Palestinesi in piazza per diventare Stato

“Non vogliamo uno Stato solo per essere moderni, o perché è un diritto di ciascun popolo; lo vogliamo per riacquistare la nostra dignità di esseri umani”.
I palestinesi sono esseri umani? Perché se a questa assurda domanda si volesse rispondere di sì, non si capirebbe il motivo per cui, dopo svariate risoluzioni Onu, ci sia ancora chi si interroga sulla possibilità di riconoscere uno Stato Palestinese. Il senso del discorso di Abel Daas, presidente della Comunità Palestinese di Firenze, è tutta in questa retorica e semplicissima domanda che si confronta con le tensioni, le pressioni, il prospettato veto americano alla richiesta inoltrata dai palestinesi all’Onu di riconoscere il loro Stato. Comincia così, con un discorso dal forte impatto emotivo, il presidio organizzato dalla comunità Palestinese in piazza della Repubblica a Firenze. Inizia alle 16, quando un folto gruppo di persone, con le bandiere palestinesi al vento, si raduna fra i banchi del mercatino ecologico, fra i tavolini dei bar storici del centro fiorentino, per manifestare la ferma volontà del popolo palestinese di essere ancora Stato, popolo, nazione, di riscattarsi da una diaspora in fondo a cui sembra non vedersi mai la luce.
“Vogliamo portare il nostro destino all’Onu – continua Daas – per avere ancora una speranza, un fazzoletto di terra, per salvare un sogno”.
Le trattative? Importanti, certo, ma con un vizio di fondo, spiega il rappresentante palestinese: “Il dubbio che viene è che Israele continui a prolungarle per giungere al punto in cui i palestinesi non avranno più niente su cui trattare”.
Lo Stato palestinese sorgerebbe su un fazzoletto pari al 22% della Palesina storica; non c’è soluzione di continuità (come richiesto dalla risoluzione n.194 dell’Onu) fra le parti di territorio; ma sarebbe una speranza di normalizzazione per questo popolo ridotto a essere senza patria da circa 60 anni.
“La Corte internazionale dell’Aja ha condannato la politica israeliana degli insediamenti di coloni nei Territori occupati – spiega pazientemente Daas – ma il veto Usa ha sempre impedito una condanna Onu. E nonostante ciò, noi siamo convinti che la nostra speranza risiede nel diritto, nella legalità. E’ questo il motivo per cui ci siamo rivolti all’Onu, per avere giustizia, un po’ di giustizia. Senza giustizia, il Mediterraneo non sarà mai in pace”.
Mariano Mingarelli, presidente dell’associazione per l’amicizia italo-palestinese, ricorda il contenuto della risoluzione 194. “Questa risoluzione dell’organismo internazionale prevede il diritto al ritorno dei profughi palestinesi, lo status di Gerusalemme capitale di due Stati, la continuità territoriale dell Stato palesinese. La stessa risoluzione prevedeva anche  l’impossibilità di riconoscere lo Stato d’Israele se non fosse stato ottemperato a questi punti”.
Stando così le cose, conclude ricordando che negli anni 70 la Palestina forniva il più alto numero di laureati dei paesi di lingua araba.
Infine, un rappresentante dei Cobas fiorentini pronuncia un appassionato ricordo di Vittorio Arrigoni, il giornalista-operatore di pace che fu drammaticamente trucidato a Gaza poco meno di un anno fa. Finite le parole i Fiati Sprecati danno voce all’emozione dei presenti con le loro trascinanti musiche. Le bandiere palestinesi continuano a volteggiare nel vento.

 

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