Firenze – Pochi artisti affrontano oggi il tema del rapporto fra padri e figli, al centro del quale c’è il tentativo dei giovani di sottrarsi a condizionamenti, ipocrisie e costrizioni per cercare una propria via nei marosi paurosi e grandiosi dell’esistenza. Colpa certo delle crisi che si susseguono una dopo l’altra in modo incessante, lasciando poco margine d’azione e d’indipendenza. L’umanità procede tuttavia per rotture generazionali e, se questo non accade, il prezzo da pagare è sempre l’obsolescenza progressiva di idee e di valori positivi e una decadenza senza fine.
Lo aveva ben chiaro Pier Paolo Pasolini che ha lasciato scritti di una lucidità quasi profetica, come si conviene a un grande poeta della modernità, nei dialoghi delle Belle Bandiere (1960-65) e nelle Lettere Luterane, raccolta di articoli che Pier Paolo Pasolini pubblicò sulle colonne del quotidiano Corriere della Sera e del settimanale Il Mondo nell’ultimo anno della sua vita. Nel 1975 fu assassinato in circostanze mai completamente chiarite sulla spiaggia dell’idroscalo di Ostia.
Nell’anno del centenario della nascita del poeta è stato perciò un interessante e riuscito concetto artistico quello messo a punto dalle Compagnia friulana Bellanda e quella fiorentina Opus Ballet, nel realizzare una coreografia ispirata a questa “tensione pasoliniana” nel rapporto intergenerazionale . “La diversità che mi fece stupendo – Pasolini, l’irrealtà del quotidiano” è andata in scena alla Limonaia di Villa Strozzi nell’ambito della rassegna Crossroads 2022 con la coreografia di Giovanni Leonarduzzi, fondatore e direttore artistico della Compagnia Bellanda, che l’ha ideata insieme a Claudio Cadario.
La serata pasoliniana è cominciata con la proiezione di un video-progetto fotografico “Vitalità disperata” di Mario Voria con una coreografia di Francesco Posa girata nella pieve di Cairate (Varese): una sorta di Stabat Mater dolorosa (interpretata dall’étoile Oriella Dorella) annientata dalla sofferenza del Figlio. Il sacro ritorna prepotente nel bisogno di assoluto del poeta che “divora la sua esistenza con un appetito insaziabile”. Sebastiano Spada ha letto una selezione di testi.
“La vita consiste prima di tutto nell’imperterrito esercizio della ragione”: con questa citazione pasoliniana nella testa, lo spettatore è poi salito nel magnifico teatro all’aperto della Limonaia per assistere alla coreografia di Leonarduzzi.
Già, la ragione: l’unico antidoto attingendo al quale i figli possono sfuggire all’alienazione conformistica dei loro padri: “Si sfugge solo attraverso una esercitazione puntigliosa e implacabile dell’intelligenza, dello spirito critico. Altro non saprei consigliare ai giovani”: sono parole di Pasolini inserite nel programma di sala. Quelle che i più saggi rivolgono anche oggi ai giovani perché non si lascino manipolare e fuorviare dal flusso di falsità, dalle parole d’odio o dalle allucinazioni di tanti falsi predicatori via social.
La pièce si apre con un pezzo di bravura di dialogo teatrale e di pas à deux di danza con Giovanni Leonarduzzi e l’attore Daniele Tenze sulle riflessioni dello scrittore riguardo al rapporto fra padri e figli nella tragedia greca, nella quale i secondi sono sempre costretti a “pagare per le colpe dei padri”.
Entrano in scena i giovani danzatori dell’Opus Ballet di Rosanna Brocanello che si liberano simbolicamente delle ipocrisie e dei condizionamenti della società grazie anche a pensatori come Pasolini. Il maestro muore tragicamente e questa libertà gradualmente si estingue. La conclusione però non è pessimista. Nel linguaggio artistico del coreografo, elaborato partendo dalla breakdance, quei giovani trovano alla fine un loro linguaggio “rovescio” che si oppone a quello imposto dai bisogni e dai consumi, da convenzioni e costrizioni. Il messaggio del poeta resta dunque valido anche oggi.
Da notare un fuori programma che ha reso ancora più forti e cariche di tensione le elaborazioni musicali di Maurizio Cecatto e Dj Aron Shorty. Il vento impetuoso, l’attesa delle prime gocce, i lampi e i tuoni del temporale in arrivo hanno aggiunto allo spettacolo drammaticità ed emozione. Hanno danzato: Matheus Alves, Emiliano Candiago, Lia Claudia Latini (della compagnia Bellanda), Stefania Menestrina, Frederic Zoungla.