Ascoltare le parole di 4 ragazzi, giovanissimi, palestinesi e israeliani, riesce quasi straniante, abituati alla logica delle dichiarazioni politiche che cavalcano i media. Parole stranianti e stupefacenti, ma anche portatrici di un gaudio intimo, profondo, perché la pace non si arrende, e come dice benissimo una delle attiviste, sebbene si cresca nella guerra, “la pace cerchiamo di impararla da noi stessi”.
“Come palestinesi subiamo incredibili violenze tutti i giorni nella vita quotidiana, sia dai soldati che dai coloni israeliani. Nonostante tutta questa violenza, siamo qui insieme agli amici israeliani per cercare di costruire pace e giustizia a dispetto di tutta la violenza che viviamo – sono le parole di Tarteel Yasser Al Junaidi, palestinese, attivista non violenta, difende i diritti umani contro l’occupazione – ciò che noi vediamo ogni giorno è solo a violenza dei soldati e coloni israeliani. La pace, cerchiamo di impararla da noi stessi”.
Non si tratta di giovani che non hanno pagato, con la loro fedeltà alla non violenza, alla pace e con la scelta di obiezione di coscienza. Daniel Mizhrai, obiettore di coscienza , al rifiuto di prestare servizio nell’esercito israeliano, ha scontato 50 giorni di carcere militare. “Se gli obiettori israeliani fossero tanti, la guerra finirebbe. Il problema è che la società israeliana, è fortemente indottrinata da militarismo, razzismo e violenza. Credo che per far finire la guerra, bisogna far finire anche il regime di aparheid e genocidio che si sta realizzando”. Per quanto riguarda l’obiezione di coscienza in Israele, ai minimi storici dopo il 7 ottobre, Daniel commenta: “La situazione è certamente peggiorata, con l’inizio di questa ulteriore guerra, ma anche precedentemente era molto violenta. La società è sempre stata permeata di violenza, e viviamo in un regime di apartheid da più di 70 anni”.
Sofia Orr, 19 anni, obiettrice di coscienza israeliana, 85 giorni nelle carceri militari. “Si riceve la cartolina di coscrizione appena si finisce la scuola – dice – posticipando l’università. L guerra ha avuto conseguenze negative sulla mia vita, in particolare ho iniziato a sentire la necessità di essere sempre più impegnata nell’attivismo, e di lottare contro la deriva di destra del nostro governo , di lottare in solidarietà con la causa palestinese e di lottare per soluzioni di pace giusta, soprattutto ora”. Per supportare queste coraggiose prese di posizione, ovviamente conta molto il supporto internazionale a queste organizzazioni.
I quattro ragazzi fanno parte di un “gruppo misto” israelo-palestinese, e rappresentano due importanti movimenti: Mesarvot (una rete di giovani attivisti israeliani che rifiutano di prestare il servizio militare obbligatorio), e Community Peacemaker Teams – Palestina (CPT, sostiene la resistenza di base nonviolenta guidata dai palestinesi contro l’occupazione israeliana).
Invitati in Italia dalla Campagna di Obiezione alla guerra, su iniziativa del Movimento Nonviolento, sono ospiti in varie città italiane, con conferenze stampa e iniziative pubbliche, dal 16 al 26 ottobre: oggi si è svolta una conferenza stampa alla loro presenza a Firenze, presso la Camera del lavoro in Borgo Greci 3 (la Cgil coordina la tappa fiorentina in collaborazione con le associazioni pacifiste del territorio).
Bernardo Marasco, segretario generale Cgil Firenze, presente all’incontro con la stampa che si è tenuto stamane nella sede della Cgil fiorentina in Borgo de’Greci, ha detto: “Le vicende di questi giovani testimoni di pace ci insegnano molto, è una grande opportunità poterli ascoltare, è una occasione per ribadire il ruolo della nostra città come messaggera di pace”.
Lo scopo del tour è di sostenere concretamente e politicamente i movimenti nonviolenti, gli obiettori di coscienza, i pacifisti che lavorano per la convivenza dei due popoli. Con la consapevolezza, si legge nella nota, ” che la richiesta di pace che si alza dalle popolazioni civili, è l’unica alternativa alla violenza cieca dell’esercito e dei gruppi armati che a Gaza, in Cisgiordania, in Libano e in Israele stanno seminando odio e vendetta. La spirale che ci sta portando al terzo conflitto mondiale può essere spezzata: l’obiezione alla guerra è il primo passo. Per questo viene chiesto alle istituzioni, all’Unione Europea, al nostro governo, di riconoscere lo status di rifugiati politici a tutti gli obiettori di coscienza, disertori, renitenti alla leva, che fuggono dalle guerre e chiedono asilo e protezione”.
Gli incontri pubblici e istituzionali nella due giorni fiorentina: stasera alle 21 proiezione docu-film “Light” (ore 21, circolo Arci le Vie Nuove, via Giannotti 13), su iniziativa di Anpi, Arci, Donne insieme per la pace, Cospe, Cgil; domani martedì 22 ottobre incontro con gli studenti (con la collaborazione di Flc Cgil, ore 9, Auditorium Istituto Comprensivo Rosai, via dell’Arcovata 4/6); incontri istituzionali; incontro pubblico (ore 21, Circolo Arci 25 aprile, via Bronzino) su iniziativa di Cristiani insieme per la pace e Circolo 25 aprile.
Nell’ambito delle iniziative per la pace, sabato 26 ottobre a Firenze “Fermiamo le guerre, il tempo della Pace è ora”, all’interno della giornata di mobilitazione nazionale (organizzata da Europe For Peace, Rete italiana Pace e Disarmo, Fondazione Perugia Assisi, Sbilanciamoci, Coalizione Assisi Pace Giusta). Concentramento ore 14 in piazza Santa Maria Novella, conclusione alle 17 in piazza Santa Croce.