Firenze – Fioritura anticipata delle mimose grazie all’inverno pazzo, raccolto in aumento del 20%, ma i nodi vengono al pettine nella prevista kermesse della mimosa rappresentata dall’8 marzo. Il fiore simbolo della libertà femminile infatti ha cominciato a fiorire in anticipo già poco dopo Natale, come informa la Coldiretti, costringendo i produttori a ricorrere alla frigoconservazione per garantire il tradizionale omaggio atteso in dono da sette donne su dieci (68%) secondo il sondaggio on line condotto da sito www.coldiretti.it.
Ciò ha comportato il calo del prezzo alla produzione, circa – 10% rispetto al 2016, ma al consumo i ramoscelli nella maggioranza dei casi mantengono i prezzi soliti, che variano dai 2 ai 15 euro a seconda della qualità, delle dimensione del mazzo e della confezione. Il business non è sfuggito all’attenzione della criminalità, con quintali di rami di mimose che sono stati rubati in Liguria per alimentare il mercato nero soprattutto nelle grandi città. “Un fenomeno – sottolinea la Coldiretti – che ha costretto le forze dell’ordine ad organizzare anche pattuglie speciali nelle ore notturne per proteggere il prezioso raccolto”.
Da sottolineare anche il fatto che la mimosa che viene offerta oggi sulle piazze e portata a casa, è praticamente tutta di produzione nazionale. “I ramoscelli offerti – spiega la Coldiretti – provengono soprattutto della provincia di Imperia in Liguria, dove operano circa 1500 produttori e si realizza oltre il 90 per cento della produzione nazionale. La mimosa – ricorda la Coldiretti – assume il significato di autonomia e libertà, ma è anche un fiore che dietro una fragilità apparente mostra una grande forza con la capacità di crescere anche in terreni difficili”. L’omaggio della mimosa ha anche un importante valore ambientale perché, come dice la Coldiretti, è realizzata in Italia con tecniche eco-compatibili soprattutto nei tipici terrazzamenti che si affacciano sul mare, altrimenti destinati al degrado e all’abbandono.
Ed ecco un breve vademecum per conservare al meglio la mimosa, secondo quanto detta Coldiretti: come primo passo, è bene tagliare quanto prima gli steli che devono rimanere per due ore in acqua pulita e inacidita con due gocce di limone. Vanno quindi collocati in penombra e mantenuti in ambiente fresco e umido perché la mimosa rilascia molta acqua attraverso la traspirazione e bisogna evitare che la grande perdita di liquidi faccia seccare rapidamente il fiore.
Indagando sulle origini di questa deliziosa pianta, partiamo dalla botanica. Si tratta in realtà un’acacia dealbata, arbusto sempreverde originario delle zone tropicali, che insieme al genere della mimosa appartiene all’unica famiglia delle Leguminose. “Le varietà più diffuse sono – precisa la Coldiretti – la Floribunda e la Gaulois che è più rigogliosa. Le foglie di mimosa, composte da tante foglioline verde chiaro, in caso di pericolo (per esempio se vengono sfiorate o la temperatura supera i 20 gradi) si ritraggono, ed è per questo particolare atteggiamento che ha preso il nome scientifico “mimus”, dal latino attore mimico. La mimosa venne introdotta in Europa intorno al 1820 e con il passar del tempo riuscì ad adattarsi molto bene al clima Italiano, soprattutto nelle zone temperate come la Liguria”.