“Con la cultura non si mangia”, questo lo slogan della protesta andata in scena sabato pomeriggio (27 marzo) davanti al teatro Valli di Reggio Emilia con l’adesione di oltre 20 realtà culturali della provincia. C’erano attori, musicisti, autori, tecnici e docenti – tutti debitamente distanziati – in rappresentanza dei tanti mestieri dello spettacolo che da un anno sono forzatamente inattivi ed economicamente in ginocchio.
E’ un mondo che con la pandemia è sprofondato in una crisi persino inimmaginabile sino a poco tempo fa: da mesi si levano appelli da tutto il Paese per salvare lo spettacolo, con la discesa in campo di tanti nomi prestigiosi ma inutilmente.
Eppure teatri e sale, con i protocolli stringenti approvati e rimasti nel limbo, sono fra i luoghi più sicuri. Trattare la cultura come un settore marginale – hanno detto gli operatori – significa non soltanto distruggere una enorme quantità di posti di lavoro di alta qualità, ma “uccidere” un pezzo importante della nostra storia.
Hanno portato la loro solidarietà il presidente della Provincia Giorgio Zanni, l’assessore comunale Annalisa Rabitti e il consigliere regionale Federico Amico.