Come lo Stato penalizza i Comuni e cancella l’equità. Ho seguito in Consiglio Comunale il dibattito sulla tassazione locale. A Reggio Emilia ci sono quasi 84 immobili residenziali. Sulle residenze signorili e sulle ville (le cosiddette case di lusso) l’IMU si paga ancora. Questa scelta venne proposta da Renzi nel 2015 come strada per ripristinare l’equità. Ma quante sono le “prime case di lusso” a Reggio Emilia?
Solo 101 su ben 84 mila residenze. Tutte insieme producono un gettito di 90 mila euro, una percentuale irrisoria del bilancio comunale. Un incremento della tassazione alle “case di lusso” per cui sarebbe consentita. Il vero problema è che tantissime prime case di valore hanno una classificazione catastale che le assimila alle altre (molte ville in zone come Canali o come il Villaggio Manenti hanno la stessa classificazione di normali case a schiera) e sono state quindi oggetto del provvedimento che ha cancellato la TASI sulla prima casa.
Oggi, per legge, nessuna imposta può essere aumentata. Nemmeno se l’aumento finanzia una riduzione per i meno abbienti. In un territorio che ha tante servizi le norme che hanno cancellato la tassa sulle prime case rappresentano un vero e proprio ricatto che sembra essere finalizzato solamente a far ridurre i servizi. I Comuni hanno le mani legate, soprattutto se hanno servizi di qualità ed in passato avevano scelto – ben prima delle norme che hanno bloccato le aliquote – di mantenere bassa l’imposizione fiscale. Reggio ha, in Regione, le aliquote più base.
Riassumendo: 1) coloro che hanno immobili di pregio, in maggioranza sono esentati da un imposta sulla prima casa 2) non si riesce – anche a parità di gettito – a ridurre l’imposizione fiscale ai meno abbienti 3) gli unici interventi per ridurre le tasse consentiti dalla norma, si traducono in tagli ai servizi.
Domanda: politiche fiscali nazionali di questo tipo, cosa hanno a che fare con la sinistra?