Firenze – Operatori sanitari tutti eroi. Ma, mentre a qualcuno verrà consegnato l’incentivo previsto dalla Regione (delibera 535 del 21/04/2020) per altri varrà solo il bel grazie del primo cittadino di Firenze, ricevuto in status di cassintegrato e senza neppure la certezza di tornare al lavoro. Ma ecco il perché.
Il primo aprile 2020 in piena emergenza COVID a Montedomini è stato aperto un reparto in cui far confluire gli anziani delle RSA positivi al Coronavirus: un’iniziativa che ha permesso di allontanare dalle RSA e isolare in modo adeguato gli anziani positivi che non necessitavano di ricovero ospedaliero ed evitare la diffusione che si è verificata in altre Regioni, come ricordano da Cub-Sanità.
Il nuovo reparto contava su una previsione di 34 posti letto. Il numero è stato quasi raggiunto in fase di piena emergenza, per poi tornare a riabbassarsi sia per il calare dei contagi, sia per l’apertura di un nuovo reparto per anziani positivi COVID-19 presso Villa Donatello a seguito della convenzione fatta dalla ASL con UNIPOL, per la riapertura della struttura di villa Donatello. Un punto che, denunciano da Cub Sanità, dovrebbe essere chiarito: a quanto ammonta l’affitto per tale struttura? Perché, se era emersa questa necessità, non si è pensato di riaprire villa Basileski, vuota da anni e di proprietà ancora ASL? Si registra anche il fatto che, in questa fase, il personale che lavora nel nuovo reparto è dipendente dell’ASL. Intanto, essendo divenuto superfluo, il 29 maggio il reparto COVID di Montedomini ha chiuso con lo spostamento degli ultimi pazienti.
La squadra che ha reso concreta l’iniziativa è composta da medici, infermieri, personale Asl e personale della Cooperativa KCS, che ha in appalto anche la RSA Montedomini e alla quale si è estesa la convenzione per questo periodo. La cooperativa aveva spostato (su base volontaria) alcuni operatori già operanti in RSA nel reparto COVID di Montedomini, assumendone altri per la copertura dei parametri richiesti.
Ed ecco il punto. “Mentre il personale ASL riceverà l’incentivo previsto dalla delibera regionale 535 del 21/04/2020 che in attuazione dell’accordo tra Regione Toscana e OOSS confederali stabilisce delle misure di premialità per il personale del SSR che ha operato in emergenza COVID-19 (cosa che comunque non fa giustizia al personale delle Cooperative e delle RSA che pure hanno lavorato in situazioni di rischio), gli operatori della Cooperativa non solo non verranno premiati con questo incentivo in quanto al momento è solo per il personale del servizio pubblico, ma si sono trovati improvvisamente”in esubero” con impossibilità di essere ricollocati nell’immediato o nella RSA o nel nuovo reparto che si dovrebbe attivare (le ultime voci lo darebbero già attivo all’inizio della settimana prossima, ma non vi è nulla di certo). Per il personale della Cooperativa solo il Grazie del sindaco Nardella”.
Eroi di serie A e di serie B? Intanto, CUB-Sanità ha inviato una lettera alle Istituzioni con la richiesta di sanare questa disuguaglianza “così palese fra operatori che hanno lavorato fianco a fianco e soprattutto di non “punire” chi si è esposto a rischio aggiuntivo”. Infatti, ribadiamo tirando le fila, gli operatori della cooperativa non solo non prenderanno l’incentivo così formulato, non solo non sanno se torneranno a lavorare, ma al momento sono in cassa integrazione. Aspettando una riapertura che ad ora non è dato sapere se avverrà davvero.
“Ancora una volta – conclude CUB Sanità – si dimostra come sia perverso il frutto di anni di appalti e di esternalizzazioni dei servizi e delle RSA, che hanno creato lavoratori di serie A e di serie B,una situazione che non può più continuare: chi cura i nostri anziani deve avere gli stessi diritti del personale sanitario pubblico” .