Firenze – Il Concerto di Natale dell’Orchestra della Toscana è una tradizione che non può mancare. E nel rispetto di ogni tradizione l’ORT porta in tour i “suoi auguri” prima di approdare il pomeriggio della vigilia al Teatro Verdi: Figline (18 dic), Poggibonsi (21 dic), Piombino (22 dic) e Pescia (23 dic). Dal podio guida il direttore ospite principale dell’ORT Nil Venditti, giovane promessa della bacchetta, già impegnata a livello internazionale. Il programma del concerto è
un raffinato mix che unisce le sonorità di Occidente e Oriente, che trovano una perfetta sintesi nel brano, per la prima volta eseguito in Italia, Symphonic Dances di Fazil Say.
Pianista talentuosissimo e compositore di non minore genialità (meglio definito come “pianista compositore”), Say ha subìto sulla sua pelle, lui, turco di Ankara, le vessazioni di un regime autoritario pretestuosamente fondato sul dogmatismo religioso. Infatti nel 2013 ha rischiato il
carcere, con l’accusa di denigrazione dell’Islam, per aver tweettato alcuni versetti da una lirica di Omar Khayyám, poeta persiano dell’XI secolo, in cui si attaccava l’ipocrisia di certa gente che vuole mostrarsi pia senza esserlo davvero. La sua musica non racconta solo la sua terra d’origine, l’Oriente e i vivaci bazar; attraverso essa cerca di rompere i confini, costruire ponti, stabilire connessioni tra lo straniero e l’ignoto: “Per indole e per desiderio punto a unire le
persone per mezzo di una musica senza confini, neppure mentali. La musica è molto potente. La musica non ha bisogno di traduzioni. Chiunque la comprende, sia cinese, turco o tedesco”.
Questa idea si riflette anche nelle Symphonic Dances, sua prima opera prettamente orchestrale; sono una commissione svizzera, del Musikkolegium Winterthur eseguita per la prima volta il 9 settembre 2015. Questo lavoro testimonia ancora una volta l’intento nell’avvicinare persone e mostrare loro che in questo modo molte cose, a prima vista giudicate strane, sono più familiari e comprensibili. Combinando stili musicali diversi, a volte cliché, Say crea un mondo completamente nuovo: efficace, vivace, indulgente e unificante.
Il compito di ricrearle dal podio è dato a Nil Venditti, che torna all’ORT dopo un lungo tour in Europa, che l’ha vista debuttare al Concertgebouw di Amsterdan con la Netherlands Philharmonic Orchestra, e poi sul podio della Ulster Orchestra, Orchestre National du Capitole de Toulouse, Orchestre National de Metz, Orchestre d’Auvergne. Tutto ciò continuando i suoi studi a Zurigo. Con Fazil Say, lei ha intrecciato una relazione professionale molto fruttuosa, dopo che i due hanno lavorato insieme alla Camerata Salzburg: “Scommetto che sarà uno dei migliori direttori di questo secolo.” (Fazil Say).
Completano il programma della serata il brio delle due ouverture da opere buffe di Rossini (La Cenerentola e Il barbiere di Siviglia), e l’incanto di uno dei più radiosi Concerti per violino mai scritti, quello di Mendelssohn: un’orchestrazione fra le più perfette. Nella lucente scrittura del violino, virtuosistica, ma sempre trasparente e aerea, è memorabile il tempo finale, che pare uscito fuori da un racconto di fate. Lo suona, per la prima volta all’ORT, la russa Alina Ibragimova, straordinaria interprete nota per l’immediatezza e l’ “onestà” (The Guardian) delle sue esibizioni. Classe 1985, figlia di musicisti (sua madre violinista e suo padre primo contrabbasso della London Symphony Orchestra), è praticamente nata già con lo strumento in mano. Si è formata in due scuole che sfornano talenti superlativi in abbondanza, la Scuola Gnesin di Mosca e la Yehudi Menhuin in Inghilterra. Suona un violino Anselmo Bellosio del 1775 gentilmente fornito da Georg von Opel.