Firenze – Il secondo appuntamento della stagione di opera e balletto 2020/2021 del Teatro del Maggio propone un titolo riscoperto del repertorio pucciniano amato dal pubblico del teatro fiorentino: La Rondine.
L’opera, che era stata rappresentata per la prima volta sul palcoscenico di Firenze nell’autunno 2017 (con questo titolo venne inaugurata la stagione 2017/2018 in occasione del centenario dalla prima rappresentazione), ritornerà in scena a partire dal 22 settembre alle 20 (altre recite: 25 e 29 settembre ore 20; 27 settembre ore 15:30) nell’allestimento di Denis Krief, con il maestro Marco Armiliato a dirigere l’Orchestra del Maggio e gli interpreti, tra cui al loro importante debutto al Maggio Ailyn Pérez nel ruolo di Magda e Dmytro Popov (che sostituisce in tutte le recite Roberto Aronica, indisposto) in quello di Ruggero.
“Siamo il primo teatro in Italia che ha aperto e prosegue la sua attività con una produzione scenica nell’epoca del Covid19 – ha detto il sovrintendente Alexander Pereira -. Non è affatto semplice pensare una ripresa in questa situazione, pensiamo ad esempio al coro, che deve cantare sul palco tenendo conto del distanziamento, così come i solisti. Abbiamo dovuto ripensare molti dettagli ma ce l’abbiamo fatta e siamo convinti che sia questa la direzione da seguire, sia per il teatro, sia per il nostro pubblico. Avevamo già da tempo stabilito che chiunque andasse in scena avrebbe dovuto fare il test sierologico ma per essere ancora più scrupolosi e garantire a tutti la possibilità di lavorare in serenità abbiamo aggiunto al nostro protocollo, di concerto con la Menarini che ce lo ha messo a disposizione, un test a cui tutti siamo sottoposti: un sierologico velocissimo, che si fa con una piccola puntura su un dito e fornisce risultati in dieci minuti. Lavoriamo con grande attenzione alle distanze, all’utilizzo degli spazi e alla sanificazione costante, in modo da far lavorare il nostro staff e gli artisti nella maniera migliore e più sicura possibile. Allo stesso tempo diamo al pubblico un segnale di serietà, dimostrando quanto per noi sia importante sia la ripresa dell’attività, sia la sicurezza di tutti”.
Viste le accortezze necessarie nell’epoca del Covid19, Denis Krief ha dovuto rivedere la regia nell’ottica di una maggiore attenzione al distanziamento sociale degli artisti e alla prevenzione degli stessi – sia sopra che dietro il palco – senza per questo snaturare la resa scenica dello spettacolo.
“Per rispondere alle giuste esigenze sanitarie, rispetto alla prima edizione del 2017, devo rispettare delle regole che non appartengono alla tecnica di regia usuale – ha spiegato Denis Krief -. Per i solisti devo evitare baci, come quello richiesto da Puccini nel secondo atto, e evitare abbracci, ma le “intenzioni” di ognuno sono sempre molto chiare, anche quando non corrispondono alle azioni. Così l’intenzione di quel bacio mancato sarà facilmente comprensibile dal pubblico, che non ne percepirà l’assenza. Per gli artisti del coro dovrò rispettare le regole del distanziamento variando certe scene, come quella del valzer del secondo atto e inoltre certe regole sanitarie ci impediranno di usare i camerini quindi di usare tutti i costumi o i trucchi previsti. Ma anche a questi disagi abbiamo rimediato, facendo danzare insieme alcuni artisti del Coro che sono coppie anche nella vita di tutti i giorni oppure chiedendo di ovviare all’impossibilità di utilizzare i camerini chiedendo ai coristi di venire già vestiti da casa. Quest’opera – vista l’ambientazione – ce lo consente. Così sono e siamo riusciti a non alterare il significato delle scene”.
Giacomo Puccini – La Rondine
Dopo la tiepida accoglienza che l’opera ottenne a Bologna, in occasione della prima italiana pochi mesi dopo il trionfo a Montecarlo del 27 marzo 1917, Puccini ebbe a dire: “Vedranno i posteri che bijou!”, ma è stato a lungo un titolo negletto, nella sua produzione. Negli ultimi anni è stato recuperato da più di un teatro ma a Firenze (chissà perché, in una città che per il Maestro lucchese ha sempre dimostrato una profonda passione) La rondine non era però mai stata rappresentata prima del 2017.
Puccini tenne la partitura sulla scrivania per una decina d’anni, dal 1914 al 1924; la partitura fu completata nell’aprile 1916, dopo l’entrata in guerra dell’Italia, ma fu poi rimaneggiata in diversi momenti. Probabile che l’opera abbia disorientato gli ascoltatori italiani, avvezzi alle passioni ardenti e tragiche di Manon Lescaut, Bohème, Tosca, Madama Butterfly, o a lieto fine, ma pur sempre ad alta tensione drammatica come quella de La fanciulla del West, e si siano sentiti poco in sintonia con questa vicenda che vede una mantenuta un po’ frivola prendere il volo dalla spumeggiante vita parigina e dal ricco banchiere Rambaldo per migrare, come una rondine, verso sud, in Costa Azzurra, col giovane e candido provinciale Ruggero, inseguendo il miraggio di un grande amore sognato nella prima giovinezza e mai realizzato.
Una specie di Traviata alla rovescia (Ruggero è di Montauban, la cittadina del Sud-Ovest in cui durante la Seconda Guerra Mondiale fu tenuta al riparo la Gioconda di Leonardo da Vinci) dove i genitori danno entusiasti, per lettera, il consenso alle nozze richiesto dal figlio, ma la protagonista Magda, reagisce con ben scarso entusiasmo alla notizia e alla prospettiva di una vita a rallevar pargoli al paesello e preferisce calare un malinconico sipario sul suo sogno d’amore, tornando col poeta Prunier e la cameriera Lisette (la coppia comica che fa da contraltare a quella principale) al vecchio amante e alla vita sfarzosa di Parigi.
La rondine uscì presto dai cartelloni dei teatri e divenne una delle meno rappresentate; eppure non ha i tratti dell’opera minore, anzi, è un lavoro visibilmente appartenente alla piena maturità artistica, pieno com’è di allusioni, citazioni e parodie del tutto intenzionali alla produzione dell’opera e dell’operetta europee, da Massenet a Léhar e perfino a Offenbach.