Panem et Sanremum…

mario-adinolfi-porno-870590Adesso sì che ci siamo. Dimenticate tutte le faide interne ai vari partiti e partitucoli, dimenticate lo scambio di coltellate e di mea culpa dei disastri naturali: non fanno più notizia, non calamitano più lo sguardo sempre attento degli italiani. E’ il momento dei circenses, in tutto il pregevole dispiego di forze che tiene buono il cittadino dall’inverno fino alle Idi di Marzo e poi chissà, è già Pasqua, le ferie estive sono dietro l’angolo e anche per quest’anno l’abbiamo sfangata, non c’è bisogno di cambiare niente di veramente serio.

Sta per cominciare – rullo di tamburi – il Festival di Sanremo! Ah, pardon. Credevate stessimo parlando di Trump e dei rigurgiti nazionalisti UE? Ah no, quello spettacolo è già in pieno svolgimento. Ma forse se fate in tempo un posto a sedere c’è ancora, pare pure avvincente. Il più grande spettacolo del mondo, senza dubbio alcuno, quello per cui l’intera platea internazionale trattiene il fiato! Ah, pardon. Credevate stessimo parlando del Festival di Sanremo? Ma no, ovviamente, chissenefrega.

Parlavamo del Super Bowl. Che francamente non si capisce per quale motivo sia così seguito, visto che è avvincente come la versione a squadre umane del Subbuteo; regole incomprensibili, gioco fermo ogni due per tre, la maggior parte delle cose interessanti – ossia, quando si menano – che avviene al di fuori della portata delle telecamere, durante le mischie. Avete mai notato la straordinaria capacità degli sport americani di essere incomprensibili? Non stiamo a raccontarcela: il football americano va bene per una nazione che a calcio non è mai stata capace di combinare una cippa. E che ha relegato lo sport più avvincente in cui riesce a dire la sua – il basket – ad una competizione per etnie poco gradite: un tempo appannaggio esclusivo degli ebrei, oggi dei neri. Ma la Finale del Super Bowl, quella sì, è uno spettacolo che vale veramente la pena di guardare! Scalinate gremite di obesi che si rincitrulliscono di zuccheri e grassi saturi! Impiegatucce coi colori di guerra come i Pitti contro i Sassoni! Bambini affogati nello zucchero filato!

Ah sì, e naturalmente le squadre, in campo, che giocano. Ma torniamo ai meravigliosi spettacoli e alle follie di Lady Gaga, dodici (dodici) minuti per un cachet da capogiro che garantisce a) la presenza di una diva abituata a fare scalpore, b) così da capogiro che garantisce che non farà nulla per fare scalpore. Bei tempi andati, quelli in cui la finale non se la filava nessuno e c’era chi per alzare l’audience faceva di tutto (ma di tutto, eh!) per far scivolare una tetta, piccola, fuori dal costume. Poi per chi? Per Justin Timberlake? Eddai, su. Chissenefrega pure del Super Bowl, con nonchalance. Se proprio vogliamo, a parte la grande partita giocata (questo sì) il vero evento della serata è stato l’intervento del mitico Papa Francesco con un video, a benedire il tutto: “I grandi eventi sportivi come il Super Bowl sono altamente simbolici dimostrando che è possibile costruire una cultura di incontro e un mondo di pace. Prendere parte ad attività sportive ci fa andare oltre la nostra visione personale della vita – e in modo sano – ci fa imparare il significato del sacrificio, crescere nel rispetto e fedeltà alle regole. Possa il Super Bowl di quest’anno essere un segno di pace, amicizia e solidarietà per il mondo. Grazie!”. Dove poi si possa vedere la pace in uno sport in cui si stritolano è discutibile, però: Ufficio Stampa Vaticano, 10, resto del mondo, non pervenuto. E vogliamo parlare di Trump?

Ma vogliamo davvero? Allora, va bene. L’unica differenza seria è che oltre ai circenses lui promette pure il panem, e di questi tempi non è cosa da sottovalutare. Per il resto, a parte la tracotanza scenica, la bullaggine da personaggio da commedia dialettale, cos’ha fatto finora di così terrificante ed originale? Il Muro? Ma c’è già. Con il Secure Fence Act lo hanno controfirmato pure Obama ed Hillary, per dire, e veniva da un’idea di Bush (Sr). Interventi militari? Ma su, finora non ne ha firmato uno, a differenza dei suoi predecessori. E quindi? Niente, niente del tutto: è uno spettacolo gratuito, per noi, sul quale possiamo tirare verdure marce al sicuro del nostro schermo, tanto sul palco sappiamo per certo che non ci arriveranno mai. Per il resto, è uno spettacolo già visto, “Make America great again” era già lo slogan di Bush e di Reagan, sai che novità. Quindi, nisba. Alla fine, vuoi vedere che lo spettacolo vero sarà sul serio quello sul palco dell’Ariston?

Eh sì, perché non solo ci offre una kermesse talmente tanto identica a se stessa e ormai priva di sorprese da risultare rassicurante e gradevole come il semolino per gli anziani, ma ci regala anche straordinarie emozioni. Ad esempio, mai voi nei circenses altrui vedrete invitato a lavorare in posizione di conduttore l’asso di cuori della concorrenza, come accade a Maria De Filippi che Conti ha chiamato a condurre assieme a lui – gratis, spergiurano. E qui la vecchia becera battuta sulla donna più economica quella che paghi, come da saggezza popolare, ci starebbe tutta. Non solo: quando mai nei circenses altrui, servizio nazionale pagato dai contribuenti, voi avreste l’occasione di vedere, o ascoltare, la partecipazione di artisti che sono famosi oltre che per le loro prodezze artistiche per non contribuire, come accade da noi con la nostra grandissima Mina? Quindi, coraggio, che con l’intrattenimento siamo ancora in pole position, e volendo possiamo sempre pensare ad un riutilizzo del Colosseo. Coi circenses, siamo a posto. E’ quando cominciano a comprarvi col panem, che dovreste cominciare a preoccuparvi.

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