Il ‘giovane turco’ è diventato grande e ha tirato fuori gli artigli. Andrea Orlando, Ministro della Giustizia, ha incontrato i simpatizzanti del Pd domenica sera a Festareggio mostrando un deciso cambio di comunicazione: più incisivo del solito, ha mandato segnali ben precisi sia a D’Alema (bersaglio di un paio di battute) che ai vertici del suo partito, accusati di essere stati piuttosto assenti nella gestione delle ultime elezioni amministrative.
“Siamo stati accusati di essere la quinta colonna di d’Alema – dice Orlando riferendosi alla sua area politica durante il congresso – ma io durante le amministrative sono stato quello che ha fatto più iniziative pubbliche, lo dico perché alcuni dei nostri dirigenti, che saranno bravissimi, in giro non si sono mai visti”.
Tira una brutta aria per il Pd alle elezioni in Sicilia e Orlando non concorda con chi pensa che non abbiano un valore nazionale: “Le elezioni in Sicilia non possono essere considerate un Congresso: non si può dire che se si perde va a casa Renzi, che ha vinto pochi mesi fa le primarie e non può essere messo in discussione. Ma ci vuole molta fantasia a definire queste elezioni un fatto locale, perché là si determineranno i rapporti di forza: io farei di tutto per vincerle”. Anche all’alleanza con Alfano merita qualche riflessione critica: “Abbiamo fatto con i voti di Alfano cose che oggi rivendichiamo, dalle unioni civili alla riforma della giustizia, alle misure sulla povertà. A chi ci rimprovera l’alleanza con Alfano ricordo che quando facevo il funzionario di partito dei Ds a Spezia, andavamo a raccogliere le firme per Dini che non era un faro del socialismo, e ce lo chiedeva d’Alema… Per me è molto importante lo ius soli: se l’Ncd si prenderà la responsabilità di far fallire lo ius soli, per i contenuti di quella legge e non per Alfano in sé, sarà molto difficile fare una alleanza con Ncd”.
Orlando non si è tirato indietro su alcuni temi al centro di grandi polemiche: la riforma delle intercettazioni e quella, di stretta attualità, della legge elettorale.
“Sto lavorando – ha detto il Ministro – con l’obiettivo di ‘portare a casa’ il decreto sulle intercettazioni perché sono convinto che gli apparati dello stato devono garantire la sicurezza dei cittadini e non devono usare le loro informazioni per altre finalità”. Mentre per la legge elettorale, il Ministro lancia l’idea di una raccolta firme: “Se il parlamento fa melina sulla legge elettorale, chiederemo le firme ai cittadini a sostegno del suo cambiamento. Anche il Pd ha dato l’impressione di fare melina e di essere più interessato a tutelare più i 100 capilista che il bene del paese: questo per la nostra storia non ce lo possiamo permettere”. “La legge elettorale vigente – attacca Orlando – non è un a legge elettorale, sono due leggi diverse fra di loro e creano il sistema che ha più probabilità di generare ingovernabilità. Se ne devono occupare tutti: se non c’è stabilità l’Italia, che è il paese che ha il doppio del debito pubblico della Spagna, rischia di diventare il centro d’interesse della speculazione internazionale”.
“Quando – ha aggiunto Orlando – dopo il voto probabilmente si apriranno le consultazioni del Presidente della Repubblica e si alzerà lo spread, sarà il momento peggiore per riparlare di legge elettorale. Dobbiamo farla subito con chi la vuole fare: reintrodurre i collegi e un premio per la governabilità”.
Infine, un passaggio sull’immigrazione e sullo ius soli: “Quando diciamo di aiutare i migranti a casa loro, occorre spiegare anche che se cominciamo oggi con la cooperazione, si avranno risultati tra dieci anni. E che la cooperazione non si può fare con regimi corrotti che hanno preso si soldi e poi li hanno usati per comprare armi. Noi come sinistra dobbiamo tornare ad affermare con forza che tutte le persone sono uguali e hanno diritti a vivere dignitosamente, che è il principio si cui si fonda la sinistra”.
“Lo stupro di Rimini – ha detto Orlando – con lo ius soli non c’entra nulla, dimostra invece che tenere le persone in un limbo in cui non sono né carne ne pesce porta le persone ad una condizione di marginalità”.