Operai ex Gkn sulla Torre di San Niccolò, è ancora lotta per stipendi e lavoro

Operai ex Gkn sulla Torre di San Niccolò, è ancora lotta per stipendi e lavoro

Firenze – “Siamo trenta”. Lo dicono urlando attraverso il megafono alla richiesta fatta attraverso il megafono, gli operai della ormai ex Gkn, che son saliti lassù, nella notte, nella Torre di San Niccolò rivestita di impalcature, proprio in cima, da dove si vede la città e dove si può piantare la bandiera. La bandiera affinchè la vedano tutti, quel simbolo Insorgiamo che dice tante cose, a Firenze che l’ha sempre accolta, alla Firenze ribelle e mai doma che si stringe nella lotta ormai divenuta epica di questo gruppo d’uomini e donne che cercando di raddrizzare il loro futuro cercando anche di instillare la fiducia che la lotta giusta, quella per il lavoro, per la famiglia, per la propria dignità non può perdere. Mai.

Ed è necessario sottolineare che in questi mesi che si sono messi in fila diventando un anno e poi due, tutto si è messo in modo che potessero pensare di perdere la tenzone che hanno ingaggiato quel giorno, di ormai due anni fa, quando con le mail improvvise e poche parole, la multinazionale Melrose annunciò che era finita, che potevano buttare tuta e professionalità, competenza e sogni di una vita intera nello sciacquone, perché la fabbrica chiudeva. 442 famiglie circa. Un fulmine a cielo sereno, qualcosa su cui ancora bisognerà fare delle analisi.

Intanto, scalata alla Torre. “La motivazione principale di questo gesto? La mancanza di stipendio, intanto – dice Moretti – nelle settimane scorse abbiamo dato vita a dei presidi all’Inps, dove ci era stato garantito che i primi due mesi di flussi attivi di cassa integrazione, novembre-dicembre, sarebbero dovuti arrivare in questa settimana. Naturalmente non sono arrivati e l’esasperazione deivante da uqesta situaizone ci ha spinti a questo gesto”.

Una situazione, quella in cui si trovano gli operai ex Gkn, “grottesca”, come la definisce Moretti, “dal momento che una cassa integrazione riconosciuta dal governo, disegnata sulla vicenda Gkn, che è stata riconosciuta il 15 maggio scorso, ancora oggi non si è concretizzata nell’arrivo dei soldi ai lavoratori”.

Una circostanza originale. “Sappiamo che da parte dell’azienda esiste una sorta di ritorsione, tant’è vero che l’azienda non sta inviando la comunicazione all’Inps necessaria per i pagamenti. Ad oggi, circa i mesi arretrati, sono stati inviati i flussi, quindi la documentazione, solo dei mesi di ottobre, novembre e dicembre”.

E se non si sbloccasse nulla, fino a quando i lavoratori hanno intenzione di restare sulla torre? “Lo vedremo – risponde Moretti – purtroppo non c’è un’azione che in qualche modo risolva l’annosa questione dell’ex Gkn. Ci sono più piani: quello degli stipendi, sia da parte del datore di lavoro, dal  momento che da un anno e mezzo circa, ancora di più da quando c’è Borgomeo, stiamo lavorando, aprendo lo stabilimento, facendo guardianìa e facendo manutenzione per 3-4 giornate al mese; per il resto, lo Stato che ha deciso di mettere in campo questa cassa integrazione, contravvenendo a quanto aveva sentenziato il Tribunale di Firenze, ovvero che i lavoratori dovevano essere retribuiti in solido da una parte della proprietà, quindi ci sarà una parte di soldi che dovrà pagarci il daotre di lavoro e l’altra che giungerà attraverso la cassa integrazione”.

La prima rivendicazione è questa. “Ma chiediamo anche di indagare, come facciamo da molto tempo, su tutto ciò che è stato l’affare Borgomeo, dal fondo finanziario, alla proprietà, all’azione che sta facendo il liquidatore”. Una liquidazione volontaria, che in buona sostanza aumenta i costi dell’azienda, “ma non ha messo in campo nessuna azione liquidatoria”.

Tirando le fila, in cima alla Torre di San Niccolò gli operai resteranno il più possibile, nella consapevolezza, “che non è un’azione che risolve la vertenza, ma saranno più azioni di questo tipo che andranno avanti se la situazione non si risolverà”.

Del resto, esiste e viene elaborato anche un piano industriale dal basso. Ma per renderlo attivo ed efficace, servono azioni da parte della Regione e delle Istituzioni.

“Alle Istituzioni in particolare abbiamo chiesto e stiamo chiedendo in queste ore – dice Moretti – un tavolo regionale che metta a sedere tutti i soggetti che si sono dichiarati interessati allo stabilimento e al suo rilancio, uscendo da questa situazione di non detto riguardo a eventuali aziende che si sarebbero dichiarate interessate ma che ad ora rimangono voci, mettendoci a sedere e concretizzando le proposte arrivate ad oggi grazie allo scouting regionale ma anche al lavoro svolto da noi stessi con la start up e la cooperativa che dovrà nascere”.

Per quanto riguarda il prosieguo della protesta, gli operai attendono che i rappresentanti del territorio vengano alla Torre. “Naturalmente sappiamo di non essere i soli in questa situazione – concludono gli operai – ma guardando un po’ a ciò che succede in giro per l’Italia, non possiamo fare a meno di porci anche domande sulla nostra vicenda”. Magari ricevendo anche spiegazioni. Fra i vari punti critici rilevati, last but not least, la natura e la motivazioni delle casse integrazioni, anche di quest’ultima, “autorizzata senza un minimo di paletti messi alla proprietà”. Domande scomode? “Se la cassa integrazione attuale non è una cassa integrazione per chiusura – dice il gruppo operaio – non lo è per il rilancio dell’azienda, si tratta di soldi pubblici dati alla proprietà per quale motivo? Intanto, la proprietà li sta utilizzando per continuare questo assedio, non dando i dati all’Inps per le relazioni”.

 

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