Belle non belle, sciupano non sciupano il paesaggio. E giù a dissertare e anche a
battersi pro o contro l’uso delle pale eoliche come fonte alternativa e non
climalterante di energia elettrica. Ma c’è chi invece pensa che bisognerebbe
semplicemente discutere, non se, ma dove impiantarle per capire che “come le si
sfruttano adesso, è pressoché inutile”. Si resta allibiti. Eppure non lo teorizza né uno
sprovveduto della sostenibilità né un nemico dell’ambiente, né un amico dei
combustibili fossili. Anzi. Silvio Greco si occupa di natura e di vita sulla terra, e
sopratutto nei mari, da sempre. E’ biologo marino, anzi uno dei più autorevoli
biologi marini del panorama accademico internazionale, impegnato nella ricerca, la
salvaguardia e la sostenibilità dell’ecosistema, autore di centinaia di pubblicazioni
scientifiche e di vari libri. L’altra sua passione è cucinare. Greco è attualmente
presidente della Stazione zoologica A. Dohrn, l’ente pubblico nazionale di ricerca
nei settori della biologia marina considerato un vanto per l’Italia, primo per questo
tipo di ricerca a livello nazionale, tra i primi dieci nel mondo, in cui hanno lavorato
ben venti premi Nobel.
Greco non usa mezzi termini: “Le pale eoliche su terra in Italia sono inutili, l’ho
sempre sostenuto. E’ un equivoco su cui si sprecano inutilmente energie e si
costruiscono falsi convincimenti. Si tratta di una semplice questione di venti: in Italia
sono troppo deboli, sporadici e irregolari, non c’è quasi mai un vento continuativo di
giorno e di notte. Così le pale finiscono per produrre una quantità infinitesimale
dell’energia necessaria”. Non è una bocciatura totale e generica: in altri paesi, per
esempio in Germania, le pale eoliche a terra sono un’ ottima soluzione perché
soffiano venti continui. Non sono in discussione le pale, lo è il luogo in cui si
installano. E la località ideale in Italia non è la terra, secondo il biologo, è il mare:
“Da noi il vento che tira sempre e regolarmente lo si trova solo in mare e il mare non
ci manca”.
Che non sia un’ipotesi o una fantasia lo dimostrano i fatti: l’eolico in mare lo si sta
già cercando: “Noi – dice Greco riferendosi all’autorevole stazione Dohrn – stiamo
lavorando da alcuni anni su progetti di impianti galleggianti off shore per la
produzione di energia eolica. Ne stiamo studiando l’impatto ambientale e siamo
arrivati alla conclusione che non hanno lati negativi sia per il mare che per tutti gli
organismi viventi che ci vivono, compresi i grandi animali marini come le balene e i
capodogli. Basta studiare bene dove costruire le piattaforme, ovvero su fondali
sabbiosi e non popolati di specie di pregio, sensibili o protette. Né esiste la
preoccupazione che le pale disturbino i voli degli uccelli sul Mediterraneo perché
questi ultimi usano corridoi migratori precisi e si evitano. Lo stesso vale per il
pericolo di impatto con balene o capodogli, anche questi hanno i loro itinerari e basta
studiarli, come d’altra parte si fa con le navi”.
Gli studi di impatto ambientale sono avanti, spiega Greco, e tra un anno o due
potremmo passare alla costruzione delle prime piattaforme marine, investite dal vento
giorno e notte e senza colline o palazzi che fermino i già di per sé modesti venti che
spirano a terra. “Quella eolica – spiega – è la fonte rinnovabile decisiva per produrre
energia sostenibile senza sputare anidride carbonica e alterare il clima. Ottenerla
tramite piattaforme in mare è l’unica soluzione per averne in quantità serie e non così
modeste come in terra”. Le piattaforme marine che Greco sta studiando sono progettate per contenere, ogni impianto, 60 o 70 pale eoliche, che possono produrre
un giga di energia pari a una centrale nucleare : “Ora si parla di nucleare pulito ma è
una definizione inaccettabile. Nessuno lo ha mai inventato il nucleare pulito, basti
pensare che le scorie resistono per una media di 20 mila anni e che per stoccarle
rischieremmo di fare una serie di Trino Vercellese dove, in caso di incidente,
rischieremmo la tragedia per buona parte della pianura padana. Senza dire che ci
vogliono 25 anni per costruire una centrale contro i tre di una piattaforma off shore”.
Dunque sì alle rinnovabili e quella decisiva la si realizza in mare. “Non piacerà a chi
guadagna con il gas e il petrolio, ma l’energia eolica è oggettivamente la soluzione”.
Non funziona sufficientemente a terra ma il mare è pronto a occuparsene, sono certi
il ricercatore e il suo team che stanno studiando i fondali più adatti a ospitare
piattaforme di pale eoliche in Sicilia, Calabria, Puglia e Sardegna, da installare a
oltre 27 km dalla costa, “tanto che ne scorgeremmo all’orizzonte solo un minuscolo
segnale della grandezza di un’unghia e solo in determinate occasioni”. Si stima,
chiarisce Greco, che in Italia basterebbero una quattordicina di impianti da 60 o 70
pale, ognuna sulla propria piattaforma a distanza di 2,5 chilometri l’una dall’altra su
un’estensione si 6 o 7 mila metri quadri “quando un capo da calcio ne misura 10
mila”, per “coprire efficientemente il fabbisogno di energia da fonti rinnovabili,
come peraltro è l’obiettivo della Comunità europea”. Nessun timore neanche di
tempeste che travolgano le piattaforme, basta studiare i fondali adatti, sabbiosi o
fangosi, e “si ottiene una grande resistenza mutuata dalle tecnologie delle
perforazioni petrolifere”.
Il progetto ha successo internazionale: “Abbiamo già 40 domande di imprese di
tutto il mondo, noi non ci occuperemmo solo di costruire e scegliere la posizione
degli impianti, ma anche di gestione, sorveglianza, analisi, monitoraggio. L’impresa
prevede peraltroun grande indotto. L’unico neo è che in Italia non esiste la filiera di
produzione per questi impianti, né per la costruzione di generatori né di pale, tanto
che per gli impianti a terrasi è ricorsi nella maggior parte a ditte estere e in mare non
è molto diverso”. Varrebbe, secondo Greco dismettere gli impianti a terra e
concentrarsi sulle piattaforme a mare perché produrre un sufficiente quantitativo di
energia elettrica con l’eolico è secondo lui l’unica alternativa. Va bene anche il
fotovoltaico, “non però nei campi di grano che servono a nutrire la gente ma solo sui
tetti degli impianti industriali e sulle autostrade”.
Pale eoliche, bisogna inseguire i venti
Il biologo Silvio Greco: “Correnti regolari e continue solo in mare”