Ora politica, non catarsi

Brindano le piazze dopo il recente voto, a destra come a sinistra. Ma oltre i riti collettivi di liberazione, ci sono da ricostruire partiti e classi dirigenti

Nessuna analisi di voto, promettiamo, un po’ pallosette se non lasciate a chi semmai le sa fare e con cognizione di causa. Sapendo che oggi fare previsioni è molto più difficile che in passato. L’elettore è mobile, come la donna generica cantata nel Rigoletto. E solo davanti a una valanga di promesse e altrettante delusioni. Poche riflessioni scaturite dall’immagine delle piazze italiane “liberate” come si sono autodefinite quelle che hanno cambiato l’ultimo registro. E’ questo clima da perenne resa dei conti dall’una come dall’altra parte che, secondo noi, resta uno dei motivi che impedisce il vero cambiamento nel Paese. Cambiamento di mentalità, letteralmente parlando, a destra come a sinistra. E di disponibilità delle classi dirigenti, di qualsiasi colore. E’ naturale brindare dopo una vittoria; ma, prima di finire il sorso, sarebbe altrettanto doveroso cercare, immediatamente di ricostruire. I rapporti con gli sconfitti (perché non c’è democrazia senza alternanza e contrappesi di poteri e controlli) e una strategia di uscita dai problemi, giganteschi, che attraversano le nostre comunità. La catarsi collettiva non sia il tappeto duraturo sotto cui nascondere il pattume ereditato né un drappo colorato da sventolare nelle assemblee per rimbambire il cittadino che chiede di essere amministrato bene. L’individuazione del nemico, che la sinistra incarna in Berlusconi e la destra vede in un comunismo diffuso oltre la soglia della storia effettiva, affonda le radici anche nel linguaggio del confronto. E’ stato stradetto: raramente come nella recente campagna pre-elettorale sono mancate le proposte ad esclusivo vantaggio delle offese. Rispetto dell’avversario, preparazione di chi si candida a governare, ricambio dell’anagrafe dirigenziale, stringente codice di moralità pubblica: “basterebbero” queste poche regole per ripartire con un nuovo codice per i partiti. Che non si devono più limitare, pena pericolosi crack di democrazia, ad essere uffici di collocamento per persone diversamente lavoratrici

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