OpinioniValeria Montanari

Di Valeria Montanari

Valeria Montanari

Evasore fiscale? No, grazie.
Ho scoperto di evadere 2.093 euro all’anno. E’ questa la cifra che le stime nazionali mi attribuiscono in media come cittadina del Bel Paese dei Ladri. Io non ci sto: non voglio nemmeno per ragioni statistiche dover rientrare in questo orribile calcolo “da compitino”, ritagliato su misura per le conferenze stampa del Ministero del Tesoro.

Non evado un centesimo, e solo l’idea che spalmino cifre ipotetiche sui contribuenti onesti mi indigna, e credo non aiuti a mettere in evidenza il vero fulcro della questione, cioè l’enorme disparità e ingiustizia che si consuma tra chi evade e chi no. Noi italiani non siamo omogenei evasori di piccole cifre: si tratta di una grossa menzogna. C’è chi paga tutto e sempre e chi invece è uccel di bosco, e questo incide nella carne del paese ogni giorno.
Evadere le tasse è un reato, oltreché un’azione da condannare sotto il profilo morale: baipassare il fisco significa fregarsene della ricchezza comune. Vuol dire farci la cresta sull’Italia, senza versare niente in cambio.

Tutte considerazioni che fino ad oggi a dire il vero non hanno colpito più di tanto l’italica tribù, anzi il contrario. Più interessante sarebbe comprendere come mai solo adesso sia considerata la portata dannosa di questo tema da sempre così inviso alla pubblica opinione, che in passato ha immancabilmente alzato la paletta per l‘Italia furbona e disonesta a discapito dei tax friendly. Oggi che viviamo in un altro mondo rispetto a quello che aveva retto fino al debutto del nuovo millennio, vediamo con più chiarezza cosa sia sostenibile e cosa no? E soprattutto, gli italiani stanno reagendo? in parte si, anche se non a sufficienza, e ancora una volta perché costretti dagli eventi a scandagliare il proprio ombelico.

Se è vero che internet ha contribuito in modo esponenziale al formarsi di un’opinione di stampo nazionale sul Paese e la propria condotta – o meglio ha caricato un flusso di indignazione carsico e magmatico, che serpeggia tra le pagine di blog, social network e siti di approfondimento, investendo nomi, cose, istituzioni, scelte e modi di vivere – è pur certo che in questo clima da basso Impero, nel baratro con annessa caccia alla streghe nel quale ci stiamo invischiando, l’evasione fiscale è uno dei temi chiave. Crea emorragia di risorse, concorrenza sleale, e soprattutto disparità tra chi dovrebbe avere garantiti uguali diritti e doveri.Ma qualcosa si sta muovendo: prendete il successo della campagna Eroi Fiscali con la creazione dell’omonimo blog, partito da un’idea del Vice Presidente della Provincia di Reggio Emilia, e che in primis getta alle ortiche quell’ipocrisia che vuole cristallizzare la millenaria dicotomia tra presunti ricchi e poveri, quando invece “la sindrome da casta” si sustanzia ormai tra chi dichiara con puntualità il proprio reddito e chi no. E in tal senso diventa topico anche il nome prescelto, nel senso che in un paese normale a pagare le tasse non dovrebbero essere solo gli eroi del fisco (un chiasmo al limite de paradossale), o i rintracciabili – secondo una felice definizione di M. Gramellini – ma chiunque produca reddito, cioè chi lavora, noi tutti insomma.

Auspicando infine che la tassa di solidarietà, proposta dal governo nel caldo d’agosto, venga trasformata in “dazio patrimoniale” e che siano soprattutto i possessori di grandi patrimoni a contribuire con la propria ricchezza alla messa in ordine dei dissestati conti italiani, come in molti chiedono da più parti per salomonica giustizia.

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