La notizia comparsa sull’informazione locale relativa al progetto di un nuovo Politecnico che l’architetto Calatrava ha presentato all’assemblea degli industriali lascia davvero sconcertati, anche nelle modalità. Lo affermo senza giri di parole, conscio che qualcuno non avrà remora nell’affibbiarmi la patente del bastian contrario indefesso: si tratta dell’ennesima follia, per di più in salsa archistar.
Nessuno di noi ha ovviamente preclusioni di fronte all’ipotesi di ampliare i corsi offerti dalla locale Università: ma non possiamo non osservare che Reggio Emilia pullula di immobili e capannoni dismessi e ha quasi diecimila appartamenti vuoti.
Pertanto, chi sente la necessità dell’ennesimo spregio al suolo agricolo? Perché non presentare allora un progetto di riutilizzo, ad esempio sulla zona industriale di Mancasale, vicina alla Stazione Av?
La prima preoccupazione di un’architetto del futuro dovrebbe essere quella di preservare un territorio già compromesso da ulteriori opere che rendono il suolo sempre meno permeabile all’acqua, con le conseguenze che Livorno ha reso tragicamente visibili all’intero Paese.
Che dice di tutto ciò l’Assessore alla “rigenerazione”? Seguiterà ad affermare che la tutela del suolo è una priorità dell’attuale amministrazione?
Basta grandi opere, basta narcisismo di professionisti ormai palesemente sopravvalutati sulla pelle di cittadine e cittadini.
Calatrava, con tutto il rispetto: vada a lavorare gratis da un’altra parte.
A Reggio Emilia ha già fatto abbastanza.