il diritto alle cure mediche in un altro Paese dell’Ue, chiarendo le modalità di rimborso e i casi che richiedono un’autorizzazione preventiva per i trattamenti che necessitano di un ricovero ospedaliero o di cure sanitarie specializzate.

Tra le Nuove frontiere dell’Europa il  “marchio unico europeo”,  perché?
L’approvazione del “made-in” rappresenta una grande conquista poiché i consumatori saranno in grado di sapere dove sono stati prodotti i beni che decidono di acquistare e le imprese – soprattutto italiane – saranno finalmente in grado di vedere tutelati i propri prodotti e garantito il giusto riconoscimento delle proprie eccellenze.
A questa approvazione si aggiungono i lavori svolti in materia di tutela della proprietà intellettuale e delle azioni di contrasto alla contraffazione ed al mercato illegale.
Nel 2012 abbiamo approvato il Sistema Unificato dei Brevetti che punta ad offrire agli inventori e alle imprese europee uno strumento unico per proteggere le invenzioni in 25 Stati dell’Ue. Il nuovo sistema è un’importante svolta per il mercato europeo, fattore di stimolo e crescita per l’economia ed in particolare per le PMI che puntano sull’innovazione e che, grazie al brevetto unico –meno costoso e difficile da ottenere – possono sperare di lavorare in diversi paesi membri dell’Ue.  Il sistema del Brevetto Unico europeo, assieme al “Made in”, rientra  in  una serie di azioni e strumenti normativi messi a punto per combattere il fenomeno della contraffazione. Associati ad essi vi  sono la Direttiva per la tutela del diritto d’autore sulle opere musicali; l’istituzione dell’Osservatorio sulla contraffazione e la pirateria; il Piano d’azione delle autorità doganali europee e la Direttiva sull’armonizzazione delle leggi negli Stati membri sul marchio di fabbrica. Il tutto a tutela delle piccole e medie imprese europee, in particolare italiane, produttrici di eccellenze troppo spesso vittime di concorrenze sleali
.

Questo libro sottolinea che il lavoro di parlamentare europeo è poco conosciuto ma è fondamentale in molti  campi
Stanno diventando fondamentali i ruoli delle Istituzioni europee, di conseguenza quello del Parlamento Europeo. I processi economici, politici e sociali hanno ormai assunto scala globale e l’U.E.sta diventando l’unico soggetto in grado di gestire tali fenomeni. Il Parlamento Europeo è eletto a suffragio universale, gode di stabilità politica costante e assicura una buona rappresentanza di tutte le regioni e delle istanze di tutti i popoli europei. Gli Eurodeputati svolgono il compito essenziale di rendere i provvedimenti dell’UE adattabili e consoni a tutte le esigenze di ciascun Paese Membro.  Per il futuro c’è bisogno di una maggiore unità politica del nostro continente con scelte economiche coraggiose che sappiano migliorare i processi negativi della globalizzazione garantendo una nuova reindustrializzazione dell’Europa e garantendo le conquiste sociali dei lavoratori ma anche definendo una stagione di diritti e doveri dei cittadini europei.

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